in tribunale

Cittadinanze facili a Crescentino, ecco il perchè della sentenza

Tutto ha avuto inizio da una segnalazione dell’Ufficio Stranieri della Questura di Vercelli e cosi sono stati messi sotto controllo i telefoni di Aresi e Masino.

Cittadinanze facili a Crescentino, ecco il perchè della sentenza
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Pubblicate nei giorni scorsi le motivazioni della sentenza sulle «cittadinanze facili» a Crescentino. Un processo che, in primo grado, si era chiuso con dure condanne nei confronti dei dipendenti comunali Stefano Masino e Annalisa Aresi e dei referenti dell’associazione che faceva da tramite con i cittadini brasiliani.
Nelle 169 pagine, i Giudici del Tribunale di Vercelli Enrica Bertolotto (presidente), Paolo De Maria e Vincenzo Del Prete ripercorrono l’intricata vicenda giudiziaria (per cui sarà proposto appello) ricostruita dal Pm Carlo Introvigne, e che ha visto come Parte Civile il Comune di Crescentino, rappresentato dall’avvocato Cosimo Palumbo.

Cittadinanze facili a Crescentino, ecco il perchè della sentenza

Tutto ha avuto inizio da una segnalazione dell’Ufficio Stranieri della Questura di Vercelli, che aveva notato un incremento anomalo di richieste di cittadinanza, provenienti da Crescentino, relative a cittadini brasiliani. Molti di questi, poi, risultavano essere residenti presso un’immobile di Masino, «ufficiale dell’ufficio anagrafe e stato civile». Da qui, la decisione di mettere sotto controllo i telefoni di Aresi e Masino.
«L’architrave» dell’impianto accusatorio poggia sulla consapevolezza, in capo a tutti gli imputati e in particolare a Masino, che i cittadini brasiliani, una volta ottenuta la cittadinanza, avrebbero lasciato il territorio del Comune, consapevolezza che per l’accusa avrebbe precluso all’Ufficiale di Stato Civile di iscrivere o mantenere l’iscrizione anagrafica.

Contestata la tesi della difesa

I giudici hanno contestato subito le tesi della difesa, rimarcando come «La certa consapevolezza, in capo all’ufficiale di anagrafe, della non volontà del richiedente di fissare la propria dimora nel Comune, impone il rigetto della domanda (...): l’ordinamento non può tollerare iscrizioni anagrafiche meramente strumentali».
«Il business dei brasiliani - si legge ancora - non si è determinato a causa di una lacuna, di un vuoto normativo o di una contrastante interpretazione ed applicazione della normativa, ma a causa della deliberata e consapevole violazione delle norme in materia di iscrizione anagrafica da parte degli addetti all’ufficio di Stato Civile del Comune di Crescentino».
E ancora: «Alla luce di queste considerazioni, la tesi volta a sostenere che gli imputati fossero convinti di operare legittimamente, acclarata la presenza dei brasiliani a Crescentino, è da respingersi con assoluta fermezza. (...) Masino e Aresi erano certamente consapevoli del fatto che i brasiliani che si avvicendavano a Crescentino avrebbero abbandonato immediatamente il territorio del Comune», così liberando gli immobili messi a disposizione (anche da Masino) per il breve soggiorno dei cittadini extracomunitari interessati esclusivamente ad ottenere la cittadinanza.

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