Il clan catanesi sulla grande distribuzione Lidl
Coinvolti anche due punti vendita in Piemonte
Coinvolti anche due punti vendita in Piemonte
I supermercati Lidl nell’occhio del ciclone: l’accusa è di agevolare gli affari dei clan mafiosi. Gli uomini del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Varese e il personale della Squadra Mobile della Questura di Milano hanno arrestato 15 persone accusate di far parte di un’associazione a delinquere nata per favorire gli interessi della famiglia dei «Laudani» o «Mussi i ficurinia». In altre parole il clan catanese controllava a distanza pezzi importanti dell’economia milanese con un’inquietante presenza nel Palazzo di Giustizia meneghino. L’operazione è scattata alle prime luci di lunedì. I numeri parlano di oltre 60 perquisizioni tra Lombardia, Puglia, Piemonte e Sicilia tra sequestri preventivi di beni immobili, quote sociali e disponibilità finanziare nei confronti di società operanti nel settore della grande distribuzione. Per Lidl il bilancio è di quattro direzioni generali della società poste sotto amministrazione giudiziaria: una in Lombardia, due in Piemonte e una in Sicilia, per un totale di 200 punti vendita. La società non risulta indagata e il meccanismo dell’amministrazione giudiziaria punta a ripulirla da infiltrazioni mafiose.
Secondo il gip di Milano, esisteva uno "stabile asservimento di dirigenti Lidl Italia srl, preposti all’assegnazione degli appalti, onde ottenere l’assegnazione delle commesse, a favore delle imprese controllate dagli associati, in spregio alle regole della concorrenza con grave nocumento per il patrimonio delle società appaltante”. Nel mirino degli investigatori della Dda spiccano, inoltre, alcune società del consorzio impegnate nella vigilanza privata del Tribunale di Milano.