Caccia alla banda dei bambini, tra rapine e botte «a pagamento»
Questa storia ha molte facce, e se possibile sono una peggio dell’altra
Questa storia ha molte facce, e se possibile sono una peggio dell’altra.
Il «filo rosso» che unisce quanto stiamo per raccontare sta nella banda di bambini/ragazzini (molti - i più cattivi - hanno infatti meno di 14 anni) che da mesi sta mettendo a ferro e fuoco la città, terrorizzando i coetanei e rendendo parchi, piazze e anche centri commerciali un luogo «non sicuro» da frequentare.
Caccia alla banda dei bambini
A capo di questa baby gang (protagonista della brutale aggressione ad una ragazzina al Bennet, per rubarle un paio di sneakers da cento euro) vi sarebbe, come detto, un tredicenne (ancora per poche settimane), aggressivo e spavaldo più degli altri proprio perché l’età lo rende «non punibile» dalla legge.
E a peggiorare le cose anche alcune indiscrezioni raccolte dagli inquirenti, secondo cui il ragazzino si farebbe pagare profumatamente «Dai figli di papà» per picchiare chiunque non di gradimento.
Di lui le Forze dell’Ordine sanno tutto, nome, cognome, indirizzo, ed è per questo - non trattandosi di uno sconosciuto - che i cittadini si chiedono perché se non la Giustizia il sindaco Claudio Castello non faccia scendere in campo i Servizi Sociali.
Se un paio di settimane fa la banda avrebbe mandato in ospedale un ragazzino aggredito nei pressi della caserma della Polizia Locale, è con l’arrivo delle giostre in piazza d’Armi che ha affinato il proprio modus operandi tra taglieggiamenti, vere e proprie rapine e risse.
Le testimonianze
Le testimonianze raccolte in questi giorni sono tutte uguali: scelgono una vittima, gli chiedono uno o due euro, poi gli strappano il portafoglio e ne svuotano il contenuto.
Così è accaduto anche venerdì 10 febbraio, e a farne le spese sono stati due tredicenni di Castelrosso. Uno di loro, ancora sotto choc, ha subito chiesto aiuto al padre, arrivato in piazza per riportarlo a casa.
«Quando mio figlio mi ha raccontato di essere stato derubato - spiega Marco Pederiva - indicandomi poi i responsabili, mi sono avvicinato a loro per chiedere cosa fosse successo. Hanno iniziato ad insultarmi, poi uno mi ha preso per il cappuccio e fatto cadere. Da quel momento, in quindici, mi hanno preso a calci spappolandomi l’arcata sopraccigliare».
Anche l’altro genitore, Francesco Franco, ha subito voluto vederci chiaro: «Ho sporto denuncia, e sabato mi sono presentato in piazza d’Armi scoprendo che quel gruppo aveva appena derubato un altro ragazzino».
Tre componenti della baby gang sono stati identificati e denunciati dai Carabinieri, ma come detto resta il problema del «capobranco», praticamente intoccabile.
Le reazioni della politica
La polemica si è subito spostata nell’ambito politico, e il consigliere Matteo Doria ha preso carta e penna ed ha scritto al Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e al Prefetto di Torino Raffaele Ruberto chiedendo un incontro per discutere della sicurezza in città: «La presente intende illustrare la situazione attuale che imperversa nella città di Chivasso, riguardo il tema della pubblica sicurezza. Da circa tre anni stiamo assistendo ad un’escalation da eventi che minano la sicurezza dei cittadini: furti, aggressioni ai danni di minorenni ed ora anche adulti, perpetrati da baby-gang che impunemente agiscono sia di giorno sia di notte compiendo violenze, danneggiamento di beni pubblici, nei luoghi di aggregazione sociale, nei pressi della stazione ferroviaria, nei centri commerciali ed in generale in ogni spazio adibito alla vita quotidiana.
Visto l’intensificarsi della frequenza e della ferocia di questi eventi, si ritiene opportuno scriverLe questa lettera al fine di chiedere un intervento efficace e tempestivo delle Istituzioni, anche per evitare l’innesco del fenomeno di “autogiustizia" da parte della cittadinanza, cosa che rischierebbe di creare ulteriori problematiche.
(...) Innumerevoli sono poi le segnalazioni di atti di estorsione e furti quotidiani.
La stazione ferroviaria e le zone limitrofe sono oggetto di degrado, furti e malfrequentazioni.
Ogni fine settimana il centro storico è oggetto di risse e vandalizzazioni nelle ore notturne.
A nulla sono valsi i tentativi degli scriventi di sensibilizzare sul tema il Sindaco della città, in qualità di responsabile della pubblica sicurezza, sia in via informale sia con atti pubblici.
Pur consci che il fenomeno si sta verificando anche su vasta scala nazionale e che sia difficile per le forze locali poter affrontare un servizio di pattugliamento costante del territorio, si ritiene che dove non ci siano interventi adeguati ed una maggiore percezione da parte del cittadino del controllo del territorio, il fenomeno possa aumentare fino a diventare ingestibile, come sta avvenendo ultimamente nella nostra città, e che dunque si rende necessario un intervento dei livelli superiori».
Per il sindaco Claudio Castello, «Il problema del disagio adolescenziale esiste, ma a Chivasso è più forte la reazione della società civile che permette alle forze dell’ordine di perseguire i responsabili delle aggressioni. (...) Le registrazioni del nuovo impianto di videosorveglianza e le varie testimonianze dei cittadini che hanno assistito alle aggressioni permettono a Chivasso di poter ripudiare ogni forma di violenza, anche sul nascere, perché gran parte della città ne ha preso concretamente le distanze.
Grazie alle indagini prontamente espletate dall’Arma, gli autori delle violenze subiranno delle conseguenze davanti alla Legge. Un dramma per le famiglie coinvolte del quale sentiamo il peso come amministratori comunali che faremo tutto ciò che è nelle nostre possibilità affinché non si ripetano certi episodi. Alla corretta attività repressiva, non ci stancheremo, per le nostre competenze, di coniugare un’azione preventiva e formativa con tutti i soggetti deputati a scongiurare il fenomeno del disagio giovanile: dalla scuola agli assistenti sociali, dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minori al Consorzio Intercomunale Servizi Sociali, dall’associazionismo alle forze dell’ordine. Con gli altri sindaci del Ciss concerteremo a breve un uso dei fondi integrativi di solidarietà che affronti maggiormente il fenomeno».
Lotta al bullismo
Contro il bullismo, in questi anni, il Comune di Chivasso ha messo in campo lo Sportello di ascolto su Bullismo e Cyberbullismo dell’associazione Arci Zeta e dello Spi-Cgil, il progetto «Bulli Mai» sempre a cura dell’associazione Arci Zeta, il Team Antibullismo della scuola Marconi, il progetto «Parole o-stili» della biblioteca Movimente. Recentemente un progetto del liceo Newton di Chivasso contro il bullismo è stato finanziato da un bando regionale rivolto alle scuole secondarie di 2° grado. Per quanto invece riguarda le scuole di pertinenza comunale, nell’ambito del Pon 2014/2020, l’istituto comprensivo Dasso, con il coinvolgimento dei Carabinieri, ha sensibilizzato contro bullismo e cyberbullismo le seconde classi delle scuole secondarie di primo grado, mentre l’amministrazione comunale ha promosso, in collaborazione con la cooperativa Orso, diversi incontri con alunni e genitori.
«Mi auguro – ha concluso il sindaco Claudio Castello – che la spiacevole vicenda avvenuta nel luna park di piazza d’Armi non getti ombre sul complessivo svolgimento del nostro Carnevale, un evento di intrattenimento e festa al quale devono guardare con occhi nuovi i nostri giovani, lontani da ogni insana trasgressione che rischia di avere conseguenze terribili sulla loro crescita. Un ruolo determinante è quello che va svolto dalle famiglie: non c’è impianto di videosorveglianza, anche il più tecnologico, che possa sostituire le attenzioni dei genitori, i loro doveri e le loro responsabilità».