LA TESTIMONIANZA

Giulia, infermiera neolaureata catapultata nel mondo Covid19

Racconta come vive tutti i giorni l'emergenza sanitaria.

Giulia, infermiera neolaureata catapultata nel mondo Covid19
Pubblicato:
Aggiornato:

Giulia Giacomelli, infermiera neolaureata catapultata nel mondo Covid19 dell'ospedale di Ivrea. Racconta come vive tutti i giorni l'emergenza sanitaria.

Giulia, infermiera neolaureata catapultata nel mondo Covid19

Giulia Giacomelli ha 23 anni e si è laureata nell’autunno scorso in infermieristica. Oggi, a pochi mesi di distanza dalla discussione della laurea, si trova ad affrontare un’emergenza sanitaria molto seria come quella del Covid-19.

«Prima dell'emergenza lavoravo sul territorio. - racconta Giulia - Sono stata chiamata in ospedale a Ivrea proprio per l'emergenza e ho accettato. Non è stato facilissimo iniziare in una situazione di emergenza e dove la quotidianità è stata stravolta. Fortunatamente i colleghi sono stati sempre molto gentili e disponibili ad integrarmi nel gruppo, anche se è necessario metterci molto del proprio e darsi da fare, tirarsi su le maniche e avere entusiasmo per migliorare e imparare dai più esperti. Appena iniziata l'emergenza, abbiamo cercato di contribuire per migliorare l'organizzazione dei reparti Covid. Si è fatto un gran lavoro per ottimizzare l'efficienza e adattarsi alle condizioni di lavoro. I turni possono essere molto intensi per il fatto che è necessario un frequente processo di vestizione e svestizione per mantenere aree pulite nei reparti e garantire la non contaminazione dell'esterno. Abituarsi ai DPI come le mascherine filtranti. Bisogna pensare bene a quello che si fa, essere scrupolosi e razionali, mantenere sempre alta l'attenzione e l'osservazione, data la criticità dei pazienti affetti da questa patologia. Si è cercato di mantenere il più possibile equilibrio nei turni per non compromettere la qualità dell'assistenza. E' necessario esser lucidi e riposati. E’ importante fare gioco di squadra. Cerchiamo di aiutarci a vicenda, cooperare al massimo per migliorare la qualità assistenziale e delle cure e procedere nelle attività con ordine».

Un mondo di emozioni

Giulia vive in un vortice di emozioni come racconta:

«Non ho mai provato paura, alla fine stiamo facendo il nostro lavoro. Siamo esposti a rischi ma siamo stati formati per lavorare anche nei reparti infettivi, anche se questa è una situazione particolare. Provo un senso di impotenza quando, nonostante gli sforzi, le cose non vanno come vorremmo. Bisogna cercare di avere un atteggiamento positivo e incoraggiarsi a vicenda. Sono le persone ricoverate a trovarsi in una condizione che è fonte paura. Sono loro a combattere la battaglia più difficile, noi siamo al loro fianco. Essere un team ben cooperante è essenziale. Ogni elemento del personale gioca un ruolo importante. Non ci si può limitare a fare il proprio e basta. Bisogna cercare di essere proattivi, trovare soluzioni tutti assieme. Chi è più esperto è un riferimento per i neoassunti. Mi ritengo fortunata, si respira una bella atmosfera nel mio reparto e si cerca di superare le tensioni evitando attriti e collaborando in maniera costruttiva. Le persone assistite non possono vedere i propri cari, ma solo sentirli telefonicamente. In reparto è in uso un tablet per permetterlo. Cerchiamo di esserci sempre, metterci il cuore, cercando di tenere alto lo spirito. Bisogna mostrare empatia ma mantenendo un salutare distacco per non caricarsi troppo a livello emotivo. Questo è un lavoro che deve piacere perché un atteggiamento di insofferenza va a scapito dei pazienti. Bisogna cercare di mettere da parte i problemi e pensare che l'obiettivo è assistere i pazienti, essere un punto di riferimento. La parte emotiva e umana è tanto importante come quella tecnico-scientifica. I pazienti non sono solo casi clinici, ogni persona ricoverata ha un passato, una storia, una vita a cui vorrebbe tornare».

La kickboxing la sua valvola di sfogo

Lei non è solo un’infermiera e anche un’atleta:

«Pratico kickboxing e sono nell'ActionTeam Italia da diversi anni. In questo team ho trovato una famiglia, va ben oltre lo sport. Nessuno viene lasciato indietro, ci si supporta a vicenda e ci si sprona a crescere. La kickboxing mi ha aiutato a plasmare alcuni lati del mio carattere. Mi ha insegnato a mettere la voglia di provare prima della paura, a non mollare soprattutto quando non si è ottenuto il risultato sperato. Il Maestro Enzo Barbiere con il figlio e pluricampione Simone mettono il cuore per far crescere questa famiglia e comunicare il valore dello sport. Devo ringraziare molto il mio coach Simone Monaco che ci allena a Cigliano con un'immensa dedizione e passione. Grazie alle sue lezioni sono cresciuta molto. Sento la mancanza degli allenamenti e dei miei compagni, sono una valvola di sfogo per scaricare stress. L'Action Team ha organizzato degli allenamenti che si possono seguire online. Ammetto che in questo periodo la stanchezza si fa sentire ma cerco sempre di ritagliarmi del tempo per allenarmi un po' in casa».

RESTA AGGIORNATO SU TUTTE LE NOSTRE NOTIZIE! COME?

Iscriviti al nostro gruppo Facebook La Nuova Periferia

E segui la nostra pagina Facebook ufficiale PrimaChivasso.it: clicca “Mi piace” o “Segui” e gestisci impostazioni e notifiche in modo da non perderti più nemmeno una notizia!

Seguici sui nostri canali