Coronavirus, positivo il paziente ricoverato a Chivasso

L'uomo dopo quattro giorni al Pronto Soccorso è stato trasferito al Mauriziano.

Coronavirus, positivo il paziente ricoverato a Chivasso
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Coronavirus, positivo il paziente ricoverato a Chivasso. La notizia è giunta questa mattina, giovedì 5 marzo. L'uomo dopo 4 giorni al pronto soccorso è stato trasferito al Mauriziano.

Coronavirus, positivo il paziente

La conferma che nessuno avrebbe voluto avere è arrivata nella prima mattinata di giovedì 5 marzo. Il paziente ricoverato a Chivasso è risultato positivo al tampone per il Coronavirus. Ieri, in via precauzionale, era stato chiuso ai parenti il pronto soccorso. Lo conferma la figlia. L'uomo è stato ora trasferito al Mauriziano. Si aspetta l'esito del tampone sul secondo caso sospetto, una giovane donna.

Il contagio nella sala da ballo

Come già anticipato ieri il 64enne di Crescentino aveva partecipato a una serata in una sala da ballo a Sale, nell'Alessandrino, dove dopo il 17 febbraio ci sono stati molti eventi particolarmente affollati. Sei (sette con il crescentinese) le persone risultate positive.

E adesso che succede?

Come detto, ieri sera,  è stato chiuso il pronto soccorso ai parenti, per precauzione, ma non è ancora chiaro cosa accadrà ora con la conferma della positività. Stando ai sindacati una chiusura dell'intero reparto è impossibile, anche perché rimanendo in Pronto per quattro giorni il pensionato potrebbe aver potenzialmente infettato l'intero staff, gli altri ricoverati e i loro famigliari.

Pronto soccorso chiuso anche al 118

In attesa di comunicazioni ufficiali da parte dell'AslTo4, alcuni parenti confermano la chiusura del Pronto Soccorso, accessibile sono ai pazienti che accedono in modo autonomo.  Pronto soccorso chiuso, invece, per i mezzi del 118.

Mancanze e sforzi

Resta da capire, poi, come in una struttura nuova come quella di Chivasso (stando alle parole di chi ci lavora) non siano state previste più stanze per poter mettere pazienti in isolamento, e il tutto debba essere demandato alla enorme buona volontà di medici e infermieri, chiamati a fronteggiare un'emergenza nazionale praticamente a mani nude.

 

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