BRANDIZZO

Addio al capotreno, il lavoro per lui era una vera missione

Paolo Villata aveva 81 anni. Sempre in sella alla sua bici, amava aiutare il prossimo

Addio al capotreno, il lavoro per lui era una vera missione
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«Immensamente dispiaciuti per la perdita dell'amico Paolo Villata, persona buona e disponibile con tutti. Grati ed orgogliosi del prezioso tempo che ha dedicato alla nostra associazione I volontari tutti, il Direttivo e il Presidente si uniscono al dolore della famiglia».

Addio al capotreno

Con queste parola l’associazione di volontariato «Una finestra su Brandizzo» vuole omaggiare Paolo Villata, morto nei giorni scorsi all’età di 81 anni.
Era una persona molto conosciuta a Brandizzo, lascia la moglie Rosy, i figli Cristian e Andrea con la famiglia, la sorella Germana e i nipoti.
Aveva lavorato in Ferrovia sui convogli in partenza dalla stazione ferroviaria di Chivasso, sino alla pensione, una persona ligia al dovere e per lui fare il capotreno non era solo una professione, ma una missione. Sicuramente, avesse potuto non avrebbe mai smesso di lavorare. Infatti, era legato così tanto al suo lavoro che non usufruì ma di un giorno di mutua e sino alla fine continuò ad aiutare gli utenti delle ferrovie in difficoltà.

«Quando sono nelle stazioni, mi accorgo di chi è smarrito, di chi magari non riesce a trovare orari e coincidenze – aveva detto Villata -, allora intervengo e cerco di risolvere tutti i dubbi che possono assalire l'utente. Credo che aiutare gli altri sia molto importante, mi fa stare bene con me stesso».

Era un grande volontario

E questa volontà di aiutare gli altri lo concretizzò anche facendo parte dell’associazione locale di volontariato verso la persona «Una finestra su Brandizzo».
Lo si poteva vedere tutti in giorni in sella alla sua bicicletta dove raggiungeva la stazione di Brandizzo, per scambiare una battuta con il capostazione, poi osservava i treni passare sui binari e poi ritornava a casa. Poi, sempre in bici si recava a Chivasso e poi ancora a fare la spesa.
Insomma, non muoveva passo senza la sua due ruote.

Appassionato di calcio era portiere della squadra del personale viaggiante delle Ferrovie. «Avevo paura di perdere il primo treno, quello che partiva alle 3,25 – disse dopo la pensione Paolo -. Mi capitò solo due volte di restare addormentato perché non suonò la sveglia.
Ogni tanto spalanco ancora gli occhi nel cuore della notte, agitato, convinto di dover andare in stazione. Poi penso “Paolo sei in pensione, vai tranquillo».
Paolo aveva un interesse molto singolare ovvero annotare le frasi di ogni genere che spesso si leggono sui muri della stazioni ferroviarie.
Insomma, tutto ciò che riguardava le ferrovie e i suoi mille aspetti lui lo conosceva e ne traeva spunto per qualcosa di positivo.
I funerali di Paolo si sono svolti lunedì scorso presso la chiesa di San Giacomo Apostolo.

Numerose le persone che hanno preso parte all’ultimo saluto e che si sono stretti alla sua famiglia.

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