Condannate a 10 mesi per il furto di rame
Il curatore fallimentare della Sacet di Venaria aveva confermato il furto di un gran quantitativo di rame
Il curatore fallimentare della Sacet di Venaria aveva confermato il furto di un gran quantitativo di rame
Il 27 gennaio 2017 il curatore fallimentare della Sacet di Venaria aveva confermato il furto di un gran quantitativo di rame, proveniente per la maggior parte dall’impianto elettrico dello stabilimento. Il professionista, che si era recato presso la Sacet prima di Natale, è stato contattato subito dopo il furto dai titolari dell’azienda ora occupante dello stabilimento per verificare lo stato delle cose. A quel punto si è proceduto anche ad una stima dei danni: il più ingente riguardava proprio l’impianto elettrico che, nonostante si tratti di uno stabilimento vetusto ma perfettamente funzionante in quanto, fino ad ottobre 2016, era utilizzato per il noleggio di piattaforme aeree, per una eventuale riparazione del danno si dovranno spendere circa 25000 euro. Lo stabilimento, inoltre, non aveva un sistema di allarme, ma le saracinesche erano ben ancorate a terra e, per poter entrare, le staffe sarebbero state forzate e fatte uscire dai cardini e, il lavoro di riparazione costerebbe all’incirca un migliaio di euro. Ad essere imputate per il furto sono due donne, Vera e Alminia Salkanovic, dal momento che nel furgone su cui sono state fermate, sono stati ritrovati all'incirca 100 chilogrammi di fili di rame, per un valore di circa 1000 euro se si tiene conto di un valore approssimativo di 10 euro al chilogrammo per il rame sfuso, e che è stato appurato provenissero dallo stabilimento Sacet. Mentre il pubblico ministero, durante l’udienza di mercoledì 8 marzo presso il Tribunale di Ivrea, ha chiesto per le due donne, che hanno anche ammesso le proprie responsabilità e quindi di aver sottratto il metallo, una pena pari ad un anno e otto mesi di reclusione, che tenesse conto anche degli episodi recidivi e del fatto che usassero dei minori come “palo” durante i furti. La difesa ha puntato molto sulla presenza di una famiglia che viveva nello stabilimento adiacente al momento del furto, insinuando il dubbio che possa avere avuto un ruolo nel reato dato che appare improbabile che due donne da sole siano riuscite a far saltare da sole le staffe delle saracinesche. Per questo motivo la difesa ha richiesto il minimo della pena, che non tenesse conto delle motivazioni aggravanti e degli episodi recidivi che vanno molto indietro nel tempo. In conclusione il giudice Elena Stoppini ha deciso che le due donne sconteranno dieci mesi di reclusione e pagheranno 1000 euro di ammenda ciascuna, oltre alle spese processuali.