Collina

Filma la figlia della compagna in bagno

La ragazza ha visto il tablet puntato contro il water, la telecamera era attivata.

Filma la figlia della compagna in bagno
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Filma la figlia della compagna in bagno.

Filma la figlia della compagna in bagno

"Messa alla prova". Sembra essere questo il «finale» della terribile vicenda che ha visto finire nei guai un operaio di Verolengo accusato di aver filmato la figlia della compagna mentre si stava cambiando in bagno.

Messa alla prova

«Con la messa alla prova, l'imputato viene affidato all'ufficio di esecuzione penale esterna (UEPE) per lo svolgimento di un programma di trattamento che preveda come attività obbligatorie: l’esecuzione del lavoro di pubblica utilità, consistente in una prestazione gratuita in favore della collettività; l’attuazione di condotte riparative, volte ad eliminare le conseguenze dannose o pericolose derivanti dal reato; il risarcimento del danno cagionato e, ove possibile, l’attività di mediazione con la vittima del reato.
Il programma può prevedere l’osservanza di una serie di obblighi relativi alla dimora, alla libertà di movimento e al divieto di frequentare determinati locali, oltre a quelli essenziali al reinserimento dell’imputato e relativi ai rapporti con l’ufficio di esecuzione penale esterna e con eventuali strutture sanitarie specialistiche».

Filma con il tablet

Laura (nome di fantasia, residente in paese della Collina) mentre era seduta sul water avrebbe notato il tablet di Giovanni (nome di fantasia) appoggiato in modo innaturale sul bordo della vasca, quasi nascosto e con l’obiettivo della fotocamera rivolto proprio verso la tazza.
Alzatasi di scatto, Laura si sarebbe avvicinata al tablet scoprendo che stava registrando in modalità videocamera.
Dopo averlo bloccato, Laura avrebbe iniziato a vedere il video, notando un particolare che rende difficile pensare ad un errore: l’inquadratura, infatti, sarebbe stata regolata per avere la visuale migliore sul water. D’istinto, Laura avrebbe poi preso il proprio cellulare e con questo registrato il video che scorreva sullo schermo del tablet.

La parola ai giudici

Immediata la querela ai carabinieri di Cavagnolo, che hanno subito segnalato l’accaduto alla Procura della Repubblica presso il tribunale di Ivrea.
Laura, difesa dall’avvocato Luciano Paciello, non ha accettato il risarcimento proposto da Giovanni ritenuto non congruo (trattenuto in acconto).
Opponendosi alla messa alla prova, l’avvocato Paciello ha comunque chiesto che sia prevista tra le prescrizioni in carico a Giovanni il versamento di mille euro a un’associazione che si occupa di donne vittima di violenza».

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