I giardini di via Po: abbandono e... "propaganda"
Marco Riva Cambrino, socialista e attivista chivassese, interviene su di un tema da sempre «caldo» non solo nel mondo politico

«I giardini di Via Po, una storia di abbandono e propaganda». Inizia così l’intervento di Marco Riva Cambrino, socialista e attivista chivassese, su di un tema da sempre «caldo» non solo nel mondo politico.
I giardini di via Po: abbandono e... "propaganda"
«Passeggiando nei giardini di Via Po, uno dei pochi polmoni verdi della nostra città - spiega Riva Cambrino - quello che colpisce non è solo il silenzio. È l’assenza. L’assenza di cura, di servizi, di una visione che restituisca dignità a uno spazio che dovrebbe essere di tutti.
Sono passati mesi da quando l’amministrazione ha deciso di chiudere i bagni pubblici, giustificando la scelta con l’ennesimo episodio di vandalismo. Le immagini erano eloquenti: porte divelte, scritte, impianti danneggiati. Ma dopo quell'annuncio indignato, dopo la promessa di “indagini” per trovare i responsabili, il nulla. Nessun aggiornamento, nessuna relazione pubblica, nessun risultato concreto. Una narrazione ad effetto, ma senza effetti.
E nel frattempo, il parco resta privo di servizi essenziali. Non solo per chi lo frequenta ogni giorno – bambini, famiglie, anziani, persone fragili – ma anche per chi lo attraversa cercando un momento di respiro. La città pubblica, quella che dovrebbe accogliere e non escludere, è stata lasciata indietro.
Non ci si può limitare a chiudere un bagno e dire che la colpa è dei “soliti incivili”.
Da cittadino e da socialista, credo che il compito di un’amministrazione non sia semplicemente quello di reprimere ciò che va male, ma di costruire ciò che può andare bene. La città è un bene comune, non un problema da gestire a colpi di ordinanze. E allora servono soluzioni concrete, possibili, già adottate altrove.
Ad esempio: l’installazione di toilette autopulenti, videosorvegliate e accessibili; la riapertura del parco a una custodia leggera, fatta di volontari, associazioni, educatori di strada; un piano di manutenzione ordinaria e illuminazione potenziata; un tavolo di quartiere aperto ai cittadini per decidere insieme il futuro del giardino; un Patto di Cura tra Comune e residenti, dove tutti si sentano responsabili, non esclusi.
Questa è la differenza tra chi vede il bene pubblico come una spesa da tagliare e chi lo vive come un diritto da garantire».