Il silenzio sceso su Rondissone in questo ultimo sabato d’Avvento non è solo quello di un pomeriggio d’inverno, ma il respiro sospeso di un’intera comunità che perde il suo pastore. La notizia della scomparsa di don Luigi Casardi, per tutti l’indimenticabile don Gino, è arrivata nel primo pomeriggio del 20 dicembre dalla RSA Annunziata di San Gillio, portando con sé quel senso di vuoto.
Addio amato don Gino
All’età di 86 anni, il prevosto ha concluso il suo cammino terreno, lasciando un’eredità che non è fatta solo di pietre restaurate e monumenti riportati all’antico splendore, ma di una presenza umana e spirituale che ha saputo farsi carne e sudore tra la sua gente.
Don Gino non è stato un parroco di sola sagrestia: la sua è stata una missione vissuta con le mani segnate dal lavoro e il cuore aperto alle fatiche del prossimo. Tra gli ultimi preti operai alla Fiati di Torino, ha saputo coniugare il Vangelo con la dignità del lavoro, restando accanto alle famiglie della Scet nei giorni bui della crisi, con la stessa fermezza con cui ha guidato la parrocchia di Rondissone dal 5 dicembre del 1998 fino al recente agosto 2025. La sua voce ha risuonato non solo tra le navate della sua chiesa, ma in tutto il territorio, da Borgo Revel a Torrazza, da Verolengo al Canavese, sempre con quella determinazione schietta e quel carattere forte che nascondevano una sensibilità profonda, capace di leggere nel cuore di chiunque incrociasse il suo sguardo.
La lettera del sindaco
Il sindaco Antonio Magnone scrive:
Caro Don Gino,
In ventisette anni del tuo sacerdozio hai lasciato una impronta indelebile sul territorio, come persona, come sacerdote e come amministratore del patrimonio parrocchiale; ci lasci in eredità monumenti e immobili che brillano e rispecchiano la tua volontà e il tuo instancabile e infaticabile dedizione al bene ecclesiastico, ma particolarmente ci lasci un insegnamento importante “qualunque obbiettivo è sempre raggiungibile con il lavoro, con la perseveranza e soprattutto con la collaborazione di tutta la comunità”.
Ti ricordiamo come una persona che nel tuo servizio di sacerdozio ti dedicavi sempre al bene dei cittadini perseguitando il principio della collettività, della devozione alla comunità e alle persone bisognose dandone anche atto con una presenza costante accompagnata alla tua passione di fede invitando la cittadinanza e i ragazzi a seguirne il percorso. Personalmente, oltre ad essere stato il sacerdote guida in questo lungo tratto di vita che ci ha fatto incontrare e frequentare, pensando a te, posso affermare che mi sei sempre stato vicino nei momenti critici come solo un amico sa fare nel rispetto e nella stima reciproca. Erano sufficienti pochissimi istanti con pochissime parole per entrare in sintonia con stesse idee su qualunque argomento. In qualunque festa ti ricordo sempre gioioso, pronto allo scherzo e alla battuta, pronto a partecipare e a non dire mai di no ad ogni evento in occasione delle feste solenni e non.
In nome e per conto dell’amministrazione e dei suoi dipendenti vorrei farti un elogio, caro Canonico Don Luigi Casardi, per noi tutti Don Gino, per la tua dedizione esemplare alla vita quotidiana, alla propria vocazione sacerdotale, alla propria dedizione alla collettività e alla comunità, al proprio amore che hai avuto per le chiese e per il restauro e abbellimento delle stesse; la generosità e la passione naturale nell’essere sacerdote ti ha accompagnato nel guidare la parrocchia di Rondissone lasciando anche il ricordo di te nelle parrocchie limitrofe. Grazie per tutto ciò che hai potuto fare in questi anni, ricorderemo e ricorderò la tua persona, il tuo operato, il tuo sacerdozio, la tua devozione alla vita che siamo chiamati a seguire come ci hai insegnato tu, con il tuo stesso slancio, la tua stessa passione, la tua stessa determinazione.
Adesso nel dirti arrivederci, vorrei salutarti come sempre: ciao Don!
I ricordi
Il ricordo dell’ex sindaco Maurizio Martin riporta ai primi passi del sacerdote in paese:
«È stato da me accolto al suo ingresso in Rondissone, se non erro, nel 1998 e subito ha dimostrato la sua volontà di essere attivo all’interno della Comunità Rondissonese e si è dedicato immediatamente al recupero e restauro dei vari edifici incominciando dalla Parrocchia, l’oratorio e proseguire con la Chiesa della Madonna delle Grazie, della Chiesa Parrocchiale della Chiesa di San Francesco ecc. Un carattere forte e qualche screzio c’è stato ma subito ricomposto con chiarimenti diretti, con rispetto reciproco e senza lasciare strascichi. Tutto sommato una presenza positiva per l’attività che ha svolto. Buon lavoro e buona domenica».
Franco Lomater, già primo cittadino, affida a una metafora la sua commozione:
«Quando si spegne una candela si alza un filo di fumo che subito svanisce e un profumo acre si diffonde nell’aria, quasi a significare la leggerezza delle cose terrene, con ricordi piacevoli e momenti più crudi, impegnativi… Ricordare don Gino è un po’ come seguire quelle sensazioni, anche grazie ai suoi racconti di vita vissuta, che non lesinava di condividere con i suoi “amici parrocchiani”. Quando giunse a Rondissone, con il suo bagaglio di esperienze non solo in ambito ecclesiale ma anche del mondo operaio, a cui era appartenuto, si intravide subito in lui il desiderio di volersi dedicare, anima e corpo, a rivitalizzare una comunità che scontava, suo malgrado, i problemi di salute del compianto don Tarcisio Cua, così mise mano a tante iniziative condivise con i fedeli, godendo del supporto delle associazioni e dell’Amministrazione comunale, che per anni ho avuto l’onore di rappresentare. Determinato e inamovibile a volte sulle sue posizioni, seppe ritagliarsi un ruolo fondamentale nell’ambito delle decisioni riguardanti la costruzione della linea ferroviaria Alta Velocità e nell’ampliamento dell’autostrada Torino – Milano, per mantenere e manutenere con opere straordinarie la piccola Chiesa di San Rocco, che oggi svetta a poche decine di metri dalla barriera autostradale di Rondissone, e voluta come punto di riferimento per coloro che desiderino dedicare una preghiera durante il loro viaggio. Il suo impegno per la valorizzazione del patrimonio artistico ed architettonico a lui affidato è oggi ben visibile semplicemente visitando la Chiesa Parrocchiale o le chiese della Beata Vergine delle Grazie e di San Francesco e Santa Caterina. Vicino alle persone fragili per indole, amava avvicinarsi ad esse al contempo come uomo e come sacerdote, portando una parola di conforto e talvolta suscitando la loro incredulità, ma al tempo stesso riconoscendo la dignità di ciascuno. Nelle sue omelie citava spesso Sant’Agostino e proprio lui ci offre conforto sulla morte, sottolineando la continuità dell’essere e la speranza nella vita eterna attraverso l’unione con Dio, usando immagini dal Vangelo come “… il chicco di grano che muore per portare frutto” (Gv 12:24) e la resurrezione di Cristo, affermando che l’anima passa “dall’altra parte” e che chi ama non perde la presenza del defunto, che è ovunque con noi in Dio, e incoraggiando a sorridere piuttosto che piangere, perché il sorriso è la pace del caro estinto. Così, con il sorriso sulle labbra, mi piace ricordarlo…».
Parole di elogio anche da parte di Miriam De Ros, ex primo cittadino:
«Non ho un ricordo particolare di don Gino ma tanti ricordi e momenti vissuti con lui. Lo ricordo come una persona schietta, impulsiva in certe situazioni ma anche capace di ascoltare. Ricordo il suo impegno nella cura della chiesa e delle celebrazioni; il suo fervore nella ristrutturazione delle altre tre cappelle presenti nel nostro comune. Ricordo la sua presenza costante in tutte le attività organizzate dalle associazioni locali e la sua partecipazione attenta e condivisa».
Anche don Gianmaria Cuffia ripercorre le tappe del suo cammino diocesano:
«Era arrivato nella nostra diocesi nel 1995, io ero già viceparroco a Chivasso da due anni. Il vescovo Monsignor Luigi Bettazzi lo nominò prima parroco di Borgo Revel, poi fu trasferito a Rondissone dov’è rimasto per ben 27 anni, solo nel mese di agosto ha dovuto lasciare l’incarico per problemi cardiologici e respiratori. Gli ho fatto visita lunedì 15 nella RSA di San Gillio dov’era ricoverato dal mese di ottobre: era lucido e contento degli auguri natalizi che gli ho espresso, avevo però intuito che c’era un declino ormai avanzato. Il Natale è per lui ormai il giorno natalizio della vita eterna».
Il presidente della Pro Loco, Daniele Vai, sottolinea il legame tra il parroco e le attività del sodalizio:
«La triste notizia della dipartita di don Luigi Casardi, per noi don Gino, ha provocato un forte sgomento a tutti noi del direttivo Pro Loco. Nonostante gli ultimi mesi siano stati difficili per i problemi di salute che lo avevano colpito, non ci saremmo mai aspettati una notizia così triste e improvvisa in questi giorni. Nell’ultimo incontro in occasione della Sagra del Canestrello di ottobre avevamo parlato di progetti futuri, dal carnevale alla Festa di San Luigi. In 26 anni di servizio sacerdotale nella Comunità di Rondissone ha sempre affrontato con grande forza la salvaguardia del territorio di Rondissone e di tutte le sua bellezze, la Chiesa Parrocchiale (ultima sua grande opera di restauro) e le Cappelle, da San Francesco alla Madonnina, riportandole a grandi splendori e soprattutto utilizzabili dalla popolazione. Per questo suo amore del territorio potremmo dire che è sempre stato uno dei membri più attivi della Pro Loco senza esserne effettivamente parte. Ha sempre sostenuto ogni progetto, ogni proposta, ogni richiesta che abbiamo fatto come Pro Loco, sia negli ultimi anni che negli anni passati con i vari direttivi. Personalmente avrò un grande ricordo di amicizia che porterò con me, oltre a lunghe chiacchierate e sfoghi, dalla paura per i restauri al grande appoggio quando tre anni fa decisi, tra mille paure e dubbi, di guidare la Pro Loco. Per Rondissone è una grande perdita sia come persone sia come guida».
Infine, la catechista Veronica Pagliarulo offre un ritratto umano e quotidiano della collaborazione in parrocchia:
«Circa undici anni fa ho conosciuto meglio don Gino, quando ho iniziato a fare la catechista per la classe di mio figlio Gianluca: con lui mi sono subito trovata in sintonia, noi ci capivamo senza bisogno di parlare. Insieme ad Antonella, Deborah, Tere, Sara e Nunzia avevamo scelto di dare una mano per i bambini della nostra parrocchia e seguivamo le diverse classi, lui ci ha sempre supportate e dato la libertà di organizzare al meglio la catechesi. Non lo avrei mai lasciato solo, perché è stato un parroco forte e dal carattere determinato, ma sapeva leggere nel cuore delle persone. A volte riprendeva i genitori e i loro comportamenti, ma mai i bambini, anche quando durante le messe parlavano e disturbavano, lui ci diceva di non sgridarli troppo. Con lui abbiamo celebrato cerimonie emozionanti e cariche di bellissimi ricordi, poi gli anni sono passati, i miei figli sono diventati grandi, ma sono rimasta con lui. Nell’ultimo periodo mi sono molto preoccupata, perché non stava più bene, a luglio la situazione è precipitata e abbiamo avuto questo momento di passaggio e di insediamento di don Kamal e don Davide. Auguro a loro di continuare a guidare la nostra comunità con la stessa passione, prendendosi cura del popolo di Dio e delle chiese di Rondissone, come don Gino ha saputo fare in maniera impeccabile».
E Rondissone ha dimostrato il grande legame che aveva con don Gino durante le sue esequie, martedì 23 dicembre. A celebrare la funzione, il Vescovo di Ivrea Monsignor Daniele Salera e molti prevosti della Curia di Ivrea.
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