Caso Arena: "Non gli daremo un'altra casa. Devono dividere i locali con i profughi"
Il sindaco di Verolengo fornisce una versione dei fatti.
Caso Arena: "Non gli daremo un'altra casa. Devono dividere i locali con i profughi". Parla Luigi Borasio , sindaco di Verolengo.
Caso Arena, la famiglia che deve dividere i locali con i profughi
La storia di Angelo Arena e di Paola Tomezzoli ha fatto il giro d’Italia, ha raggiunto anche le parti più estreme della nostra penisola. E non solo. La loro storia ha da una parte scatenato l’ira di una parte di italiani contro l’Amministrazione di Verolengo che li voleva obbligare a vivere con una famiglia di profughi condividendo alcuni spazi comuni tra cui il bagno, ma dall’altra c’erano quegli italiani che sostenevano che, se anche questi stranieri sono in emergenza abitativa è giusto aiutarli.
E l’Amministrazione, che in questi mesi ha lavorato in silenzio, ora entra nel merito della discussione per spiegare come in passato aveva proceduto la vecchia Amministrazione Giachello.
LEGGI ANCHE: «Prima gli stranieri, poi gli italiani: vergognatevi»
Parla il sindaco Borasio
«Visti gli ultimi articoli usciti su questa testata mi sembra giunto il momento di fare chiarezza. - spiega il primo cittadino Luigi Borasio - Nel 2015 Arena e Tomazzoli hanno firmato un regolare contratto che al punto 1 sottolineava come l’appartamento era costituito da due parti indipendenti con cucina e servizi comuni. Quindi era ben cosciente che anche altre persone potevano condividere lo stesso spazio. Al punto 2, invece, si parla di emergenza abitativa della durata di un anno. Ne sono passati quattro. Al punto 7, invece, la coppia nell’accettare l’utilizzo dei locali in modo gratuito garantiva di mantenere in ordine il giardino della scuola media con un impegno di 12 ore settimanali. In tutto questo tempo Arena, senza spendere un solo euro, a completo carico di cittadini di Verolengo, non ha tolto un solo filo d’erba. E come prevede l’articolo 10 questo sarebbe stato sufficiente per risolvere l’attuale contratto. Nonostante ciò sia chi mi ha preceduto che l’attuale Amministrazione han no ritenuto, visto il disagio sociale, di soprassedere su questo punto. Mi ha fatto molto male vedere invece che i soggetti in questione, di fronte alle difficoltà altrui, ne fanno una questione di origini geografiche, di colore della pelle. Senza contare che i pericolosi stranieri sono un papà con due figlie minorenni».
La coppia si è allontanata volontariamente...
Borasio poi prosegue: «Altro punto: la coppia si è allontanata volontariamente lasciando l’appartamento in condizioni disastrose ed è questo il motivo per il quale è necessario fare dei lavori di pulizia. Mai fatti neppure questi nei trascorsi quattro anni dalla coppia, nonostante all’articolo 9 ci fosse proprio l’indicazione che nel momento in cui avrebbero lasciato l’alloggio avrebbero dovuto lasciarlo come l’avevano trovato, salvo pagare loro i lavori di risistemazione. Dunque il Comune si rivarrà su di loro per i lavori che sta facendo per ripristinare i locali. Non ultimo è necessario informare che il profugo in questione, dandosi da fare, ha trovato un lavoro che, se confermato, gli permetterà di pagare un regolare affitto. Arena, invece, anche se ha avuto diverse opportunità di lavoro - tra le altre una trovata dalla mia precedente Amministrazione- non è mai riuscito ad andare oltre il terzo giorno di impegno. Nessun lavoro è alla sua altezza evidentemente. Invece di accusare gli altri di strane forme di razzismo o insensibilità forse sarebbe ora che, da padre di due bambini, cominciasse a darsi un po’ da fare. Per fare chiarezza anche su alcuni commenti letti in questi giorni, nè sindaco nè Amministrazione ottengono alcun contributo di sorta da questa operazione che è solo ed esclusivamente umanitaria per aiutare un padre e due bambine in grave difficoltà economica».
Insomma Borasio non darà in alcun modo un altro alloggio ad Arena e alla sua famiglia. Anzi, il Comune presto gli chiederà di rimborsare le spese per i lavori svolti per sistemare l’alloggio.