Automobilista condannata per la morte del meccanico
L’imputata ha patteggiato la pena martedì in Tribunale a Vercelli, le è stata anche sospesa la patente per un anno
Ieri, martedì 2 luglio 2024, in Tribunale a Vercelli, all’esito dell’udienza preliminare avanti il Gup dott. Claudio Passerini, ha patteggiato la pena di un anno di reclusione, con la sospensione condizionale, C. G., 37 anni, di Livorno Ferraris, la automobilista accusata e ora anche condannata per il reato di omicidio stradale per aver causato il tragico incidente costato la vita, giusto un anno fa, a soli 57 anni, a Dino Bellan, di Trino Vercellese, molto conosciuto e stimato in tutta la zona anche perché gestiva un’officina meccanica a Morano sul Po. All’imputata, che ha potuto beneficiare degli sconti di pena previsti dal rito alternativo scelto, è stata anche comminata la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente di guida, sempre per un anno.
Automobilista condannata per la morte del meccanico
Il terribile sinistro è accaduto poco dopo le 14 del 6 luglio 2023 nella stessa Trino Vercellese all’intersezione tra la Strada Provinciale n. 31 bis e la Strada Provinciale n. 455, è stato rilevato dai carabinieri della locale stazione e ricostruito nei dettagli dall’ingegner Chiara Ciccarelli, a cui è stata affidata una consulenza tecnica ad hoc per accertarne dinamica, cause e tutte le responsabilità dal Pubblico Ministero della Procura vercellese dott. Michele Paternò, titolare del relativo procedimento penale in capo alla trentasettenne, iscritta fin da subito nel registro degli indagati: alle operazioni peritali ha partecipato quale consulente tecnico per la parte offesa anche l’ingegner Fabrizio Vinardi messo a disposizione da Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e tutela dei diritti dei cittadini a cui, tramite l’Area Manager per il Piemonte dott. Giancarlo Bertolone, si è affidata la moglie della vittima per essere assistita.
Il drammatico incidente
Dall’inchiesta è dunque emerso che Bellan, in sella al suo scooter T-Max, stava percorrendo la Sp 31 bis da Casale Monferrato verso Morano sul Po, si stava recando al lavoro nella sua officina, andando tranquillamente per la sua strada, quando, all’intersezione in questione, l’imputata, alla guida di una Suzuki Splash, è uscita dalla Sp 455 e si è immessa sulla Provinciale 31 bis con direzione di marcia verso Chivasso-Trino effettuando una svolta a sinistra per entrare nella corsia di canalizzazione, “senza avvedersi della persona offesa e senza concedere la dovuta precedenza” per citare la richiesta di rinvio a giudizio formulata dal Sostituto Procuratore al termine delle indagini preliminari. Il motociclista ha tentato una disperata frenata per evitare la macchina che gli aveva improvvisamente tagliato la strada ma l’impatto è stato inevitabile e terribile: il cinquantasettenne, sbalzato dal motociclo, ha urtato violentemente contro il parabrezza dell’auto ed è stato quindi sbalzato a oltre dieci metri di distanza, rovinando sull’asfalto, con conseguenze tragiche, è deceduto praticamente sul colpo a causa dei gravissimi politraumi riportati.
La sentenza
Il Pm ha quindi ascritto a C. G., “oltre a negligenza e imprudenza, colpa consistita nella violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale, per non aver adottato la dovuta prudenza avvicinandosi all’intersezione e per aver mancato di dare la precedenza effettuando una svolta a sinistra e procedendo oltre la linea di stop, pur potendosi avvedere del sopraggiungere del motociclo”, che era perfettamente avvistabile. A parziale consolazione per i familiari della vittima, nessuna responsabilità è stata invece rilevata dal consulente tecnico e dalla Procura nei confronti di Bellan, che procedeva con il suo scooter a una velocità stimata di 90 km all’ora, nel pieno rispetto del limite che in quel tratto è per l’appunto di 90.
Si è infine arrivati, dopo che il Gup ha riscontrato la richiesta di processo del magistrato inquirente, all’udienza preliminare di martedì in cui l’imputata, di fronte alle sue responsabilità, ha ritenuto di patteggiare la pena di un anno. La moglie della vittima era perfettamente consapevole che nessuna condanna sarebbe mai stata commisurata per ripagarla dell’incolmabile perdita subita ma si aspettava, così come Studio3A che la assiste, una risposta dalla giustizia penale che ora, per quanto molto parziale, è arrivata.