a crescentino

Il Covid non ha fermato il vero amore

Elisa e Roberto, che si conoscono da sempre, sono convolati a nozze nonostante le restrizioni.

Il Covid non ha fermato il vero amore
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L’amore supera la pandemia e le restrizioni. E l’amore tra Elisa Raineri e Roberto Zani ha superato non solo le difficoltà che negli anni si sono trovati a vivere ma anche questa epidemia.

Covid non ferma l'amore

Elisa Raineri e Roberto Zani, sabato 17 aprile hanno celebrato il loro amore sposandosi in chiesa parrocchiale a Crescentino di fronte alla loro piccola Arianna che ha testimoniato il loro amore profondo.
Si conosco da sempre. Sono nati a Crescentino e si ricordano quando frequentavano le scuole, lui la sezione D e lei la C. Lui per lei era un ragazzo strano, lui pensavo che lei avesse i capelli a fungo.
Poi, l’anno della prima superiore hanno iniziato a frequentare l’oratorio come aiuto animatori. Così si sono ritrovati nella stessa compagnia, sono diventati molto amici. Poi, per un anno, le loro strade si sono divise sino a quando, dopo la gita a Praga hanno iniziato a frequentarsi e il 7 aprile scorso hanno festeggiato sei anni insieme.
«Ha avuto un'evoluzione importante la nostra storia, abbiamo affrontato diversi ostacoli ma non abbiamo mai avuto dei momenti in cui volevamo dire basta. - raccontano Elisa e Roberto - L'ostacolo più grande è stato quattro anni fa quando abbiamo scoperto di aspettare una bambina: è stato difficile perché eravamo molto giovani, studenti universitari e vivevamo ancora in famiglia. E’ stato difficile mettere in piedi la nostra vita di oggi. Anche da parte delle nostre famiglie ci sono stati dei tentennamenti ma mai all’interno della coppia. Avevamo paura per i tempi, non per i sentimenti. Nel giro di un anno siamo riusciti a metter in piedi le nostre base per la convivenza, abbiamo trovato un lavoro fisso. Ci è dispiaciuto il fatto che se prima c'era il forte desiderio di uscire di casa nel momento del matrimonio, il fatto di doversi sposare nel corso della convivenza perdeva sempre più consistenza. Ma volevamo sposarci tant’è che appena prima dell'inizio della pandemia avevamo iniziato a parlarne. Poi, con il Covid tutto si è appiattito. A maggio 2020, quando hanno iniziato a riaprire le attività, abbiamo rimesso in moto la macchina e avevamo deciso di andare dal don per definire una data. Non pensavamo che a distanza di un anno saremmo stati peggio. E' stata una batosta arrivare ad aprile 2021 in questo modo ma per noi era più importante sposarci. Tra febbraio ed inizio aprile ci siamo chiesti se rimandare o meno le nozze: prima rosso Crescentino, poi il Piemonte, poi la chiusura delle chiese di Crescentino. Più cercavamo di fare il minimo indispensabile, più tutto ci remava contro. Tutto a tre settimane dal 17 aprile, la data prescelta. Non c'era l'abito da sposa, mancava qualsiasi cosa. Poi tante concomitanza di eventi ci hanno portato a prendere una decisione definitiva e a quel punto abbiamo deciso di sposarci. Era il venerdì di Pasqua. Noi non eravamo indecisi, abbiamo scelto di sposarci ma c’era chi non era d'accordo. Le persone però hanno capito quanto il 17 aprile fosse importante e si sono tutti mossi per far si che si realizzasse. Qualcuno potrebbe pensare che in quel momento per noi ci fosse grande tristezza, invece abbiamo provato una grande gioia. Di colpo, da quando abbiamo deciso di seguire la strada del matrimonio a tutti i costi, gli eventi sono andati migliorando. I negozianti ci hanno permesso di prendere le fedi, il vestito della sposa, gli abiti delle nostre famiglie. Siamo riusciti ad organizzare il tutto per la cerimonia, che era quello che interessava. Molti sono riusciti a venire, invece chi era fuori regione ha assistito tramite video. E’ stato un grande bel matrimonio».
«L'importante era il sacramento, il raggiungimento di questa tappa. - spiegano insieme - Le norme restrittive sono state difficili da digerire perché non è un compleanno che si ripete ma è una cosa che accade una volta sola. Più ci avvicinavamo alla data, più sentivamo l'esigenza di rivendicare che fosse importante riuscire a realizzare quello che volevamo. Chi era intorno a noi, questo l'ha capito. Noi abbiamo scelto di sposarci, era il momento. Una questione di fede che ci ha sempre accompagnati. L'oratorio è il luogo dove siamo cresciuti. Questo ci ha permesso di avere certi valori, di mantenerli e desiderarli. Di poterli vedere realizzarli nella nostra vita nonostante si prendano altre strade e la nostra storia l'ha dimostrato. Il nostro, un amore profondo e sincero anche se magari mancava disciplina e ordine. Ma grazie a tutti i nostri insegnamenti abbiamo fatto una resurrezione, abbiamo accettato una convivenza perché mancava un percorso per arrivare al matrimonio. Ci è voluto tempo per il matrimonio, questo è il negativo della convivenza perché aspetti e aspetti. Abbiamo aspettato tre anni, certo anni bellissimi, dove ci siamo uniti ma dove l'amore rischiava di non esser più sincero. Così abbiamo preso in mano la situazione. La vedo in maniera mistica questa pandemia, è stato un banco di prova perché quando abbiamo preso la decisione di sposarci, di mettere Dio al primo posto della famiglia. Noi dovevamo sposarci e quando abbiamo deciso di affidarci allo Spirito Santo la situazione si è schiarita. E abbiamo vissuto il giorno più bello della nostra vita».
Un giorno carico di emozioni quello di sabato 17 aprile quando don Paolo ha sposato Elisa e Roberto, una coppia che ha conosciuto prima come amici, poi come fidanzati e poi come genitori di una bimba e conviventi.
«Nei giorni prima del matrimonio avevo dei momenti in cui non avevo ancora realizzato mentre il giorno del matrimonio non eravamo agitati, pace e serenità. - racconta Elisa - finalmente si arrivava a fare quello che dovevamo fare. Il giorno delle nozze c'era molta gioia sia dal lato più umano nel nostro rapporto e dal lato spirituale. Era tre anni che non facevamo la Comunione: siamo tornati a vivere qualcosa che prima non c'era. C'era tutto e tutti quelli che io amo.
Tanto divertimento perché non sono mancati gli aneddoti divertenti. Io ho avvertito euforia quando ho varcato la soglia del portone, una felicità di rinascita che non provavo da tempo quando tutti erano pronti per lanciare il riso.
E poi valle di lacrime dei testimoni. Come dice mia sorella questo è stato un bel matrimonio. Il 20 giugno ci sarà il ricevimento, metteremo l'abito due volte.
Chi ci teneva ha dato un buon contributo alla realizzazione delle nozze».

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