CHIVASSO

Addio a Josè Rinaldi, la grande giornalista che diede il nome ai Puffi

Guidò il «Corriere dei Piccoli» dal 1977 al 1981

Addio a Josè Rinaldi, la grande giornalista che diede il nome ai Puffi
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Si sono svolti lunedì 23 gennaio, in Duomo a Chivasso, i funerali di Josè Rinaldi Pellegrini, giornalista professionista, già direttrice del «Corriere dei Piccoli» dal 1977 al 1981, la prima e storica rivista settimanale di fumetti italiana pubblicata dal 1908 al 1996.

Addio a Josè Rinaldi, la grande giornalista che diede il nome ai Puffi

E’ a lei che si deve il nome dei «Puffi», così battezzati (dall’originale Schtroumpfs) al momento della prima pubblicazione sul Corriere dei Piccoli delle strisce di Peyo (pseudonimo di Pierre Culliford), nel 1964. Una scelta talmente azzeccata da restare, ancora oggi, l’unica variante consentita all’estero rispetto alla traduzione ufficiale «Smurfs».

Josè Rinaldi era molto conosciuta e apprezzata anche per il suo impegno accanto a «Le Donne del Vino», associazione che l’ha vista prima addetta stampa e che ha come obiettivo «Diffondere la cultura e la conoscenza del vino attraverso la formazione e la valorizzazione del ruolo della donna nel settore vitivinicolo».

«Faceva parte - si legge sui canali social dell’associazione - della delegazione Piemonte: in occasione dei 25 anni dell'Associazione, le socie piemontesi le hanno assegnato un premio alla carriera durante una festa alla Mole Antonelliana».

Il ricordo

Durante le esequie, officiate da don Davide Smiderle, toccante l’intervento di Giovanni Longo, imprenditore di Legnano titolare dell’omonima enoteca: «Josè aveva una personalità, un carattere, molto forte. Mi piace immaginarla negli Anni 50 al Corriere della Sera, unica donna tra tanti nomi importanti del giornalismo italiano. Non avesse avuto la sua personalità, probabilmente il suo destino sarebbe stato quello di fare la dattilografa. E invece no... Nel 1963 o 1964, da direttrice del Corriere dei Piccoli coniò il nome dei Puffi e di tutti i personaggi. Persino Umberto Eco in un suo saggio cita questo evento ritenendolo geniale.
Dieci dodici anni fa, invece, ero a un convegno con un produttore di vini. Eravamo seduti in quinta o sesta fila. A un certo punto entrano i relatori, tra cui Ferruccio De Bortoli, ai tempi direttore del Corriere della Sera: vede José, si alza, scende dal palco e va ad abbracciarla considerandola la sua “maestra”.
Josè veva una professionalità proseguita nelle Donne del Vino e nell’Associazione delle Enoteche.
Avevamo un’idea di fare un giornale di quattro fogli, e una socia delle Donne del Vino disse di avere la persona giusta. Incontrai Josè e uscii non molto convinto che avesse voglia di seguire questo progetto, ma il giorno dopo trovai via fax le bozze delle pagine del giornale, “Vinarius”, poi stampato in milioni di copie e distribuito in tutte le enoteche italiane.
Nella sua vita due eventi sono stati terribili: il primo per la prematura, molto prematura, scomparsa del suo Giuliano, il secondo ancora una volta per la prematura, molto prematura, scomparsa della sua Giuliana.
Due eventi terrificanti, a breve spazio l’uno dall’altro. E’ stato il lavoro, assieme a qualche amico, a far sorger Josè per quello che era: era in grado di scrivere di un personaggio, di un prodotto della terra, di un vino, con la sua professionalità aggiungendo quello che nessun altro aggiungeva. Il cuore».
Alla cerimonia erano presenti rappresentanti delle Donne del Vino, Bruno e Michela Muratori della Tenuta Villa Crespia di Adrio in Franciacorta e la Contessa Barbara Ronchi Della Rocca, conosciuta come la «signora del galateo».
Così, sui social, ricorda invece Josè Silvia Dalle Crode: «Oggi è una giornata più fredda e più triste. Da oggi la nostra cara Josè non è più fisicamente tra noi. Le parole, da Lei sempre usate con maestria, armonia, creatività, mancano. Sono certa che rimarrà sempre con noi e soprattutto rimarrà in noi il caro ricordo della sua dolcezza, della sua saggezza e dei suoi consigli, che ci hanno accompagnati nella nostra giovinezza. Per noi giovani cuginetti un ponte tra le generazioni con i racconti di un Novecento fatto di storie e avventure, di nonni lontani, ma grazie a Lei più vicini. Una fonte inesauribile di conoscenza, di ascolto, di attenzione e passione. Per la mamma una guida in ogni momento, un porto sicuro.
Sarà la Sua stella, la più luminosa, a guidarci. Quello che è certo è che ci mancherà in ogni momento. Ciao José. Ti vogliamo bene. Silvia, Giorgio e Pietro».

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