Il paese piange il suo sportivo
Patrizio Dazzan si è spento a 65 anni lasciando un grande vuoto, era un papà e nonno speciale
Lo sport era la sua grande passione dopo la famiglia che ha sempre messo al primo posto. Un uomo energico e sempre positivo che solo un brutto male ha vinto. Patrizio Dazzan, infatti, si è spento all’età di 65 anni lasciando un grande vuoto in tutto il territorio, non solo a Verolengo.
In pensione da tre anni, era pieno di vita e ben voluto da tutto.
Il paese piange il suo sportivo
«Amava la natura ed era una persona molto altruista - racconta la sua famiglia - Sempre attento ad aiutare il prossimo».
Era un marito e padre modello, un nonno amorevole che però ha potuto fare per pochi mesi per colpa della malattia.
«Ha cavalcato con la sua canoa le rapide di tantissimi fiumi - ricordano ancora i suoi cari - Una passione che l’ha portato anche a fondare il Canoa Club Saluggia, di cui era ancora membro del direttivo. Ha scalato montagne, percorso chilometri e chilometri con la sua bici. Era un appassionato anche di raccolta dei funghi, amava il ballo e il divertimento».
Il ricordo
Patrizio ha lasciato un segnale indelebile nelle persone e le parole dell’amico Gregorio lo dimostra: «Caro Patry, un amico vero come te non si può dimenticare, perché avevi delle qualità che pochi hanno. Sempre pronto ad aiutare per qualsiasi cosa, senza doverlo chiedere, avevi la capacità di capire in anticipo se avevo bisogno d’aiuto. Aggiustare la bici o una canna da pesca o il motore di una macchina, era una cosa di normale amministrazione. Sempre col sorriso e la battuta pronta, sempre per sdrammatizzare e per farci una risata. Sempre vestito elegante in qualsiasi occasione. Sempre sul pezzo. in bici col completino da fighetto, per pescare o andare a funghi in tenuta dal manuale. In canoa sembravi un damerino che danzava sulle onde. Ti ho sempre visto come un guerriero che ha combattuto sempre in prima linea contro le ingiustizie, i soprusi, e gli abusi di potere per la libertà tua e di quelli che la pensavano come te. se un eroe che solo una terribile malattia ha potuto sconfiggere, hai sopportato il dolore senza lamentarti mai con grande dignità. I ricordi più belli sono le passeggiate nei boschi alla ricerca dei funghi, delle camminate in montagna, delle sciate e dei pochi giri fatti in bici, delle merende e delle cene che con la tua ironia allettavano le serate. Il rimpianto più grande e quello che non siamo riusciti a fare la discesa sul Po con il gommone fino alla foce. Il paradiso te lo sei meritato eccome, hai vissuto la tua vita con una moglie come la Marghe, sei stato un padre affettuoso con Giovanni, un nonno pieno di attenzioni aspettative con Riccardino, un amico di quelli speciali con tutti quelli come te. Grazie per aver condiviso le tue esperienze insieme, per aver voluto lottare per gli ideali e per la libertà. Ti vedo scalare le montagne più alte, per poi scendere in canoa sulle rapide dei torrenti. E quando sarai nei boschi mi raccomando lascia qualche porcino anche a me. Grazie di cuore di tutto, sei un esempio da seguire, sarai sempre al mio fianco. Tu sei già in fuga, sei in avanscoperta».
Tanti coloro che hanno voluto esser vicini alla moglie Margherita, al figlio Giovanni con Manuela e il piccolo Riccardo.