Ecco la tana del branco: presi i cinque rapinatori
Tutti egiziani, avevano strappato la collana d’oro a un pendolare appena sceso dal treno
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Che la Stazione Ferroviaria di Chivasso non sia un luogo «semplice» è ormai noto a tutti, anche se questa storia ha un risvolto che coinvolge l’angolo opposto della città, quello (accanto alla bocciofila La Tola) compreso tra via Orti e l’imbocco della nuova tangenziale sud della città.
Rapinatori in azione, vittima un padre e figlio di San Mauro
Tutto ha inizio nella serata del 19 febbraio, quando nel mirino di una banda di nordafricani finiscono padre e figlio, residenti a San Mauro, appena scesi da un treno partito, in serata, da Milano.
Stando alla ricostruzione dei Carabinieri della Compagnia di Chivasso, coordinati dal Capitano Urbano Marrese, i cinque egiziani (tutti ufficialmente senza fissa dimora e con età compresa tra i 18 e i 43 anni) avrebbero già puntato le loro vittime prima di scendere a Chivasso, dato che viaggiavano tutti sullo stesso treno: per il branco (che ha agito a volto scoperto), è stato quindi facile raggiungere i due, subito immobilizzati con dello spray urticante spruzzato al volto e rapinati di una catenina d’oro che il padre portava al collo.
La fuga
Poi la fuga, verso l’area del Movicentro.
Immediata la richiesta d’intervento ai Carabinieri, che grazie alle telecamere del sistema di videosorveglianza dell’area di piazza Garibaldi sono riusciti ad identificare i cinque (presunti) rapinatori, dando anche un nome ed un volto alla donna (italiana e residente al Borgo Sud Est) che sembra facesse da palo.
Individuato il branco
I cinque egiziani sono stati quindi denunciati alla Procura della Repubblica di Ivrea in quanto «gravemente indiziati» del reato di rapina.
Le indagini continuano, anche per accertare se il gruppo sia responsabile di altre rapine commesse nell’area delle stazioni ferroviarie o sui treni.
Tutto qui? Nemmeno per sogno. I cinque, infatti, sono stati beccati dai Carabinieri nell’edificio abbandonato di via Orti (l’ex magazzino ricambi di una nota concessionaria) che avevano trasformato in rifugio in modo assolutamente abusivo.
Era il loro nascondiglio, uno dei tanti «non luoghi» (come in passato accadeva per l’ex Ferrotel di via Ceresa o per gli infiniti ex caselli lungo la linea per Torino o Aosta) che la politica fa finta di non vedere in nome di una tolleranza che spesso, come in questo caso, fa solo danni.
«L'episodio accaduto nell'area della stazione - afferma Bruno Prestia della lista civica Per Chivasso - dimostra ancora una volta quanto sia importante agire ed in fretta, per ristabilire l'ordine e la sicurezza.
Non servono di certo passerelle prive di sostanza, o attaccare un assessore regionale in visita in città, ma azioni concrete, sinergie, che ad oggi, da parte di questa amministrazione, la città continua a non vedere.
Vero, da lunedì scorso ci sono due agenti Polfer in più in stazione, con una copertura oraria fino alle 19. Ma non c'è un controllo h24, motivo per cui continueremo a raccogliere firme puntando su un presidio fisso.
L'area del Movicentro va attenzionata
C'è poi un altro problema da non sottovalutare che va assolutamente attenzionato: l'area del Movicentro.
La zona adiacente alla biblioteca comunale, è spesso ritrovo di personaggi quantomeno discutibili. Spesso sono stati visti espletare i propri bisogni alla luce del sole, in una zona che è frequentata da ragazzini delle scuole. Liti tra soggetti non mancano mai. Ci sono stati danni anche ai servizi igienici. Insomma, non si può restare a guardare.
Purtroppo in queste settimane c'è stata anche una escalation di furti in varie aree di Chivasso, motivo per cui presenterò una interrogazione al prossimo Consiglio Comunale.
Il tempo delle parole è finito, serve agire e serve farlo ora. I chivassesi hanno il diritto di dormire sonni tranquilli».