Ha i documenti in regola ma per lo Stato è un fantasma

Abita da anni a Settimo Torinese.

Ha i documenti in regola ma per lo Stato è un fantasma
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La sua storia potrebbe essere definita al limite del paradossale. Lui vive in Italia dal 2007, abita a Settimo dal 2009, ha tutti i documenti fatti nel nostro paese ma per lo Stato al momento è come se fosse un vero e proprio «fantasma».

Ha i documenti in regola ma per lo Stato è un fantasma

La sua storia potrebbe essere definita al limite del paradossale. Lui vive in Italia dal 2007, abita a Settimo dal 2009, ha tutti i documenti fatti nel nostro paese ma per lo Stato al momento è come se fosse un vero e proprio «fantasma».
«Voglio avere delle spiegazioni - racconta Georgel Gheba, cittadino rumeno di 40 anni - non so davvero cosa fare. Abito in via Aragno, ho sempre avuto la carta d’identità e la residenza. A gennaio sono andato in Comune per rinnovare proprio la carta d’identità, che stava scadendo, ma ho scoperto che mi era stata tolta la residenza già dal primo agosto 2018, perché risultavo come irreperibile. Come è possibile? Io sono sempre stato qui. Ho sempre vissuto regolarmente. Nessuno mi aveva detto nulla. La sera non riesco più a dormire perché non capisco cosa sia successo e non riesco ad ottenere una spiegazione logica». Quella della residenza però è soltanto uno dei disagi a cui Georgel sta cercando di far fronte.

La storia

Sfogliando tutti i documenti, archiviati con precisione durante gli anni, ci racconta la sua storia: «Sono arrivato in Italia nel 2007. Prima sono stato in Sicilia, dove viveva mio fratello, poi sono venuto a Settimo, dove ho vissuto al Dado dal 2009 al 2015. Ho sempre lavorato perché il mio unico obiettivo era, ed è tuttora, quello di poter garantire ai miei figli, che stanno crescendo qui, un futuro migliore e onesto». Non mancano però le difficoltà e gli ostacoli.
«Ho quattro figli - prosegue ancora Georgel - due sono nati in Romania, ma sono arrivati qui in Italia quando erano piccoli, mentre gli altri due sono nati qui. Proprio andando in Comune per fare documenti ho scoperto che i due più grandi (che hanno 15 e 13 anni), non erano neanche inseriti all’interno del nucleo familiare. Praticamente non risultavano da nessuna parte». E qui sta il paradosso. «Già - continua ancora Georgel - perché stanno facendo tutte le scuole qui. Hanno la tessera sanitaria (che scade nel 2022, ndr) e il medico di famiglia, come tutti. Mia figlia più grande sta ottenendo anche degli ottimi risultati a scuola, ora sta frequentando il liceo, ma in terza media è stata premiata anche con una borsa di studio da parte del Rotary. Stiamo facendo grossi sforzi per poter garantire ai nostri figli la possibilità di studiare. Non è facile. Per fortuna però ci sono anche persone che si stanno aiutando e che ringrazio».

L’incontro con il console rumeno

«Per riconoscere i miei due figli più grandi siamo dovuti addirittura andare dal console rumeno a Torino e “certificare” che fossero effettivamente figli miei. Ma vi sembra possibile? Eppure abbiamo anche certificati Isee e dell’Inps, fatti nel corso di questi anni qui in Italia. Io ho anche preso la patente qui a Settimo. Se non avessi avuto dei documenti regolari non avrei potuto neanche ottenerla».

La determinazione di Georgel

Gheba è sicuro di avere ragione e vuole andare avanti nella sua battaglia, per difendere i suoi diritti e garantire delle opportunità ai suoi figli. «Ho sempre lavorato duramente, mi sono sempre dato da fare. Io non punto il dito contro nessuno, ma da cittadino che ha scelto Settimo come città dove vivere e dove costruire un futuro per la propria famiglia, voglio avere delle spiegazioni da parte di chi di dovere. Purtroppo abbiamo delle difficoltà, era mia intenzione anche partecipare alla graduatoria per l’assegnazione di una casa popolare, ma senza un documento valido non posso».

La richiesta di aiuto

«Chiedo aiuto alle istituzioni, perché mi diano una mano effettiva ad uscire da una situazione che si sta trasformando in un vero e proprio incubo dal quale è difficile uscire. Io non ho paura, ma devo andarmi ad incatenare davanti al Comune per sollevare l’attenzione sulla mia situazione? Devo chiamare Striscia la Notizia? Se può servire sono disposto a fare anche questo, ma è evidente che mi piacerebbe non arrivare a questo punto».

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