Chivasso

Ai seggi e in Comune con un tatuaggio choc che inneggia alla mafia

Torna il dubbio sulle possibili infiltrazioni nella campagna elettorale. La politica reagisce.

Ai seggi e in Comune con un tatuaggio choc che inneggia alla mafia
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Non passa giorno senza che Chivasso prosegua nella sua lenta ed inesorabile trasformazione in Marina Di Sopra, la città calabrese (inesistente) in cui si muoveva il politico Cetto La Qualunque nel film "Qualunquemente".

La frase choc

Sulle chat, infatti, non si parla d'altro che dell'ignobile tatuaggio sfoggiato da un personaggio che domenica 12 e lunedì 13 giugno  non ha praticamente mai abbandonato i seggi di via Ajma, chiudendo poi la giornata negli uffici di Palazzo Santa Chiara in cui era stata allestita la sala operativa per la diffusione dei dati elettorali. Prima accompagnava nei corridoi della scuola i cittadini, tra battute e pacche sulle spalle, poi parlava con candidati lasciando intendere quantomeno una buona conoscenza.

Parole, scritte con l'inchiostro sulla pelle, che non possono che provocare sdegno in chi le legge: "La mafia non è la delinquenza ma, il rispetto alla legge dell'onore". Una citazione (sbagliata) dalla serie televisiva "Il capo dei capi", parole che suonano come un oltraggio in una città che dal 2011 deve fare i conti con le infiltrazioni della 'ndrangheta tanto da aver rischiato il commissariamento.

Il patto con il diavolo

Visti i precedenti (non occorre ricordare l'operazione "Colpo di Coda" e le elezioni del 2011, o la "Platium" e quelle del 2017) sono più di uno i dubbi su cosa ci facesse un simile personaggio prima ai seggi e poi il Comune. Ha portato voti? Se sì, a chi? Dubbi che molto probabilmente resteranno tali, sempre che fra qualche anno (o mese) la Magistratura non decida di svegliare all'alba qualche altro chivassese senza scrupoli.

Sicuramente, però, non passava di lì per caso: anche nelle settimane precedenti "l'uomo con il tatuaggio" era molto attivo sul territorio, presente ad incontri elettorali di ogni schieramento.

Una cosa è certa: in un mondo normale, quel tatuaggio non dovrebbe più varcare la soglia di un seggio o di Palazzo Santa Chiara, e ad allontanarlo dovrebbero essere "tutti" i politici, senza alcuna distinzione.

Le reazioni della politica

Intanto, arrivano le prime considerazione da parte della politica. Per Claudio Castello:

"Non ci sono parole. Ho visto quella foto sui social e rimango inorridito. Vedremo di fare le debite considerazioni. Ho preso atto di una situazione veramente intollerabile. E' chiaro che tutto è stato posto alle attenzioni delle autorità competenti".

Per Clara Marta:

 "Il tatuaggio oggetto delle discussioni di queste ore è la dimostrazione di quanto lavoro anche culturale dobbiamo fare tutti insieme per contrastare sia le organizzazioni criminali, ma anche la sub cultura strisciante di consenso che sorprendentemente emerge in questo caso che condanno fortemente".

 

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