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Dimino e la sua compagna stanno vivendo sulla loro pelle il Coronavirus

«Indossate le mascherine, mantenete il distanziamento: è necessario per il bene di tutti noi».

Dimino e la sua compagna stanno vivendo sulla loro pelle il Coronavirus
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Il coraggio e la forza di Luigi Dimino, il celebre sassofonista che durante la prima ondata di pandemia aveva partecipato alla campagna di solidarietà “Rafforziamo la terapia intensiva dell’ospedale di Bergamo”, suonando a Crescentino. Proprio lui, sempre durante il lockdown, aveva dedicato alcuni momenti musicali sui social per rallegrare quel periodo buio.

Dimino e la sua compagna, l'esperienza con il Coronavirus

E ora è proprio Luigi Dimino che sta vivendo questo terribile virus. Da venti giorni, infatti, è positivo al tampone è sta lottando con tutte le sue forze per vincerlo.
«Il Covid è dentro di me, in 44 anni il gusto non l'avevo mai perso e il dolore è diverso – racconta Dimino qualche giorno dopo l’esito del tampone - Fa male, ti spacca le ossa. Ogni respiro è sempre più faticoso e doloroso. Quando ti senti dire “positivo” ti crolla tutto addosso per l'ennesima volta».
«Ora sembra andare meglio. Forse sono a metà – spiega Dimino nella mattinata di lunedì scorso – Nella vita ho fatto cose estreme come dormire per 3 giorni in tenda sulla neve a - 15°, record del mondo su un cavo d'acciaio a 1300 metri, vol, deltaplano e tanto altro. Perciò credetemi se vi dico che questa non è una banale influenza, mettetevelo in testa. Basta parlare dai divani o condividere foto e video di ospedali vuoti. Io sono a casa per fortuna perché la mia ossigenazione ha tenuto, al pelo ma ha retto per lasciare posto alle persone da intubare o con uno stadio più grave del virus».

La corsa in ospedale

«Sono andato in ospedale perché avevo dolori tali da farmi andare in Pronto soccorso, ma non ero in fin di vita. E non sapevo ancora cosa mi aspettasse! Ho visto il caos, una signora di 50 anni che era al mercato a Borgosesia: era in piedi davanti a me, piangeva, con il cellulare in mano, non riusciva ad avvisare la figlia. In un attimo stava per soffocare davanti ai miei occhi. Sabato scorso gli unici posti disponibili erano in corsia.
Pregate di non sentirvi dire "Positivo", pregate di non prenderlo forte come è successo a me e di esser mandato a casa con una Tachipirina 1000 con zero assistenza.
E la mia compagna con febbre a 39 gradi è dovuta partire con la sua auto fino a Chivasso e farsi 6 ore di coda per fare il tampone hot spot, ma è normale?
Due settimane di febbre con dolori ai reni, alla schiena, al petto e alle gambe così forti che nei momenti di crisi neanche il Toradol riesce ad alleviarli del tutto. Impossibile dormire, stare sdraiati, stare in piedi. Il mal di testa è talmente forte da farti esplodere il cervello. Quando mi alzo dal letto per andare in bagno mi sembra di aver fatto 5 piani di corsa, tanto da far arrivare l'ossigenazione al punto di chiamare il 118. Pensate cosa significa far sentire a me la fame d’ossigeno che ho i polmoni super allenati e non fumo. E’ qualcosa di spaventoso.
Gusto e olfatto sono praticamente spariti dal quarto giorno. Ho amici che da marzo ancora oggi non hanno recuperato gusto e olfatto, o chi in maniera leggera dopo 2 mesi, ma non al 100%.
Anche la mia compagna è positiva anche lei: febbre, perdita olfatto e gusto ma fortunatamente null'altro. Quindi vedete com'è differente? Da fuori tutti direbbero è una classica influenza, io compreso se non stessi male così».

L'appello

Dimino racconta la sua verità, una verità che molti negano ma lui lancia un appello a chi ancora è fuori dagli ospedali ed è tranquilli: «Indossate le mascherine, mantenete il distanziamento: è necessario per il bene di tutti noi.
Auguro una buona guarigione a me e a tutte le le persone ammalate che stanno lottando contro questo virus».

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