il racconto

Coronavirus, giovane bloccato e in quarantena in Bolivia

Vuole fare ritorno in Italia al più presto.

Coronavirus, giovane  bloccato e in quarantena in Bolivia
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Luca Profenna è un giovane di Torino che è bloccato a La Paz in Bolivia a causa dell'emergenza sanitaria per il Coronavirus.

Coronavirus, il racconto di un giovane

Un giovane di Torino, Luca Profenna racconta la sua quarantena in Bolivia a causa dell'emergenza sanitaria in corso per il Coronavirus. E' un grande appassionato di viaggi e come lui stesso afferma sul suo sito: "Da una parte le mie radici, dall’altra il mio zaino. Sfumature di colori che mi avvolgono e mi rendono perennemente alla ricerca di vita".

La testimonianza

Il giovane abruzzese, ma residente a Torino ha raccontato sui social la sua esperienza.

"Scrivo queste righe da La Paz, dalla Bolivia in quarantena.
Sono partito per un lungo viaggio in Sudamerica il 5 dicembre, quando il Coronavirus nemmeno esisteva. Ho viaggiato per mesi in Argentina e Cile, documentando con foto e parole ciò che incontravo, con l’obiettivo di viaggiare fino in Colombia, passando per Perù ed Ecuador. Sono entrato in Bolivia il 12 febbraio"  - dice Luca.

I primi casi di Coronavirus in Bolivia

"I primi casi di Coronavirus in questo Paese si sono verificati l’11 marzo. Due casi, esattamente. Dopo qualche giorno, il 17 marzo, la Presidenta del Governo di transizione della Bolivia, ha dichiarato lo stato di Emergenza Sanitaria nazionale, chiudendo tutte le frontiere. Sono stati bloccati tutti i voli in entrata e uscita. E’ stata dichiarata una quarantena obbligatoria con il divieto assoluto di uscire dalla dimora, tutti i giorni. Sono stati aboliti i treni e i bus da città a città e sono stati sospesi i mezzi urbani, sia taxi che autobus. Si è decretato la possibilità di uscire solo una volta a settimana per andare al supermercato in base all’ultimo numero di documento (chi possiede il documento che termina per 1 e 2 può far la spesa il lunedi, 3 e 4 martedi,5 e 6 mercoledi, così via dicendo). - aggiunge Luca -
Come me, ad oggi, ci sono altri circa 50 italiani bloccati nel Paese. Studenti, studentesse, viaggiatori, viaggiatrici, madri e padri con figli e figlie minori".

I contatti con l'ambasciata italiana

"Da un mese, quindi, ci siamo messi in contatto con l’Ambasciata italiana a La Paz, per cercare supporto in questa situazione e capire come rientrare in Italia. Chiamate, mail quasi quotidiane. In un mese, però, l’Ambasciata italiana non è riuscita ad organizzare nemmeno un volo di rientro. Nemmeno uno.
Dai paesi confinanti latinoamericani, invece, questo è avvenuto. La Farnesina, assieme alle Ambasciate e ai governi locali, ha organizzato voli dall’Argentina, dal Cile, dal Perù.
Ciò che l’Ambasciata italiana in Bolivia ha fatto, in questo mese, è mandarci alcune mail. Le prime mail erano le informazioni di un volo organizzato dall’Ambasciata di Francia e Germania con arrivo a Parigi e Francoforte e le seconde mail per avvertirci di un volo organizzato dall’Ambasciata di Malesia in Perù in arrivo a San Paolo in Brasile. Entrambi in maniera completamente disorganizzata, senza orari precisi, facendo numerosi scali e soprattutto a prezzi assurdi. l volo organizzato dall’Ambasciata di Malesia da La Paz a San Paolo in Brasile costava circa 2000 dollari. Poi da San Paolo, ovviamente, bisognava cercarsi un volo per rientrare in Italia. Altri soldi, quindi. E quanto avremmo speso? 3000 euro? Senza contare, che, certamente non è molto sicuro fare mille scali, passare per mille aeroporti, con una pandemia in corso.
Quello che voglio, che vogliamo, è tornare nelle nostre case, dai nostri affetti.
Che Il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e l’Ambasciata italiana a La Paz organizzino un volo di rimpatrio, sicuro e a prezzi accessibili, perché non tutti e tutte possiamo permetterci di spendere 3000 euro per rientrare e non tutti e tutte vogliamo rischiare di infettarci passando per 4 o 5 scali, in 4 o 5 aereoporti.
Io ho dovuto affittarmi, appena in tempo, un appartamento di fortuna.  Ma saremmo costretti a rimanere qui, fino a quando?
Questa situazione diventa sempre più insostenibile, difficile da gestire. Passare la quarantena è già di per sè complesso, ma farlo in un Paese straniero, diventa complicato. Con l’occhio sempre sul telefono e sul pc, terrorizzato che in Italia, qualcuno possa chiamarmi per dirmi qualcosa che non vorrei mai sentire o con la speranza di una mail per un volo.
Ecco, questo senso di sconforto, rabbia e solitudine è giorno dopo giorno, sempre più forte.
Come state sperimentando tutti e tutte da settimane di quarantena, sentirsi soli e sole, abbandonati, non è affatto una bella sensazione.
Abbiamo bisogno di voi. Perché qui o se ne esce tutti e tutte assieme, o non se ne esce.
Caro Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, Caro Ambasciatore Francesco Tafuri possiamo darci una mossa?".

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