Bimbi giocano a calcio in via Po, multati dai vigili
I fatti sono dello scorso 10 agosto nei giardinetti a Chivasso.
I fatti sono dello scorso 10 agosto nei giardinetti di via Po (lato viale Vittorio Veneto), ma sono emersi pochi giorni fa quando tre famiglie si sono viste notificare un verbale da 50 euro per la «violazione dell'ordinanza sindacale n. 541/2018».
Bimbi giocano a calcio in via Po
Slogan a parte (da Città dei Bambini a Città della Salute), per l’ennesima volta Chivasso si conferma forte con i deboli e, aggiungiamo senza paura di essere smentiti, debole con i forti.
Non si è infatti ancora placato l’eco della multa inflitta a don Davide Smiderle (per una partitella tra ragazzi all’oratorio) che su Palazzo Santa Chiara cade l’ennesima tegola, anche questa volta legata a un pallone.
I fatti sono dello scorso 10 agosto nei giardinetti di via Po (lato viale Vittorio Veneto), ma sono emersi pochi giorni fa quando tre famiglie si sono viste notificare un verbale da 50 euro per la «violazione dell'ordinanza sindacale n. 541/2018».
Un documento, firmato dal sindaco Claudio Castello e dell’ex comandante della Polizia Locale Michele Cassano, che regolamenta l’utilizzo dei parchi e dei giardini pubblici del Comune.
Al punto quattro, si legge: «E’ vietato il gioco del pallone quando trattasi di esercizio di attività organizzata sia a livello agonistico che amatoriale».
Una frase standard, presente nei regolamenti di molti Comuni Italiani, da Modena a Barletta a Palma di Montechiaro, ma che in nessuna interpretazione sembra vietare in toto il gioco del calcio.
Si vuole evitare, giustamente, che si affrontino due squadre tra scivoli ed altalene, che gruppi di ragazzini organizzino tornei tra mamme con i passeggini, ma mai si è letto di un divieto «assoluto» a prendere a calci un pallone.
A Chivasso, a quanto pare, non è così. Nel verbale, infatti, redatto da agenti della Polizia Locale coordinati dal comandante Marco Delpero, si legge chiaramente come i ragazzini stessero giocando a calcio. In tre. Numero che rende difficile pensare ad una attività anche solo minimamente organizzata.
La memoria difensiva
Dopo aver ricevuto il verbale, esterrefatti, i genitori si sono rivolti all’avvocato Camillo Il Grande, dell’AssoCons di Chivasso, che dopo aver acquisito gli atti ha protocollato una memoria difensiva all’attenzione del sindaco Claudio Castello.
«Non si contesta affatto che il ragazzino - si legge - quel giorno si trovasse al parco di via Po e con due suoi coetanei abbia trovato il modo di tirare due calci ad un pallone.
L'operatore di polizia municipale (al quale non si può contestare lo zelo!!) ha contestato ai minori quel comportamento e ha inteso redigere/notificare immediatamente ai genitori ben tre verbali sanzionatori.
Il comportamento tenuto dai minori e contestato ai genitori, si sostiene, non viola affatto l'ordinanza indicata dall'operatore di polizia municipale in quanto l'attività dei ragazzi non è indicata assolutamente tra i divieti dell'atto sindacale.
Infatti nell'ordinanza (che nelle premesse riferisce del Regolamento di Polizia Urbana) si legge al punto 4 che “E’ vietato il gioco del pallone quando trattasi di esercizio di attività organizzata sia a livello agonistico che amatoriale”.
Ora quanto trascritto risulta essere determinante al fine di comprendere che il comportamento contestato ai ragazzi non è da ricomprendersi in quell'attività organizzata che è letteralmente il comportamento per cui si è provveduto a imporre il divieto.
E se si facesse riferimento al fatto che il Comune ha adottato nel 2020 – successivamente all'ordinanza sindacale del 2018 – un nuovo Regolamento di Polizia Urbana risulta identico il testo del divieto previsto all'art. 42.
Ora, se non vi sono problemi di “intelligenza” (nel senso etimologico di intendere o legare insieme ) o di interpretazione del testo letterale dell'ordinanza n. 541/2018 e di quello del Regolamento di Polizia Urbana (vigente al momento dell'emissione dell'atto sindacale e di quello vigente nell'attualità (2020), se ne potrebbe dedurre che l'operatore di polizia municipale, al momento della contestazione e della redazione del verbale, non aveva assoluta contezza del testo dell'ordinanza sindacale.
(...)
E ci permettiamo di dare per scontato che, relativamente all'operatore di polizia municipale, non ci sia stata volontà di compiere un abuso di potere o dare concretezza ad un intento persecutorio nei confronti dei minori e dei loro genitori non conoscendoli affatto.
Si approfitta dell'occasione per significare che l'ordinanza sindacale che qui si contesta prevede che il cartello da porre sul luogo indichi il divieto del gioco del pallone senza annotare il resto dell'articolo».
Problemi di notifica
«Solo per precisione - si legge ancora - si vuole significare che l'operatore della polizia municipale ha ritenuto che l'unico soggetto alla vigilanza del minore sia il padre non provvedendo a notificare anche alla madre il relativo verbale.
Di tal fatta l'Ufficio non deve dare per scontato che la potestà genitoriale sia unicamente del padre per cui, si suggerisce, per il prossimo futuro, di fare particolarmente attenzione in quanto, qualora il destinatario della notifica non fosse il genitore titolare della potestà genitoriale, la notifica dovrà considerarsi nulla o addirittura inesistente».
Le conclusioni
«Senza entrare nel merito dell'opportunità alla notifica di un verbale per i motivi che l'agente ha, per errore e/o forse per non conoscenza, ritenuto esistenti - conclude l’avvocato Il Grande - si chiede l'accoglimento della richiesta di annullamento del verbale notificato al mio assistito e, per quanto possibile, di valutare, in assoluta autonomia (autotutela), anche l'annullamento dei verbali notificati agli altri genitori.
Considerato che i ragazzi interessati dalla vicenda sono rimasti perplessi ritengo, sotto il profilo dell'opportunità, che, magari in un giorno di bel tempo, il sindaco (e/o il Comandante della Polizia Municipale) potrebbe unirsi ai tre ragazzi per dare due calci al pallone e far rimuovere il cartello equivoco».