Addio dolce Miki, dopo 8 anni, il suo lungo calvario è terminato
Ora è una piccola stella nel cielo.
Miki, occhi di cerbiatto, martedì 18 ha aperto le sue ali ed è volata via. Toccanti le parole con cui i genitori hanno voluto salutare Michela Dal Bello, 36 anni: «La breve vita, la lunga sofferenza e il ricordo di chi ti ha voluto bene. Cantavi di Ligabue: Piccola Stella senza cielo. Adesso lo hai raggiunto il Cielo, ora sei una stella».
Addio dolce Miki, dopo 8 anni, il suo lungo calvario è terminato
Mamma Angelina, papà Franco e la sorella Elisa con il marito Stefano, la nipote Agnese, la madrina Marisa, il padrino Franco, la nonna Liliana così hanno annunciato la sua morte: «Michela ha vinto la sua battaglia dopo più di 8 anni di inutili sofferenze ha potuto lasciare il suo letto-bara e volare via libera».
Miki era vita, la sua essenza è tutta nella foto che la ritrae con il suo cagnolino Lifti, che adorava e che aveva chiamato così per via del suo cantante preferito Ligabue.
Miki non c’era più già da 8 anni, come spesso ripeteva il suo papà.
In tanti venerdì hanno voluto stringersi attorno alla famiglia nella parrocchia di Aramengo d’Asti per accompagnare questa stupenda ragazza nel suo ultimo viaggio.
La storia di occhi di cerbiatto
Vogliamo ricordare Michela con il commovente racconto del padre che avevamo pubblicato nel 2014.
«Quando il destino, la sfortuna, o non so cosa si accaniscono contro una persona, la domanda è perché? Trovate voi la risposta se ci riuscite. Ma non credo. Tutto accadde in una combinazione di momenti, di fatti che si intrinsecano ad altre situazioni e con storie diverse che si intrecciano con altre.
Michela mentre viaggia su un'automobile con altri amici, 11 anni fa, vede fermarsi la sua vita, a soli 17 anni, in un fosso in mezzo all'erba di luglio intrisa di rugiada. Per i capelli Dio la salva. Venti giorni di coma, 3 mesi di terapia intensiva e un anno e mezzo di terapie riabilitative. Un lungo calvario.
Finisce l'incubo e la vita torna a sorriderle. Miki riprende la scuola, ritrova gli amici, le feste, il divertimento. Arriva anche il lavoro, commessa in un negozio alimentare che sposa la sua idea di natura, genuinità. La sua dolcezza e sensibilità fanno breccia nel cuore dei clienti. Poi il negozio chiude, ma lei non si perde d'animo. Individua un bel locale in via Po al civico 4 a Chivasso e con i suoi risparmi e i nostri di una vita lo allestisce con tutto il suo gusto. Con l'arancione che fin da piccola è il suo colore preferito. Dentro ci mette i prodotti che con il tempo ha imparato a conoscere ed apprezzare e a proporre alle persone che cercavano un'alimentazione equilibrata.
Il profumo del pane le rimaneva nei vestiti quando tornava a casa la sera. Questo era Acquafarina, il negozietto di Michela. Era così orgogliosa di essere riuscita a fare una cosa bella. Che sa di famiglia. Lo inaugura a marzo del 2013.
A fine primavera noto in Miki una difficoltà di respirazione. Ricomincia l'odissea. Una prima visita e poi gli esami. Duro il verdetto. La cicatrice della tracheotomia fatta 11 anni prima, all'epoca dell'incidente, si è ingrossata e le occlude il 70% del passaggio dell'aria. Ci consigliano di andare da un chirurgo, per valutare l'intervento. E così Michela, la prima settimana di ottobre, chiude il negozio. Diceva: "Solo per dieci giorni". Il 7 la ricoverano e il 10 ottobre l'operazione. Quattro ore sotto i ferri, una giornata in terapia intensiva e poi in camera per la degenza. Tutto bene: i suoi occhi da cerbiatto splendono della luce dei suoi 27 anni. Dopo un giorno, però, sopraggiunge la febbre. Il collo si gonfia, è pieno di pus. Infezione. Il 14 ottobre decidono di operarla d'urgenza, segue la rianimazione. Il protocollo che ormai conosciamo a memoria. Sembra andare tutto bene, una super pulizia, antibiotico e di nuovo in camera. Il 17 ottobre - il giorno del mio 53esimo compleanno - all'ora di colazione chiede alla mamma di andare a prenderle un Kinder Bueno, il suo snack preferito. Quasi volesse esorcizzare ciò che sarebbe accaduto di lì a poco.
L'infezione galoppa, continua a rovinarle i tessuti. Di schianto cede la parete della carotide. Viene salvata da un'equipe medica che proprio in quel momento sta entrando nella stanza e a 50 metri trova una camera operatoria libera. Defibrillatore, occhi che si inseguono sotto le mascherine, una nuova operazione, la terza in sette giorni. Trasfusioni... Risultato? Coma, di nuovo dopo 10 anni. Ma questa volta è più grave. Dopo dieci giorni in rianimazione un'infermiera nota che la garza sopra la ferita è sporca di sangue, la solleva ed esplode di nuovo l'emorragia. Entra per la quarta volta in sala operatoria... Ma il suo destino è segnato. La diagnosi è coma post anossico. Senza possibilità di futuro... E a noi resta solo più quel fagottino che continueremo ad accudire».
Che il suo esempio sia di aiuto a quei genitori costretti a vivere nel dolore di un figlio sospeso fra la vita e la morte. Da anni perciò Franco Dal Bello si batte per il testamento biologico affinché quello che è capitato alla sua Miki non abbia più a ripetersi.