Intrappolata nel treno deragliato ad Aré di Caluso

Le parole della giovane Morena Gauna di Monatano.

Intrappolata nel treno deragliato ad Aré di Caluso
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Intrappolata nel treno deragliato ad Aré di Caluso. Parla Morena Gauna: «Non ho avuto paura di morire in quegli istanti. Mi sentivo tranquilla, serena».

Intrappolata nel treno deragliato: i fatti

Mancavano pochi minuti alle 23.30 di quel brutto giorno, il 23 maggio 2018. Sul passaggio a livello di Arè, frazione di Caluso, un treno regionale diretto ad Ivrea deraglia dopo essersi scontrato con un tir eccezionale fermo sui binari.
Terribile il bilancio dell’incidente, due vittime e oltre una ventina di feriti. Fra questi ultimi Morena Gauna, la capotreno di Montanaro che si trovava sul convoglio al momento dello scontro. Le sue condizioni appaiono sin da subito gravi ma con il passare dei giorni iniziano a migliorare sino a che adesso, a poco più di un anno di distanza, questa donna sta bene e trova il coraggio di raccontarci la sua storia e quello che ha provato in quei tragici minuti.

L'intervista

Cosa ricorda dell’incidente?
«Quel che ricordo è il risveglio sotto le macerie (Morena per qualche tempo era rimasta intrappolata nel primo vagone che si era accartocciato dopo il deragliamento - ndr) ho visto una luce intensa e mi sentivo bene, molto bene. Eppure, mi trovavo totalmente al buio, sotto le macerie, quindi ho l’impressione di aver avuto una visione mistica. Ero serena tanto da non capire tutta l’agitazione intorno. Sentivo vicino i soccorritori che tagliavano le lamiere per tirarmi fuori. Dopo, ricordo di esser stata trasportata sull’elisoccorso, poi più nulla».
Frattura al bacino e all’osso sacro oltre ad un trauma cranico. Questa la diagnosi con prognosi riservata accertata al Cto di Torino dove, dopo quarantadue ore, Morena si risveglia dal coma in rianimazione.
«Ero cosciente, i medici sin da subito si sono dichiarati ottimisti e mi hanno detto cose positive. Dopo una ventina di giorni mi hanno dimessa, sono tornata a casa, poi, a settembre sono entrata nella clinica di riabilitazione Don Gnocchi a Torino per fare fisioterapia, ne sono uscita ad ottobre per rientrare a casa».
In quel periodo, ha mai avuto paura di non riuscire più a camminare?
«Certamente. Ho avuto momenti di sconforto, non sentivo più la gamba destra e temevo che non sarei mai più riuscita a camminare e a tornare ad una vita normale insieme alla mia famiglia. Poi, piano piano, mi sono ripresa, ho iniziato a spostarmi sulla sedia a rotelle, poi ho fatto i primi passi con le stampelle sino ad arrivare a camminare senza l’ausilio di nessun attrezzo. E’ stato un percorso faticoso, ero dimagrita sino a 43 chili ma alla fine ce l’ho fatta».

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