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Gioffrè, processo da rifare

Francesco, Davide e Domenico in Cassazione per le sparatorie del 13 ottobre 2016. Ora si torna in Appello

Gioffrè, processo da rifare
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Torna in Corte d’Appello, a Torino, il processo a carico di Francesco Gioffrè, 41 anni, Davide Gioffrè, 28 anni e Domenico Gioffrè, 44 anni, accusati, con Antonio Guerra, 45 anni, di lesioni personali aggravate (due casi) e detenzione e porto illegale di armi.

Gioffrè, processo da rifare

Difesi dall’avvocato Antonino Napoli del foro di Palmi, i Gioffrè hanno presentato ricorso in Cassazione contro la sentenze della Corte d’Appello di Torino del 28 aprile 2022 che, «In parziale riforma della sentenza resa dal GUP del Tribunale di Ivrea il 28 giugno 2018, all'esito di giudizio abbreviato, ha condannato Francesco alla pena di anni tre e mesi otto di reclusione, Davide alla pena di anni due e mesi otto di reclusione, Domenico alla pena di anni tre e mesi due di reclusione e Antonio Guerra alla pena di anni due e mesi otto di reclusione, in ordine a reati commessi il 13 ottobre 2016 a Rondissone e Chivasso e riuniti tra loro dal vincolo della continuazione».
Nel dettaglio, i quattro sono stati chiamati a rispondere di due lesioni personali aggravate dall’uso dell’arma (ai danni di Rocco Morano, colpito al gluteo destro, e Bruno Lazzaro, ferito alla gamba destra) e del porto dell’arma utilizzata per fare fuoco.
Domenico Gioffrè deve anche rispondere di «violazione degli obblighi inerenti alla sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno a Chivasso»: contravvenendo agli obblighi, aveva raggiunto Noasca e Rondissone.

Il ricorso

Cinque i motivi di ricorso sostenuti dall’avvocato Napoli: quattro sono stati dichiarati inammissibili, mentre l’ultimo è stato giudicato fondato dagli Ermellini.
Nello specifico, i Gioffrè hanno denunciato «L’inosservanza ed erronea applicazione della legge penale e vizio di motivazione della sentenza impugnata, perché la Corte territoriale, una volta riconosciuto il vincolo della continuazione tra i reati, avrebbe omesso di fornire alcuna motivazione in merito alla dosimetria della pena per i reati posti in continuazione».
Secondo la Cassazione, infatti, «In tema di reato continuato, il giudice, nel determinare la pena complessiva, oltre ad individuare il reato più grave e stabilire la pena base, deve anche calcolare e motivare l'aumento di pena in modo distinto per ciascuno dei reati satellite. (...) Nel caso di specie, il giudice di merito, dopo aver deciso la pena base per il più grave reato, non ha offerto alcuna motivazione in ordine all'aumento di pena per i reati posti in continuazione, in violazione dei sopra citati principi di diritto».
Per questo motivo, la Corte ha annullato «La sentenza impugnata nei confronti di Francesco, Davide e Domenico Gioffrè limitatamente agli aumenti di pena inflitti a titolo di continuazione e rinvia per nuovo giudizio su tali punti ad altra Sezione della Corte di appello di Torino».
Il ricorso di Guerra, anche condannato al pagamento delle spese processuali, è stato invece rigettato.

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