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Clara Marta: "Giorno del Ricordo: il silenzio dell’amministrazione è inaccettabile"

"Non possono esistere ricordi di serie A e ricordi di serie B"

Clara Marta: "Giorno del Ricordo: il silenzio dell’amministrazione è inaccettabile"
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"Giorno del Ricordo: il silenzio dell’amministrazione è inaccettabile". E' questo ciò che afferma la consigliera comunale di Chivasso, Clara Marta.

"Giorno del Ricordo: il silenzio dell’amministrazione è inaccettabile"

"Anche quest’anno, il Giorno del Ricordo è passato senza che l’amministrazione comunale di Chivasso abbia ritenuto opportuno commemorarlo. Nessuna cerimonia, nessuna iniziativa nelle scuole, nessun momento di riflessione pubblica. Solo un silenzio assordante. - Afferma Clara Marta - Eppure, lo scorso anno avevamo già sollevato questo tema in Consiglio Comunale, evidenziando la necessità di onorare la memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata, come stabilito dalla Legge 92/2004. In quell’occasione, il nostro intervento fu accolto con favore e fu promesso un maggiore impegno per il futuro. Oggi, invece, ci troviamo di fronte a un nulla di fatto.

Questa assenza di iniziative non può passare inosservata. La memoria non è un’opzione né una scelta politica, ma un dovere morale e istituzionale. Non possono esistere ricordi di serie A e ricordi di serie B".

"Se il 25 aprile è giustamente celebrato come giorno della Liberazione, il 10 febbraio deve avere pari dignità. E invece, ogni anno, assistiamo a celebrazioni in cui chi si considera “il più buono della storia” urla “Bella Ciao” a squarciagola, come se la Liberazione fosse patrimonio esclusivo di una sola parte politica. Ma il 25 aprile dovrebbe essere la festa della liberazione da tutte le dittature, non una ricorrenza di parte. Non può esserci una memoria che divide, perché la libertà è di tutti. - Prosegue Marta -  Se davvero il 25 aprile è il simbolo della lotta contro ogni forma di oppressione, allora anche il 10 febbraio deve essere commemorato con lo stesso spirito, perché racconta la tragedia di chi, dopo la guerra, fu perseguitato, ucciso o costretto a lasciare la propria terra solo perché italiano. Ma la selezione della memoria non riguarda solo il Giorno del Ricordo. Anche il 27 gennaio, Giornata della Memoria, viene spesso celebrato con ipocrisia. Un giorno all’anno in cui si pronunciano parole solenni per poi, il giorno dopo, voltarsi dall’altra parte di fronte ai rigurgiti di antisemitismo che riemergono in Europa e nel mondo. Quanti di coloro che si riempiono la bocca con il “mai più” della Shoah si indignano poi di fronte alle bandiere israeliane bruciate in piazza? Quanti denunciano il crescente odio verso gli ebrei nelle università, le sinagoghe attaccate, gli studenti discriminati solo per la loro origine o religione? Il punto è sempre lo stesso: la memoria non può essere a senso unico. Non può servire solo quando fa comodo o quando si può usare come strumento politico. Il rispetto per le vittime deve essere universale e coerente, senza distinzioni o doppi standard".

Clara Marta entra nel vivo della questione

"Chi ha avuto l’onore di ascoltare la conferenza del professor Oliva la scorsa settimana ha potuto sentire un racconto che colpisce nel profondo: la storia di sua madre e quella di Norma Cossetto sono praticamente sovrapponibili. Stessi studi, stesso percorso di vita, stessa formazione. L’unica differenza tra le due donne fu il luogo di nascita. - Dice Marta -  La madre di Oliva ebbe la fortuna di nascere altrove, Norma Cossetto no. E per questo fu brutalmente uccisa. Questo dimostra ancora una volta come le vittime delle foibe non fossero solo esponenti politici, ma anche donne e uomini innocenti, colpevoli solo di essere nati nel posto sbagliato al momento sbagliato. Norma Cossetto non è un simbolo di parte, è una vittima, come tante altre della storia. Nessuno ha il diritto di decidere chi merita il ricordo e chi no. Se per il Giorno della Memoria, il 27 gennaio, sono state organizzate iniziative, perché il 10 febbraio viene sistematicamente ignorato? Questa disparità è inaccettabile, perché significa negare la sofferenza di migliaia di nostri connazionali e offendere la loro memoria. Ma c’è un rischio ancora più grande dietro questa selezione della memoria: la normalizzazione dell’ingiustizia. Come spiegava Hannah Arendt nella sua teoria della “banalità del male”, il male spesso non si manifesta in atti eclatanti, ma si insinua nella quotidianità, nel conformismo, nel silenzio assordante delle istituzioni e della società civile. Quando si accetta che alcuni crimini siano condannati con forza e altri dimenticati o minimizzati, si prepara il terreno affinché l’ingiustizia diventi parte della normalità. E questa è una deriva pericolosissima. Chiediamo all’amministrazione comunale di assumersi la responsabilità di questa omissione e di rimediare immediatamente, organizzando nei prossimi mesi un momento di approfondimento storico e culturale su queste vicende. Se c’è la volontà di farlo, Forza Italia non farà mancare il proprio sostegno per un’iniziativa che colmi finalmente questo vuoto. Non ci interessa alimentare polemiche, ma non possiamo restare in silenzio davanti a questa evidente ingiustizia. La memoria non si sceglie, si rispetta".

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