Il Chivassese piange la storica prof. di Lettere
Una morte improvvisa quella di Giuseppina Farinato, 61 anni, residente con la famiglia a Gassino.
Una morte improvvisa quella di Giuseppina Farinato, 61 anni, storica docente di Lettere del «Liceo Newton» residente con la famiglia a Gassino, una notizia che ha lasciato senza parole docenti ed allievi dell’istituto chivassese.
Il Chivassese piange la storica prof. di Lettere
Una morte improvvisa quella di Giuseppina Farinato, 61 anni, storica docente di Lettere del «Liceo Newton» residente con la famiglia a Gassino, una notizia che ha lasciato senza parole docenti ed allievi dell’istituto chivassese.
Il ricordo
«La scomparsa di Giuseppina Farinato - scrivono i suoi colleghi - ci ha raggiunto mentre ci preparavamo ad una nuova settimana, frastornati e schiacciati dagli eventi esterni, come ormai d’abitudine, purtroppo. E ha cambiato tutto.
Ora per noi è difficile trovare le parole per parlarne, com’è normale che accada quando si deve raccontare un evento totalmente inaspettato e a cui non si riesce a dare una spiegazione.
Possiamo provare però a raccontare Giuseppina: è stata una donna schiva, forse anche un po’ timida, certamente molto riservata, ma al contempo determinata e ferma nella difesa di una scuola “alta” nei contenuti e libera da condizionamenti e cliché. Una persona lontana dalla retorica e da certi formalismi, sterili, che a volte ingabbiano e paralizzano la scuola; una donna di raffinata e profonda cultura, alimentata da ottime letture ed esplorazioni, che si traducevano in idee e proposte per i suoi studenti. Una docente esperta e mai ripetitiva.
Ha diretto il Dipartimento di Lettere per anni, e a noi colleghi, che conoscevamo la sua resistenza ai dispositivi digitali, a volte poteva sembrare che avesse bisogno di aiuto, ma non era così: con understatement lei ci poneva di fronte al lavoro svolto, al progetto realizzato, alle scadenze rispettate.
I suoi interventi in Collegio docenti erano come un crescendo musicale: dall’impaccio iniziale Giuseppina approdava a una prosa sicura, elegante, e spesso chiudeva il discorso con una citazione non scontata, e profondamente pertinente, che portavamo con noi, e ci aiutava a riflettere.
Ad ogni incontro ci salutava premettendo un breve, timido riso. Spesso posava la sua mano sul nostro braccio. E la sua timidezza si scioglieva in affetto, in desiderio di condivisione e di complicità intellettuale.
Non dimenticheremo mai la sua delicatezza, la sua amicizia discreta, la sua eleganza di pensiero».