Gianluca, la sua morte si è trasformata in dono
Il commosso ricordo della sorella Roberta: «Finché avrò vita lo porterò come esempio»
Quando una persona viene a sapere di non avere più speranze di vita, generalmente nutre sentimenti di sconforto, rabbia, dolore, impotenza, paura e sono pochi, anzi pochissimi, che riescono a non reagire in questa maniera.
Il territorio piange Gianluca Pane
Uno di questi è stato Gianluca Pane, mancato a 55 anni, che, quando ha saputo dai medici di avere soltanto più poco tempo da vivere a causa di una malattia inguaribile, non si è lasciato andare alla disperazione ma ha accolto la morte come un’opportunità per donare qualcosa di sé agli altri, a quelli che avevano bisogno di quello che lui possedeva per riuscire a continuare degnamente la loro vita.
E così ha donato le sue cornee, e chi l’ha amato saprà adesso che una parte di lui ancora vivrà. La sua morte è diventata un dono di una parte di sé ma non solo.
La sua morte si è trasformata in dono
«Mio fratello - spiega la sorella Roberta - ha fatto un altro dono importante prima di morire: ha deciso, insieme a sua moglie, che, in sua memoria, sarà costruita una scuola in Uganda, in Africa, che porterà il suo nome. Adorava viaggiare e l’Africa era il suo luogo preferito. Quella terra dove i bambini erano contenti anche con poco, se la portava sempre nel cuore. Pensare a loro nel momento di lasciarci è un gesto immenso di altruismo nei confronti degli altri».
Gianluca ha compiuto un altro atto di solidarietà prima di morire. «Mio fratello - riferisce Roberta - ha fatto una donazione all’ospedale Borgo Roma di Verona per finanziare le borse di studio degli studenti di oncologia. Era stato curato in quell’ospedale, era dunque riconoscente al grande impegno che i medici avevano profuso per la sua salute. Ed, inoltre, ha pensato poi a devolvere risorse alle associazioni perché il volontariato è importante per la nostra famiglia».
Ma c’è di più. Gianluca non voleva pesare sui propri familiari e non intendeva assolutamente vederli soffrire a causa della sua malattia.
Il ricordo della sorella
«Gianluca - ricorda Roberta - si è ammalato due anni fa ma inizialmente ha nascosto la sua malattia. Per un anno ha continuato a lavorare senza dire nulla ai nostri genitori per non farli stare male. Lavorava all’Endurance, era un ingegnere aeronautico, un genio. Quando poi la malattia è peggiorata, non è più riuscito a nasconderla. Ha detto a mia mamma Maria e a mio papà Gino che gli sarebbe stato sempre vicino dopo la morte, strappandogli la promessa di vivere serenamente. Ha detto a nostra sorella Alessandra che sarebbero sempre stati uniti, erano proprio due gemelli loro.
Inoltre, ci ha sollevato dall’impegno, che in questi momenti sarebbe stato comunque difficile, di organizzare le sue esequie funebri, che lui ha preparato in ogni minimo dettaglio. Ci chiedeva sempre scusa perché ci faceva soffrire, la sua preoccupazione era la nostra salute, non la sua tant’è che alla fine ha voluto andare all’Hospice di Chieri. Gianluca era un angelo».
Un angelo che sul letto di morte ha compiuto il gesto d’amore più bello che si possa fare: ha detto «si» per sempre alla sua amata.
«Gianluca - spiega Roberta - è riuscito a coronare il sogno di sposarsi quindici giorni fa. La data era già stata rinviata due volte, fissata infine il 13 settembre. Ma lui ha deciso di sposarsi quindici giorni fa, la Vigilia di Ferragosto, il 14 agosto. E’ stato un rito celebrato a casa dall’Ufficiale di Stato Civile del Comune. L’ultimo momento condiviso tutti assieme dalla nostra famiglia».
Non ci sono più parole per descrivere la grandezza di Gianluca. «Finché avrò vita - conclude Roberta - porterò sempre mio fratello come esempio».
Un esempio raro, anzi, unico, straordinario. I funerali si sono svolti, martedì 27 agosto, nel Duomo di Chivasso.