Figli del Talidomide speranza di giustizia

Le vittime, oggi sessantenni, hanno gravi malformazioni causate dal farmaco antinausea

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Figli del Talidomide speranza di giustizia

Figli del Talidomide, chi sono?

Si riaccende la speranza di ottenere un indennizzo per le molte persone vittime del farmaco antinausea. Un sedativo, somministrato frequentemente alle donne in gravidanza, che però causava gravi malformazioni al feto. Il Talidomide, molecola che tuttavia offriva grandi benefici, era usato soprattutto tra gli anni Cinquanta e Sessanta.

La storia

Tra le vittime del Talidomide c'è la storia di Maria Teresa Castelli, classe 1954 di Gassino. Lei, come molte altre persone in tutta Italia, hanno avviato un iter legale, ma la sua storia è ancora più particolare. Lo Stato infatti, riconoscendo la problematica ha avviato indennizzi a tutti coloro nati tra il 1959 e il 1965. Tuttavia, tanti bambini, oggi ultrasessantenni, nati prima o dopo questa finestra, sono stati così esclusi dalle pratiche di indennizzo. Nelle scorse settimane, però, con un decreto del ministro Beatrice Lorenzin, è stata estesa la possibilità di ricevere il vitalizio.

L'iter legale

"Il caso in questione - spiegano gli avvocati dello studio Ambrosio e Commodo - riapre una problematica risalente a cinquant’anni fa. Molte persone affette dalle malformazioni causate dal farmaco non si sono mai fatte avanti, non hanno mai chiesto che venissero loro riconosciuti diritti, alcuni non conoscono neanche quale sia la causa della propria menomazione perché è sempre stato un argomento tabù che destava vergogna in loro e tra i familiari". Castelli, a cui manca la mano sinistra e che ha un braccio più corto, dovrà ora sottoporsi a un’indagine genetica e a una perizia medico legale per accertare le responsabilità del farmaco, dopodiché si aprirà un contenzioso. "I figli del Talidomide sono sempre stati in silenzio - riprende Castelli -, si vergognano. L’ultimo decreto invece ha riacceso una speranza in me e in tante persone che ho scoperto avere lo stesso problema. E’ l’occasione per farci ascoltare dal Ministero della Salute".

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