Bullismo e molestie alla «Dasso»
Da anni i rampolli di tre famiglie (sì, sono sempre le stesse) rendono la vita impossibile ai compagni
Bullismo, violenze al limite delle molestie sessuali, omofobia. C’è di tutto nei racconti di una madre che ha visto il proprio figlio finire nel mirino di quella banda di aguzzini che (da anni ormai) fa il bello e il cattivo tempo alla scuola «Dasso» di Chivasso. I cognomi dei bulli si ripetono da tempo nella cronaca di ciò che accade in via Blatta, tre famiglie che possono contare anche su di un diffuso clima di omertà.
Bullismo e molestie alla «Dasso»
E nessuno in tutto questo tempo ha mosso un solo dito per fermarli: né la Scuola, che ha promosso attività di sensibilizzazione, né lo Stato. «Mancano le denunce», «Sono minori di 14 anni», nulla che non possa essere spiegato con le parole di Fabrizio De Andrè: «Prima pagina, venti notizie / Ventuno ingiustizie e lo Stato che fa / Si costerna, s'indigna, s'impegna / Poi getta la spugna con gran dignità».
Un gettare la spugna che però non è affatto piaciuto alla madre dell’ultima vittima di questi ferocissimi ragazzini: un bambino fragile, finito nel mirino perché sovrappeso e poi insultato con epiteti omofobi.
La denuncia
«Mio figlio - racconta la donna, che nei giorni scorsi è stata anche ricevuta dal sindaco Claudio Castello - non vuole più andare a scuola. Per lui è diventato un incubo, non parlava più, è terrorizzato dal poter incontrare quei teppisti. L’anno scorso è stato bocciato anche per le troppe assenze, mentre gli altri ragazzi sono stati tutti promossi, immagino perché la scuola volesse toglierseli di torno.
Quando ho parlato con gli insegnanti mi hanno detto di non poter intervenire, che le famiglie di quei ragazzi sono “problematiche”, e mi hanno consigliato di cambiare Istituto. Cosa? E’ mio figlio che deve scappare perché quei bulli non possono essere puniti?».
La dirigente
Tornando alle famiglie, considerando (come detto) che sono sempre le stesse è facile immagine che le iniziative «educative» messe in campo in questi anni dalla «Dasso» (che ha cambiato un buon numero di dirigenti prima di essere affidata, da poche settimane, alla preside della Demetrio Cosola Giuseppa Giambirtone) non abbiano portato i risultati sperati.
«Stiamo verificando le segnalazioni della madre - spiega la dirigente - prima di tutto per capire se i fatti siano avvenuti dentro o fuori la scuola. E’ in programma un incontro con i docenti e la famiglia del ragazzo, con l’obiettivo di risolvere la questione».