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Donne maltrattate, il «lockdown» ha peggiorato ulteriormente le cose

In questi dieci mesi dell’anno sono state 130 le richieste di aiuto al Centro Antiviolenza,

Donne maltrattate, il «lockdown» ha peggiorato ulteriormente le cose
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L'inasprimento delle misure preventive contro la diffusione del Covid19 fa paura anche per il rischio di nascondere dinamiche famigliari violente e l’intenzione delle donne di mettere fine ai soprusi.

Aumentano le donne maltrattate

«I numeri delle donne che si sono appoggiate al Centro Antiviolenza sono in aumento rispetto allo scorso anno: mancano ancora due mesi alla fine del 2020 e hanno chiesto aiuto 130 donne, contro le 140 dello scorso 2019», ha commentato la Presidente di Punto a Capo Lina Borghesio.
«Il lockdown ha esacerbato le situazioni in bilico: con la chiusura mariti e compagni violenti hanno potuto esercitare il pieno controllo sulle donne ma non appena le porte di casa si sono riaperte i conflitti sono ripresi. In piena quarantena sono state sette le donne che hanno trovato ospitalità nel nostro Centro, con loro cinque bambini; di fronte ai racconti e alle storie di queste donne maltrattate abbiamo dovuto prendere atto di un cambiamento nelle violenze: i maltrattamenti sono peggiorati tanto da rendere il rischio di femminicidio sempre più concreto».

Il supporto

Da giugno 2019 il Centro Antiviolenza ha dato supporto a venti donne chivassesi di cui tre hanno trovato ospitalità in attesa di un chiarimento giuridico della propria situazione mentre le altre sono state sostenute ed accompagnate nelle varie necessità, dalla ricerca di una casa a quella di un'occupazione fissa.
«Numeri del genere per una città come Chivasso sono degni di riflessione: se da una parte evidenziano un problema ben presente, dall'altro sono testimonianza di un fenomeno che non si tiene più nascosto ma rispetto al quale si sente la giusta necessità di ribellarsi riponendo fiducia nei servizi presenti. A tutte le donne vittime di violenza, un fenomeno che purtroppo prescinde dall'etnia, dall'età e dallo stato economico, tengo a ricordare che uscire dalla violenza è possibile anche quando sembra impossibile; proprio in questa condizione affrontare il percorso da sole può essere complesso ma il Centro Antiviolenza è a disposizione per accompagnare in tutte le fasi necessarie alla ripartenza in serenità», ha continuato la Borghesio.

Aumento anche in Canavese

I numeri non sono in aumento solo in città ma anche nell’intero Canavese che ha visto confluire nel Centro Antiviolenza donne e bambini dell’intera zona accolti nelle varie strutture ricettive.
«Essendo il problema della violenza domestica trasversale alle varie categorie sociali, ritengo che particolare attenzione vada rivolta alle donne straniere in difficoltà spesso estranee al contesto sociale del luogo in cui vivono e lontane da affetti e conoscenze in grado di offrire loro un luogo sicuro in cui rifugiarsi. Il Centro Antiviolenza di Chivasso c’è, e dà sostegno sia nelle condizioni di emergenza che nelle fasi successive quando l’obiettivo è il reinserimento della persona nel tessuto sociale e lavorativo; chi avesse bisogno può fare riferimento al numero di telefono 011/9111456 attivo ventiquattro ore al giorno».

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