Agenti violenti in carcere: dopo gli arresti per tortura parla il sindacato

Agenti violenti in carcere: dopo gli arresti per tortura parla il sindacato
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Dopo gli arresti dei sei agenti violenti in servizio al carcere di Torino la reazione del sindacato della Penitenziaria.

Agenti violenti in carcere

Fa ancora discutere la notizia delle misure cautelari eseguite nella mattinata di oggi, giovedì 17 ottobre, nei confronti di sei agenti della Polizia Penitenziaria in servizio presso la casa circondariale "Lorusso e Cutugno" di Torino. I responsabili dei presunti maltrattamenti e delle violenze nei confronti dei detenuti sono stati collocati agli arresti domiciliari su disposizione del Gip della Procura della Repubblica di Torino a conclusione di un'indagine che riguarda episodi avvenuti tra il 2017 e il 2018. L'accusa è gravissima, i sei sarebbero responsabili del reato di tortura.

La reazione dei sindacati: "Abbandonati dallo Stato"

Non si è fatta attendere, in questo senso, la dura reazione del sindacato degli agenti della Polizia Penitenziaria, da sempre accanto agli agenti per le battaglie per la sicurezza sui luoghi di lavoro.

A firmare il comunicato stampa è Leo Beneduci, segretario generale dell'Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria, l'Osapp.

Ferma restando l'assoluta e imprescindibile fiducia nei confronti dell'Autorità Giudiziaria, l'arresto dei Poliziotti Penitenziari in servizio nel carcere di Torino Lorusso e Cotugno, nell'ipotesi che gli stessi abbiano commesso il reato di tortura di recente introduzione nel codice penale italiano, si immagina sulla presumibile base della dichiarazioni di qualche soggetto detenuto come peraltro sarebbe già avvenuto per i fatti del carcere di San Gimignano, dimostra al di fuori di ogni possibile dubbio il grave stato di disorganizzazione e l'assenza di qualsiasi capacità gestionale da parte degli attuali organi centrali dell'Amministrazione Penitenziaria non in grado, a nostro avviso di prendere atto in misura adeguata dello stato di abbandono e delle continue frustrazioni, offese e aggressioni subite ogni giorno dalle donne e dagli uomini della Polizia Penitenziaria in servizio nelle carceri italiane.

Il timore di un effetto "a catena"

"Non possiamo negare d'altra parte - indica ancora il segretario generale dell'Osapp - il timore rispetto al richiamato reato di tortura di un "effetto a catena" che investa ogni criticità esistente nelle carceri italiane stante l'elevatissima attenzione degli organi amministrativi e politici riguardo alle condizioni della popolazione detenuta italiana a differenza del persistente disinteresse per l'effettiva vivibilità lavorativa delle carceri per il personale della Polizia Penitenziaria".

Il fatto che sia stata proprio la Polizia Penitenziaria, tra le forze di Polizia del Paese - conclude Leo Beneduci - a sperimentare per prima gli effetti del nuovo reato di tortura rende quindi indispensabile l'avvicendamento urgentissimo dell'attuale Capo del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria Francesco Basentini e che il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede assuma in prima persona al di là delle facili comunicazioni - comunicati stampa - l'onere di una riorganizzazione integrale del sistema penitenziario oggi quanto mai inefficiente e dispendioso per la collettività in termini di sicurezza e i cui disagi e le cui mancanze sono pagati principalmente sulla pelle dei 38mila Poliziotti Penitenziari italiani

 

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