Il Chivassese piange il titolare della pizzeria Vesuvio
Dal 1997 era titolare di una piccola pizzeria da asporto a Cavagnolo, nel 2003 a aprì Vesuvio, una pizzeria ristorante sempre a Cavagnolo.
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Una terribile malattia ha strappato alla vita Mario Palumbo all'età di 60 anni. Dal 1997 era titolare di una piccola pizzeria da asporto a Cavagnolo, nel 2003 a aprì Vesuvio, una pizzeria ristorante sempre a Cavagnolo.
Il Chivassese piange il titolare della pizzeria Vesuvio
Una terribile malattia ha strappato alla vita Mario Palumbo all'età di 60 anni. Dal 1997 era titolare di una piccola pizzeria da asporto a Cavagnolo, nel 2003 a aprì Vesuvio, una pizzeria ristorante sempre a Cavagnolo. Nel 2012 Mario spostò la sua attività lavorativa a Chivasso dove aprì la pizzeria d’asporto Vesuvio. Una famiglia molto unita la sua e a fare da collante c’era anche la professione. Infatti, Mario ha sempre lavorato con la moglie Giusi e le sue figlie Deborah e Sabrina. Un lavoro che svolgeva con grande professionalità e dedizione. Insomma, l’arte della pizza per lui era una vera e propria passione più che una professione. Carismatico solare, sempre disponibile e generoso voleva essere sempre al centro dell'attenzione (in senso buono), doveva sempre esprimere la sua opinione in ogni contesto. La sua priorità è sempre stata l'amore per la sua famiglia e adorava trascorrere le vacanze al mare. Anche quando la sua salute non era ottimale, non ha mai rinunciato all’amato mare. Mario era un appassionato della Ferrari e amava fare festa con la sua grande famiglia. Ogni occasione infatti era buona per riunirsi e fare grandi mangiate: dalla semplice domenica, al compleanno alle grandi occasioni.
Una lunga battaglia
Ha lottato per un anno e mezzo contro un brutto male. Circa un anno fa era stato sottoposto ad un intervento che lui aveva superato brillantemente. Poi, dopo l'estate ha avuto una recidiva che purtroppo non è riuscito a sconfiggere. «Sei stato e sempre sarai un marito fantastico, un padre esemplare è un nonno eccezionale. La tua testardaggine i tuoi valori saranno la nostra forza» - afferma la sua grande e ingombrante (come ama definirsi) famiglia. Numerose sono state le persone che con ricordi e parole d’affetto hanno voluto dimostrare la vicinanza ai familiari di Mario, alla moglie Giusi, alle figlie Deborah con Marco e Sabrina con Daniele e alle adorate nipotine Martina e Giulia, i fratelli e i parenti. Parole molto toccanti quelle che in molti hanno voluto dedicare a Mario. Ma un ricordo in particolare ci ha colpiti, è quello del genero Marco. «Caro Mario siamo giunti purtroppo al momento che non avrei mai voluto, arrivasse. La vita ci ha messo davanti a tutto questo, ma mi ha anche dato la fortuna di incontrarti, ci siamo conosciuti che io ero un piccolo ragazzino di 20 anni e da subito mi hai fatto sentire a casa come se fossi tuo figlio di sangue. Ne abbiamo passate tante insieme, tante discussioni dove mi sgridavi, spesso per colpa mia perché da ragazzino immaturo facevo degli errori, ma tu sei sempre stato lì pronto a darmi una mano. Sono caduto più e più volte, ma tu sei stato sempre pronto ad allungarmi la mano e mi tiravo su. Poi mi sono sposato con tua figlia e ci siamo legati non solo a livello affettivo ma anche legalmente siamo diventati una famiglia. Già la famiglia quella che tu amavi più di ogni altra cosa al mondo. Poi, sono arrivate le tue nipotine Marty e Giulia e sei stato un nonno stupendo sempre presente e fantastico. Abbiamo lavorato insieme, mi hai insegnato a fare le pizze e quante ne abbiamo mangiate E ora tutto ciò non potrà più accadere ma ti prometto che tutto questo lo continueremo a fare perché so che tu vorresti questo. A ottobre saresti diventato nonno per la terza volta, ancora non so se sarà maschio o femmina ma una cosa è sicura lui o lei ti conoscerà lo stesso perché noi parleremo di te racconteremo che eri presenti in tutti i giorni della nostra vita. Sarai presente nella nostra vita giorno dopo giorno, ora non mi resta che dire che finalmente hai smesso di soffrire e hai trovato di nuovo la tua serenità quella che a causa di questo brutto male avevi perso. Stai tranquillo che qui penso a tutto e tutti io. Dopo aver vissuto accanto a te per 15 anni mi hai insegnato come si fa ad occuparsi di tutto, ed io farò proprio come facevi tu senza far mancare niente a nessuno. Una cosa però ti chiedo: se dovessi sbagliare, tu da lassù sgridami come facevi prima! Ciao mio caro Suocero... da chi ti ha stampato nel cuore. Mi mancherai e mai ti dimenticherò». Nel pomeriggio di lunedì 27 aprile nel cimitero di Brusasco si è svolta la benedizione in forma privata.
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