Delitto al Suk: confermata la pena di (soli) 12 anni per l'assassino

La rabbia dei familiari di Gugliotta davanti a questa sentenza.

Delitto al Suk: confermata la pena di (soli) 12 anni per l'assassino
Pubblicato:

Delitto al Suk, confermata la pena di (soli) 12 anni per l'assassino di Maurizio Gugliotta ucciso il 15 ottobre.

Delitto al Suk

A perdere la vita, quella domenica mattina del 2017, un papà settimese di 51 anni, Maurizio Gugliotta. Si trovava tra le bancarelle del mercato del libero scambio insieme a un amico quando, all'improvviso, la furia di un immigrato irregolare di nazionalità nigeriana, è esplosa contro di lui.

La sentenza

“Lo Stato italiano ci ha gettato nella disperazione un’altra volta. La Giustizia è un sogno lontano”. E’ profondamente delusa, amareggiata e ferita Carmela Caruso dopo aver visto svanire anche l’ultima speranza di una condanna un po’ più consona per l’assassino di suo marito, Maurizio Gugliotta. Oggi, venerdì 13 dicembre 2019, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso proposto dal Pubblico Ministero della Procura di Torino, dott. Gianfranco Colace, titolare del procedimento penale per l’omicidio del Suk avvenuto il 15 ottobre 2017, contro la sentenza di primo grado emessa il 20 marzo 2019 dal giudice del Tribunale torinese, dott. Stefano Vitelli, confermando la condanna a soli 12 anni per il profugo nigeriano di 27 anni Khalid De Greata, colui che ha accoltellato a morte il 51enne operaio di settimo Torinese e ferito l’amico che lo aveva accompagnato quel giorno al mercato del libero scambio.

LEGGI ANCHE: Omicidio al Suk, il secondo anniversario e l'appello della vedova 

La seminfermità

Una pena su cui ha pesato la seminfermità mentale riconosciuta all’imputato da due perizie psichiatriche e sulla base della quale è stata esclusa l’aggravante dei futili motivi: l’improvvisa aggressione coltello in pugno da parte del rifugiato nei confronti dei due amici, di cui neanche il superstite ha saputo fornire una spiegazione (il killer ha dichiarato di essersi sentito “offeso”), è stata in pratica attribuita alla patologia paranoide da cui sarebbe affetto De Greata. Il giudice ha applicato il massimo della pena prevista per l’omicidio non aggravato, 24 anni, sottratto il massimo previsto per la seminfermità, ossia un terzo, otto anni, ne ha aggiunti due per il tentato omicidio, arrivando a 18, e ha ridotto tutto di un terzo per lo sconto di pena determinato dalla scelta del rito abbreviato: risultato, 12 anni. Un verdetto apparso del tutto inadeguato alla gravità del crimine commesso che aveva destato la dura reazione in aula dei familiari di Gugliotta, i quali si aspettavano ben di più, e a poco è valso a lenire il loro dolore il fatto che, finita di scontare la sua condanna, l’imputato sarà sottoposto ad altri tre anni di misura di sicurezza in una struttura psichiatrica, da cui potrà uscire solo se e quando non sarà più ritenuto socialmente pericoloso. Così come la provvisionale di 150mila euro stabilita dal giudice per la moglie e per ciascuno dei tre figli come risarcimento: il killer è nullatenente.

Il ricorso

Anche il Pm è rimasto molto perplesso e in aprile ha depositato ricorso per Cassazione contestando alcuni vizi della sentenza, in particolare laddove si escludeva l’aggravante dei futili motivi, e chiedendo pertanto alla Suprema Corte di annullarla nelle parti censurate con rinvio al Gup di Torino per un nuovo giudizio

Seguici sui nostri canali