LA LETTERA

Coronavirus, l'appello di una mamma che anni fa ha perso il figlio: "Rispettate le regole"

"Rispettate le regole. Io la "pandemia" l'ho vissuta, so cosa significa".

Coronavirus, l'appello di una mamma che anni fa ha perso il figlio: "Rispettate le regole"
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Coronavirus, l'appello di una mamma che anni fa ha perso il figlio: "Rispettate le regole. Io la "pandemia" l'ho vissuta, so cosa significa".

Coronavirus, l'appello di una mamma che anni fa ha perso il figlio

Un appello che arriva dal cuore di una mamma di Lamporo che ha perso un figlio ancora giovane. Lei che la pandemia l’ha già vissuta, nella sua casa proprio ben salvaguardare la salute di quel figlio che si è spento troppo giovane.

La lettera

«Oggi manchi. Fabrizio, oggi manchi terribilmente. Manchi ancora di più, mentre leggo e ascolto ciò che stiamo vivendo. Un vero disastro, una guerra - dicono - sta attraversando il Mondo e la nostra Italia. Ogni giorno la situazione peggiora. Si contano i morti, i nuovi contagi. Continuano a ripeterci state a casa. State a casa. Molte persone, chissà poi perché, continuano a uscire: alcune per questioni futili, altre dicono di non credere neppure al pericolo del contagio. Io penso. Io ricordo noi, la nostra pandemia, in casa Zardo, l'avevamo già vissuta nel 2005, quando tu Fabrizio facesti il trapianto. Prima con il ricovero, poi con i cento giorni vissuti a Pavia, lontano da tutto e da tutti. Bisognava indossare la mascherina 24 ore su 24. Come compagnia, solo disinfettanti, salvavita e quant'altro necessitava per poterti proteggere. Ci eravamo riusciti. Quel sacrificio ci ha regalato dieci anni ancora. Insieme. Di vita. Poi, è arrivato quel maledetto giorno in cui ci è stato detto che non eri il candidato giusto per procedere a un altro eventuale trapianto. Altri avevano più possibilità e diritto di te di sopravvivere, perché si trovavano in condizioni migliori, se così si può dire. La scelta di lasciare indietro chi aveva meno garanzie di sopravvivenza. Noi sappiamo bene che cosa significhi e quali emozioni susciti nel profondo dell'anima. Proprio come sta succedendo adesso, dove, egoisticamente, senza pensare all'altro, tanti vogliono uscire senza rispettare le regole, allora molti volevano venire a trovarti, vederti a tutti i costi. Mettersi in comunione di... capire che tu eri sotto ossigeno, sentire che non volevi vedere nessuno. Ricordo quando mi parlavano solo i tuoi occhi, chiedendo pietà e di accettare il tuo voler andar via. Avevi capito che morire era più semplice che sopravvivere in quelle condizioni estreme. Dignità. Accettazione. Per me rassegnazione. Lacerazione. Immenso amore. Figlio mio. Oggi manchi. Fabrizio, oggi manchi terribilmente. Manchi ancora di più, mentre leggo e ascolto ciò che stiamo vivendo. Oggi, so con certezza che siamo stati fortunati. Noi abbracciati, a dirci che saremmo stati sempre insieme nonostante tutto, nonostante la morte. Oggi, quando sento che troppi muoiono da soli, senza nessuno vicino, senza quell'abbraccio eterno che ci siamo donati, sto male. Piango. L'ultimo saluto deve essere fatto con dignità. Mai da soli. Abbracciati! In quell'unione, si deve poter gridare Ti amo fino all'ultimo respiro. Ti amo perché chi rimane possa trovare almeno la pace. Rimanete a casa, perché non capiti a voi di morire da soli o di non essere stati scelti. Rimanete a casa consapevolmente, perché nessun decreto può darci quella dignità e quell'amore di cui abbiamo bisogno, per riconoscerci esseri umani».

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