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«Giusy Arena era una di noi, e la sua Giustizia è la nostra Giustizia»

Dopo due anni non è ancora stato trovato alcun colpevole. Fra i ricordi pervenuti, toccante quello della consigliera di FI

«Giusy Arena era una di noi, e la sua Giustizia è la nostra Giustizia»
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A due anni di distanza dal brutale omicidio, giovedì 17 ottobre il quartiere Borgo Sud Est (in primis il consigliere comunale Bruno Prestia) ha voluto ricordare Giusy Arena con una Messa celebrata nella Chiesa della Madonna del Rosario.

Omicidio di Giusy Arena

Giusy è stata uccisa mercoledì 12 ottobre 2022 nel giorno del suo 52esimo compleanno. Giustiziata con tre proiettili calibro 7.65, che non le hanno lasciato scampo. L’intera città è sconcertata che dopo due anni non abbia ancora un volto l’autore (o gli autori) di questo terribile omicidio.
L’assassino o gli assassini sono ancora fra noi, magari al nostro fianco quando beviamo il caffè al bar oppure quando andiamo a far la spesa. Terribile. Fa male sapere che non è ancora stata fatta giustizia.
Di certo i suoi amici, così come suo fratello Angelo che dai social chiede verità, non l’hanno dimenticata. E ogni giorno che passa la ferita non solo non si rimargina, ma si dilata.
A voler ricordare Giusy a due anni dalla morte è anche la consigliere comunale di Forza Italia, Clara Marta che recentemente è stata vittima di uno stalker.

Il ricordo di Clara Marta

«Giusy non era solo una vittima, non era solo un nome tra tanti. Era una donna con una vita, una storia, un’anima. Una donna che, forse, in questa società non aveva tutto ciò che meritava. Viveva sola, con i suoi animali in una casa modesta, in una vita che per molti passava inosservata.
Ma Giusy non era invisibile. Era una donna che, come tante altre, aveva il diritto di essere vista, ascoltata, rispettata. Non possiamo accettare che la sua morte resti senza un volto, senza un colpevole.
Giusy meritava di più, meritava protezione, meritava dignità. E invece le è stata tolta la vita nel modo più crudele possibile, con colpi di pistola al volto, come se qualcuno volesse cancellare persino il suo sguardo, la sua identità. È stata ridotta a un corpo da raccogliere in un parcheggio desolato, in mezzo al nulla, come se la sua esistenza contasse meno di altre. E forse, proprio per questo, non c’è stato quello stesso clamore che solitamente accompagna altre storie, quelle di chi è più visibile, più “importante”.
Ma Giusy era importante. Non solo per la sua famiglia, per il suo quartiere, ma per tutte le donne che ogni giorno lottano per essere riconosciute, per avere una voce, per non essere dimenticate. Giusy rappresenta tante di loro, quelle che vivono ai margini, quelle che non fanno rumore, ma che hanno un cuore grande e sogni che meritano di essere realizzati. Questa indifferenza è ciò che fa più male.
Giusy non era una “poveretta”, non era solo una donna che cantava la sua vita per le strade. Era una persona. E come tale, merita giustizia, merita che la sua storia non venga archiviata con il silenzio. Il suo volto è stato distrutto, ma noi non possiamo permettere che venga cancellata anche la sua memoria. Ogni donna, ogni vita, ha un valore incalcolabile.
E il fatto che ancora, dopo due anni, non ci sia un colpevole per l’omicidio di Giusy è un fallimento che ci riguarda tutti. Non possiamo permettere che la sua morte venga dimenticata.
Giusy era una di noi, e la sua giustizia è la nostra giustizia».

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