Chivassese, rapine in villa e negli uffici postali: 5 condannati

E’ terminato il processo di primo grado per la banda di «finti finanzieri» che ha terrorizzato il chivassese mettendo a segno una decina di rapine in ville e uffici postali

Chivassese, rapine in villa e negli uffici postali: 5 condannati
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E’ terminato il processo di primo grado per la banda di «finti finanzieri» che ha terrorizzato il chivassese mettendo a segno una decina di rapine in ville e uffici postali

E’ terminato il processo di primo grado per la banda di «finti finanzieri» che ha terrorizzato il chivassese mettendo a segno una decina di rapine in ville e uffici postali. Le indagini coordinate dal Pubblico ministero Chiara Molinari e condotte dai carabinieri della Compagnia di Chivasso, diretti dal Capitano Pierluigi Bogliacino, si sono concluse nel settembre scorso quando sono scattati i sei arresti, ed il sequestro di varie armi, micce esplodenti e proiettili di vario calibro e persino tre etti e mezzo di tritolo trovato nei boschi di Moncalieri. Lunedì 3 luglio, sono stati giudicati con rito abbreviato dal Gip Stefania Cugge, cinque dei sei arrestati. Il chivassese Matteo Palo, 39 anni, è stato condannato alla pena più alta, 11 anni, un mese e 10 giorni di reclusione e 4.600 euro di multa, la sua compagna Stefania Duò, 34 anni, anche lei di Chivasso, dovrà scontare 1 anno e 4 mesi di reclusione e 400 di multa. Con loro sono stati condannati anche Evangelista Giustozzi, 65 anni, di Vinovo, Antonio Managò, 45 anni, di Torino, e il personaggio chiave dell’inchiesta. E’ il settantanovenne Ennio Sinigaglia, soprannominato Tepepa, condannato a 2 anni, 10 mesi e 20 giorni. L'uomo, dalla lunga carriera criminale si autodefiniva «il maestro».
Il gruppo venne arrestato dopo la rapina in villa, ai danni del titolare di una tabaccheria di Chivasso. L'uomo, in auto con la moglie, venne pedinato e aggredito davanti alla sua abitazione di San Raffaele Cimena, era la sera del 23 ottobre del 2015. I carabinieri scoprirono che la sim card del tabaccaio, venne inserita per appena 24 secondi in un cellulare, «intercettato» a Moncalieri. I militari scoprirono, che qualche tempo prima in quello stesso telefono era stata inserita una sim riconducibile a Tepepa. Dall'analisi di questa utenza emersero una serie di contatti con Samantha Duò, convivente di Palo.

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