Dopo l'intervento al cervello Alan Brunetta sta meglio

Ugo, il papà del polistrumentista di San Mauro, racconta i primi giorni di ripresa di Alan Brunetta.

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Il racconto di Ugo, papà del polistrumentista Alan Brunetta, dopo l'intervento al cervello da sveglio eseguito alle Molinette di Torino.

Alan Brunetta sta meglio

Alan Brunetta è sveglio, cosciente, lucido, ma stanco. Deve ancora riprendersi del tutto dall’importante operazione chirurgica cui è stato sottoposto lo scorso 18 dicembre all’ospedale Molinette di Torino. Un intervento definito «eccezionale» che lo ha visto protagonista, con l’«opera» The Wall di Roger Waters in sottofondo. Classe 1985, polistrumentista del gruppo Lastanzadigreta, era portatore di estesa neoformazione a livello del lobo temporale ed insulare destro. Una «massa» scoperta poco più di due mesi fa quando Alan, insieme al suo gruppo musicale che nel 2017 ha conquistato anche la Targa Tenco per la migliore opera prima, stava registrando il nuovo disco.

Il racconto di papà Ugo

E' Ugo, il papà del noto musicista sanmaurese, a ripercorrere le tappe principali della vicenda. «In quel periodo - racconta papà Ugo - lamentava la sovrapposizione di immagini e ricordi che, di fatto, non avevano nulla a che fare con quanto stava facendo. Non ha mai sofferto di mal di testa o di problemi analoghi». Anche per questo, inizialmente, si pensava a un disagio causato dallo stress della produzione del disco. «E’ stato il nostro medico di famiglia - sottolinea Ugo Brunetta -la dottoressa Filomena Petrozzino a c’entrare subito il problema e ad avviare l’iter dei controlli e delle analisi specialistiche alle Molinette di Torino. Il suo intervento e la sua intuizione sono stati preziosi, per questo la ringraziamo tantissimo».

Intervento al cervello da sveglio

Il giovane sanmaurese è stato operato al cervello da sveglio. Un intervento particolarmente delicato che è stato eseguito dall’equipe di neurochirurgia universitaria dell'ospedale Molinette della Città della Salute di Torino e diretta dal professor Diego Garbossa. Per questo, durante l’operazione, Alan Brunetta ha anche imbracciato la sua chitarra, strimpellando e facendo cantare lo staff di specilisti. «Dopo la prima fase in narcosi, durante la quale è stato eseguito l’accesso chirurgico, il paziente è stato risvegliato in sala e si è proceduto con il brain mapping al fine di identificare un’area corticale “safe” da cui iniziare ad aggredire la lesione. Durante il brain mapping il paziente ha alternato alla testistica “classica” somministrata dalla neuropsicologa, momenti di improvvisazione ed esecuzione di brani musicali con ausilio di chitarra acustica e tamburello a mano».

L'affetto di familiari e amici

«Abbiamo ricevuto moltissimi messaggi e telefonate. Alan è molto conosciuto e abbiamo percepito tutto l’affetto che le persone nutrono per lui». Accanto ad Alan la compagna Rosaria, «eccezionale», la descrive papà Ugo, e gli amici e compagni di viaggio de Lastanzadigreta. «Tutti si sono interessati a lui, anche prima dell’intervento, a partire dal professor Garbossa, dal dottor Lupo e tutti i medici che lo hanno seguito in questo percorso, ma ci sentiamo di ringraziare tutte le persone che ci e gli sono state vicino».

 

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