Eternit, la nuova sentenza annulla condanna: rischio prescrizione per altri processi
L'avvocato ha ribadito l'impegno a proseguire la battaglia per la bonifica, la sicurezza e la tutela delle vittime

Eternit, la Corte di Cassazione ha annullato la condanna per omicidio colposo nei confronti dell'industriale svizzero Stephan Schmidheiny. Questa decisione segue la precedente sentenza del 2014, che aveva dichiarato la prescrizione dei reati e bloccato i risarcimenti.
Eternit, la nuova sentenza annulla condanna
La sentenza della Cassazione ha suscitato reazioni contrastanti. L'avvocato Ezio Bonanni, presidente dell'Osservatorio Nazionale Amianto, ha espresso preoccupazione per le possibili ripercussioni sui processi Eternit, sottolineando il rischio che la prescrizione possa vanificare gli sforzi compiuti finora. Tuttavia, ha ribadito l'impegno a proseguire la battaglia per la bonifica, la sicurezza e la tutela delle vittime.
La lunga battaglia
La vicenda giudiziaria ha preso in esame diversi casi di decessi causati dall'esposizione all'amianto, tra cui quello di Giulio Testore, ex dipendente dello stabilimento Saca Eternit di Cavagnolo e morto nel 2008 per mesotelioma (secondo l’accusa è legata all’esposizione all’amianto durante l’attività lavorativa), e di Rita Rondano, residente nelle vicinanze dello stabilimento e scomparsa nel 2012 per un mesotelioma pleurico.
Nel 2018, Schmidheiny era stato condannato in primo grado a 4 anni di reclusione per omicidio colposo. In appello, la condanna era stata ridotta a 1 anno e 8 mesi, limitatamente al caso di Testore.
Disastro ambientale
Le sentenze di primo e secondo grado avevano rappresentato un precedente storico, riconoscendo per la prima volta il disastro ambientale come una forma di aggressione alla salute. Tuttavia, la recente decisione della Cassazione ha riaperto il dibattito sulla complessità di questa vicenda giudiziaria e sulle difficoltà nel perseguire penalmente i responsabili di danni ambientali e sanitari di tale portata.