il caso

«Vogliono ampliare le cave di Rondissone, Brusasco e Boschetto»

Il vicepresidente del Consiglio Regionale mette in guardia e invita i cittadini a far sentire la loro voce

«Vogliono ampliare le cave di Rondissone, Brusasco e Boschetto»
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«Lo sapete che amplieranno la cava di Rondissone (in località Ronchi e Campagnetta), così come quella di Brusasco e lo stesso succederà alla cava in frazione Boschetto a Chivasso?». A fare questa domanda retorica è il vice presidente del Consiglio regionale Daniele Valle alla luce del il Piano Regionale per le attività estrattive (PRAE), ovvero il cosiddetto “Piano cave, approvato dalla regione.

«Vogliono ampliare le cave di Rondissone, Brusasco e Boschetto»

Spiega Valle: «Il Prae è uno strumento importante - previsto dalla legge regionale 23 del 2016, che detta la disciplina le attività estrattive - perché serve a stabilire dove si può scavare (cioè identifica bacini e poli estrattivi) e quanto di può scavare (in base ai fabbisogni di mercato). Quella legge, voluta dall’allora Giunta Chiamparino, fu il frutto di un lavoro di mediazione tra i molteplici interessi che hanno a che fare con l’attività estrattiva, che non sono solo quelli delle imprese ma anche il paesaggio, l’ambiente, la salute, l’agricoltura, la tutela delle acque sotterranee come delle aree verdi protette».

Fatta questa premessa punta il dito contro quanto deciso dalla giunta regionale: «Il “Piano cave” predisposto dalla Giunta Cirio, oggetto di confronto con le sole associazioni di categoria del settore estrattivo, tradisce lo spirito della legge regionale, limitandosi a dare il via libera alle imprese e trascurando tutto il resto. Un vero e proprio scempio ambientale e paesaggistico: nei prossimi 10 anni, infatti, si potranno estrarre 300 milioni di metri cubi di terreno, il triplo del decennio precedente.

Si tratta di volumi esorbitanti. Per quanto riguarda gli aggregati per le costruzioni e le infrastrutture (sabbia e ghiaia), saranno autorizzabili ben 101 milioni di metri cubi, a fronte di un fabbisogno calcolato su quanto estratto negli ultimi 10 anni pari a 63 milioni di metri cubi. A cui si devono aggiungere i 95 milioni di metri cubi autorizzati ma non ancora scavati, per un totale complessivo di 196 milioni. Sul fronte pietre ornamentali e materiali industriali, il totale dell’estraibile è pari a 306 milioni di metri cubi, contro un fabbisogno di 96».

Prosegue: «Per quanto riguarda il chivassese, per il polo estrattivo di Rondissone-Montanaro l’estensione sarà di oltre 665mila metri quadri (circa il 50% in più di quelli attuali) e c’è il rischio che venga a interessare la Regia Mandria di Chivasso che è area di pregio paesistico ambientale; a Brusasco agli attuali 290 metri quadri si aggiungeranno oltre 700mila, quindi la cava triplicherà (siamo alla confluenza del Po con la Dora Baltea, un’area protetta); infine, in località Boschetto l’estensione sarà di oltre il doppio dei metri quadri attuali (ai 168mila di oggi si aggiungeranno altri 186mila).

Eppure, proprio Alberto Cirio quando era parlamentare europeo si era detto favorevole al blocco della proliferazione delle cave. Cosa gli ha fatto cambiare idea? Cosa può giustificare questi numeri abnormi? Non abbiamo all’orizzonte straordinari investimenti in opere pubbliche e infrastrutture. L’edilizia è orientata al recupero e alle ristrutturazioni più che alla costruzione del nuovo. Cementificazione, dissesto idrogeologico, distruzione del paesaggio e dell’ambiente: è questo il futuro che ci attende.

Il “Piano cave” non è per nulla connesso ai bisogni reali dell’economia, si limita ad assecondare i cavatori, cancella qualunque programmazione, passa sopra alle teste dei Sindaci (il cui ruolo viene limitato alla formulazione di un parere in attesa dell’approvazione definitiva del PRAE), trasforma il Piemonte in una groviera. Non solo: i cittadini potranno scoprire che si sta scavando un nuovo bacino estrattivo vicino alle loro abitazioni o che si sta ampliando una cava esistente senza esser stati in alcun modo informati preventivamente».

Conclude: «Nei prossimi mesi il “Piano cave” sarà portato in Consiglio regionale per la discussione e l’approvazione definitiva. C’è ancora tempo e modo per correggere gli errori commessi. La mobilitazione degli abitanti di Druento dimostra che è possibile: grazie a loro è prevalso il buon senso e il Consiglio regionale ha “stralciato” quella nuova cava dal PRAE».
Quindi invita il chivassese a farsi sentire per evitare nuovi «buchi».

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