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La centrale A2A, Ministero e Tar limitano le emissioni dell’impianto di Chivasso

Nel mirino gli Ossidi di Azoto: valori buoni, ma non ottimali visto il contesto locale.

La centrale A2A, Ministero e Tar limitano le emissioni dell’impianto di Chivasso
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Veicoli diesel anche di ultima generazione chiusi in garage, impianti di riscaldamento a biomasse o a combustibili fossili additati come la causa di ogni male.
E’ in questo contesto, purtroppo ormai endemico della Pianura Padana, che deve essere letta la recentissima ordinanza pronunciata dalla Sezione Terza del Tar del Lazio (presidente Alfonso Graziano ed estensore Luca Biffaro) sul ricorso presentato da A2A Gencogas e A2A, rappresentate dagli avvocati Emilio Sani, Daniele Salvi e Maria Giovanna Laurenzana.

Ministero e Tar limitano le emissioni dell’impianto di Chivasso

Al centro l’impianto di via Mezzano, a pochi passi dal centro di Chivasso, recentemente soggetto ad un «Riesame complessivo dell'Autorizzazione Integrata Ambientale» che era stata rilasciata nel 2010 alla Edipower. Ed è proprio in quei faldoni che vi sono le prescrizioni contestate da A2A, per «dovere» e per l’impossibilità di prevedere come si muoverà il mercato dell’energia nei prossimi mesi / anni.
Il punto, è squisitamente tecnico: «(...) Al fine di contenere le emissioni di Ossidi di Azoto nelle condizioni di non normale funzionamento, i flussi di massa annuali di NOx dei tre turbogas nei periodi di avviamento e di arresto non potranno complessivamente, su base annuale, superare il 10% delle emissioni massiche totali di NOx».
Si tratta di paletti decisamente «pesanti» per l’azienda, che se non oggi in futuro potrebbero creare importanti vincoli alla società.

Gli ossidi di azoto

Paletti, è il caso di precisare, che trovano fondamenta nella necessità di mantenere l’aria pulita, soprattutto (ripetiamo) in un’area già pesantemente compromessa dal punto di vista ambientale.
Come si legge sul sito dell’Arpa Umbria, infatti, «Le specie chimiche presenti in aria come inquinanti naturali ed antropogenici e che destano maggiori preoccupazioni in termini di inquinamento atmosferico, sono essenzialmente ossido e biossido di azoto (NO edNO2).
Il termine NOx indica la somma del monossido di azoto (NO) e del biossido di azoto (NO2). L'ossido di azoto è un inquinante primario che si forma generalmente dai processi di combustione ad alta temperatura; è un gas a tossicità limitata, al contrario del biossido di azoto. L' NO2 ha un odore forte, pungente, è irritante e di colore giallo-rosso.
È responsabile, con altri prodotti, del cosiddetto smog fotochimico, in quanto base per la produzione di una serie di inquinanti secondari pericolosi come l'ozono o l'acido nitrico. Contribuisce per circa un terzo alla formazione delle piogge acide.
Gli ossidi di azoto hanno origine naturale (eruzioni vulcaniche, incendi, processi biologici), ma soprattutto antropica con le combustioni ad alta temperatura, come quelle che avvengono all'interno delle camere di combustione dei motori degli autoveicoli. Altre fonti di ossidi di azoto sono gli le centrali termoelettriche e in genere tutti gli impianti di combustione di tipo industriale.
L'aumento del traffico veicolare degli ultimi anni ha generato un livello crescente delle concentrazioni di ossidi di azoto, specialmente nelle aree urbane. In caso di inquinamento fortuito da monossido di azoto, la concentrazione decade in 2-5 giorni, ma nel caso di emissioni continue (ad esempio in aree urbane a forte traffico veicolare), si assiste all'attivazione di un ciclo giornaliero che porta alla produzione di inquinanti secondari, quali il biossido di azoto. Il picco si registra nelle ore a traffico più intenso, per poi scendere nelle ore notturne.
Tra gli ossidi di azoto, solo l' NO2 ha rilevanza tossicologica: provoca irritazione della porzione distale dell'apparato respiratorio - con conseguente alterazione delle funzioni polmonari - bronchiti croniche, asma ed enfisema polmonare.
L' NO2 ha effetti minori di quelli generati dal biossido di zolfo, anche se può interferire con gli scambi gassosi a livello fogliare, provocando necrosi o clorosi. Gli ossidi di azoto contribuiscono anche alla formazione delle piogge acide e ha conseguenze importanti sugli ecosistemi acquatici e terrestri».

Le note di A2A

In estrema sintesi, il succo del discorso è legato alla prescrizione “al fine di contenere le emissioni di NOx nelle condizioni di non normale funzionamento», ovvero nella fase di avvio. A questo, A2A ha risposto ribadendo «Che la misura imposta nel complesso comporterà numerose problematiche applicative e notevoli aggravi di esercizio ed economici che, innanzitutto, non sono giustificati da alcuna previsione di legge o regolamento».

Il documento del riesame

Pur essendo molto complessa, la documentazione del Riesame ha due passaggi che descrivono perfettamente la situazione chivassese. Il primo: «(...) Il Comune di Chivasso (...) rientra nel territorio “bacino padano” di cui è ben nota la criticità dell’aria, come risulta da un intenso e storico monitoraggio dell’aria».
E ancora: «Le performance ambientali raggiunte dalle turbine a gas sono da considerarsi buone, ma non così elevate come sarebbe auspicabile in considerazione anche in considerazione dell’area in cui sono collocate, dell’indirizzo del Piano della Regione e della lunga durata della nuova AIA (16 anni)».

La decisione del Tar

Come sempre, la decisione del Tar arriva in puro burocratese: «Considerato che con il ricorso all’esame è impugnato il provvedimento del Ministero della Transizione Ecologica, con richiesta di concessione di misura cautelare, di riesame complessivo dell’Autorizzazione Integrata Ambientale per l’esercizio della centrale termoelettrica sita nel Comune di Chivasso, con richiesta di annullamento nei limiti delle censure proposte, nonché degli altri richiamati in ricorso. Atteso che in sede cautelare parte ricorrente richiede che venga parzialmente sospesa l’efficacia dei provvedimenti impugnati. Considerato che il pregiudizio dedotto non presenta i requisiti della gravità e irreparabilità, in ragione del suo carattere meramente economico, come tale suscettibile di integrale ristoro. Considerato, altresì, ad un sommario esame proprio della presente fase, che le prescrizioni imposte alla società ricorrente non si appalesano sproporzionate, dovendosi operare un bilanciamento tra la soddisfazione dell’interesse economico di parte ricorrente e l’interesse alla tutela della salute delle popolazioni incise dall’attività della centrale termoelettrica in questione, trattandosi di misure tese a garantire, anche alla luce dei vincoli discendenti dal diritto eurounitario, il rispetto dei valori limite per il particolato».
Fatte queste premesse i Giudici hanno quindi deciso di respingere l’istanza cautelare, con un provvedimento comunque «ignoto» all’amministrazione comunale chivassese che non si era costituita in giudizio.
A domanda diretta, è comunque arrivato un commento da parte dell’assessore all’ambiente Pasquale Centin: «La sentenza ribadisce la primazia della tutela Salute pubblica imponendo limiti più stringenti circa l’emissione in atmosfera di agenti inquinanti. Non dobbiamo mai dimenticare che la Pianura Padana ha purtroppo una scarsa qualità dell’aria sia per la concertazione industriale che per ragioni geografiche. L’azione del Ministero è stata importante ed è condivisa dal Comune di Chivasso».

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