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Dramma della solitudine: trovato morto nella sua casa

Era deceduto nella sua casa da almeno otto giorni. Gli amici: «Una vergogna»

Dramma della solitudine: trovato morto nella sua casa
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Quando l’hanno trovato nella sua casa di piazza Garibaldi, a Crescentino, Milan Sakic era già morto da almeno otto giorni.
Un dramma della solitudine, in questa torrida estate, che chiude un’esistenza degna di un film.

Dramma della solitudine: trovato morto nella sua casa

A raccontarla Pietro Alberti, commerciante crescentinese che da anni aiutava Milan Sakic.
L’uomo, di origine croata, era nato a Rijeka (Fiume) e lì ha trascorso la sua gioventù. Proveniente da una famiglia molto altolocata (ha sempre dichiarato di essere figlio del Generale Sakic) in gioventù ha rifiutato la carriera militare che il padre gli aveva proposto, imbarcandosi con competenze da elettricista sulle navi mercantili e viaggiando per tutto il mondo.
Conosciuta quella che sarebbe diventata sua moglie, ha lasciato i viaggi per mare andando a lavorare per una azienda italiana, come elettricista.
Con questa qualifica ha lavorato moltissimi anni in Nord Africa, in particolare in Libia.
Dalla Croazia, è poi arrivato a vivere in Italia, in Veneto, dove ha lavorato come autista, e in seguito a dissidi famigliari ha divorziato dalla moglie poi tornata a vivere nel paese d’origine.
Successivamente, l’azienda per cui lavorava aveva deciso il trasferimento all’estero, ma con il licenziamento Milan Sakic aveva ricevuto anche un indennizzo sufficiente per arrivare alla pensione.
Sfortunatamente per lui, la legge Fornero ha spostato quella data in avanti di cinque o sei anni.
Finiti i soldi, Milan Sakic (cardiopatico e diabetico) si è ridotto a vivere in auto per quasi tre anni.

La vicenda di Milan Sakic

«Nell’autunno del 2014 - racconta Alberti - pranzando, ascoltavo il TG5 delle 13. Osservavo un servizio di Canale 5 in cui Milan Sakic, in presenza di molti giornalisti, raccontava che la polizia municipale del Comune di Trebaseleghe, nel Padovano, aveva portato via la sua auto, in sua assenza, con tutti gli effetti personali e le medicine, in quanto parcheggiata in area industriale ma non assicurata.
La stessa sera ho rivisto lo stesso servizio su tutte le reti televisive italiane.
Nella notte mi sono ricordato di come mio padre, prima di morire, mi avesse invitato a non spendere soldi per il funerale, ma di aiutare chi avesse bisogno.
Il giorno successivo ho telefonato al sindaco di Trebaseleghe, proponendo di mandare da noi Milan Sakic, avendo la casa di mio padre libera. Così è successo».
Nel novembre 2014 Milan Sakic è arrivato a Crescentino, la famiglia Alberti ha concesso in uso gratuito una abitazione e ha provveduto a tutti i bisogni dell’uomo.
Questo per lunghi anni, sino a quando non è arrivata la pensione italiana (440 euro) e quella croata (80 euro).
Gli anni sono passati, e Milan Sakic ha subito ricoveri in ospedale e interventi chirurgici al cuore.
«Nel 2023 - prosegue Alberti - le sue condizioni si sono aggravate e abbiamo richiesto l’intervento delle strutture comunali per prestare assistenza. Più volte è stato richiesto in via verbale di provvedere a sostenere questo anziano e malato uomo. Abbiamo preso contatti diretti con il medico curante, spiegando che esistesse un rischio concreto, ma noi non avevamo alcun titolo per interessarci.
Quando Milan si è ulteriormente aggravato, è stato indirizzato (in ambulanza) in ospedale, e gli stessi operatori hanno potuto verificare le sue condizioni, sempre dimesse.
Quando però Milan ha iniziato a cadere per terra camminando in città (addirittura è stato più volte raccolto per terra e accompagnato a casa), abbiamo deciso di prendere una posizione precisa.

Da piazza Garibaldi non riusciva nemmeno ad andare a fare la spesa, e un giorno, mentre era in un supermercato di Crescentino è caduto alla cassa. Con molta gentilezza una persona lo ha accompagnato a casa. Mentre apriva la porta di casa è ricaduto, travolgendo questa gentile signora che ha rischiato di essere ferita.
Un giorno, l’assessore Pino Rotondo, osservando la sofferenza di questo uomo ha provveduto a metterlo in contatto con gli assistenti sociali, finalmente, dopo molte insistenze.
Alla prima visita degli assistenti sociali, che redigevano una relazione specifica, Milan è stato indirizzato dal medico curante per avere una invalidità e un aiuto.
A questo punto tutti coloro che lo conoscevano, speravano che le cose sarebbero andate meglio, ma così non è stato.
Nel condominio di piazza Garibaldi tutti sentivano un odore terribile, ma nessuno ha chiamato chi di dovere per fare un controllo.
La sera del 14 agosto abbiamo cercato Milan, e non ottenendo risposte abbiamo chiamato i carabinieri.
Era deceduto da una decina di giorni, almeno otto per il medico legale.
Spero che l’amministrazione di Crescentino provveda affinché morti così vergognose non si ripetano».

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