Due sorelle minorenni si "vendono" in stazione

A Chivasso una drammatica storia di pedofilia e degrado. Tra i clienti, pensionati e padri di famiglia

Due sorelle minorenni si "vendono" in stazione
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A Chivasso una drammatica storia di pedofilia e degrado. Tra i clienti, pensionati e padri di famiglia

Quando iniziamo a fare domande ai ragazzini che bivaccano, di pomeriggio, nei pressi di piazza Garibaldi, la risposta è una sola: «Lo sanno tutti».
Due ragazzine, due sorelle ancora minorenni, si prostituiscono nei bagni della stazione di Chivasso.
La segnalazione era già arrivata, la scorsa estate, da Claudia, una escort tra le più attive in città : «Ad un certo punto i miei clienti hanno iniziato a lamentarsi per il prezzo. Ho fatto qualche domanda in più e ho scoperto un giro di ragazzine, in stazione, che fanno sesso ricarica telefonica o per venti, trenta euro. Me l’hanno detto in tanti, persone che non si conoscono tra di loro, e non ho motivo di credere che sia una bugia. Li ho mandati via, non li ho più voluti vedere: i bambini non si toccano».
La notizia è di quelle che fanno saltare sulla sedia, e così, in questi mesi, abbiamo cercato di vederci chiaro scoprendo un giro di pensionati sessantenni e «tranquilli padri di famiglia» con vent’anni di meno che non hanno nessun problema ad entrare nei bagni della stazione, sul primo binario, seguiti da quelle che potrebbero essere nipoti o figlie.
Di famiglia non certo abbiente, ed attivissime sui social network, da Facebook ad Instagram, le due sorelle non nascondono affatto come investono il denaro «guadagnato» vendendo le proprie giovani vite. Smartphone di ultimissima generazione, vestiti e scarpe firmate, fotografie in abbigliamento intimo che imbarazzerebbero anche una modella. Figuriamoci una ragazzina di quindici anni.
La parte peggiore (se possibile) di questa storia, è che le due sorelle accetterebbero (per qualche decina di euro in più) rapporti non protetti, senza pensare che un adulto che paga per fare sesso con delle bambine oltre ad essere un pedofilo non è certo un soggetto poco a rischio.
Secondo le voci di chi, per un motivo o per l’altro, gravita intorno alla stazione o frequenta il «sottobosco» della prostituzione chivassese (fenomeno che registra numeri altissimi ed è in costante crescita) vi sarebbero già stati sopralluoghi delle forze dell’ordine.
Quanto accade a Chivasso non è comunque un fenomeno isolato, dato che vi sono numerosi articoli di cronaca, in ogni angolo d’Italia, che descrivono una situazione sostanzialmente identica.
Quello che ci chiediamo, però, è come possa mancare un controllo delle famiglie anche a fronte di un così repentino cambiamento dello stile di vita: se esci di casa con cinque euro in tasca, come puoi tornare con scarpe, borse, trucchi e jeans che ne costano duecento? Se non te lo ha regalato nessuno, come hai fatto ad avere un telefono da 800 euro?

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