emergenza vandalismo

La chiusura dei campetti scatena la dura reazione della minoranza

Caminotto chiede di usare dei messaggi educativi e non punitivi

La chiusura dei campetti scatena la dura reazione della minoranza
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La decisione dell'Amministrazione comunale di Verolengo di chiudere i campetti sportivi a seguito di atti vandalici ha suscitato un acceso dibattito politico. A farsi portavoce del dissenso è Daniela Caminotto, ex assessore e attuale capogruppo di minoranza, che ha espresso con fermezza la propria contrarietà attraverso un intervento pubblico.

No alla chiusura dei campetti

Con un tono che tradiva preoccupazione e un forte senso di ingiustizia, Caminotto si è rivolta direttamente ai cittadini, in particolare ai genitori, ponendo una domanda retorica quanto incisiva:

Vorrei fare una domanda, in particolare la vorrei fare a quei genitori che hanno magari più di un figlio. Allora, se voi scopriste che uno dei vostri figli ha combinato qualcosa che non va, punireste lui o tutti quanti? Allora, questo è quello che sta succedendo a Verolengo. Sono stati identificati dei ragazzini che si comportano malamente, ed è giusto, come ha detto l'Amministrazione, che questi ragazzini e le loro famiglie rispondano delle loro azioni. Ma è altrettanto giusto vietare a tutti gli altri di accedere a degli spazi pubblici che sono dedicati in particolare a loro? Che cosa può scatenare questo divieto? I giovani potrebbero pensare, e sono la maggior parte  quelli che si comportano bene: "Ma allora a cosa serve che io mi comporti bene, se poi questo è il trattamento che ricevo?" Oppure potrebbero fare un pensiero ancora peggiore: "Noi sappiamo chi sono quelli che si comportano male. Adesso andiamo a farglielo capire che non devono farlo più", scatenando magari delle reazioni anche violente. Perché bisogna stare attenti quando ci sono dei divieti forti e ingiustificati nei confronti di qualcuno, la rabbia purtroppo a volte prende il sopravvento. E questo non lo vogliamo, nessuno di noi lo vuole, assolutamente, perché non è giusto che accada. Allora i messaggi che si lanciano con divieti del genere sono messaggi punitivi, non sono messaggi educativi. Per i messaggi educativi magari ci si potrebbe rivolgere anche a chi è esperto in questo, la scuola lì a fianco. Di sicuro i bambini che combinano queste cose, i ragazzini che combinano queste cose, frequentano anche quei posti lì. Magari un confronto tra le istituzioni comunali e quelle scolastiche, potrebbe portare dei risultati. Certo più sul lungo raggio sono perfettamente consapevole, però che lasciano un segno migliore, che non è quello del divieto per punirti, ma che è quello di spiegarti a come fare a non arrivare a quello. La famiglia, certo la famiglia deve fare tanto anche in questo senso, è la prima responsabile di tutto questo. Però ecco, vietare a tutti perché alcuni hanno fatto qualcosa che non va, non è assolutamente corretto, non produce effetti positivi. Io mi auguro fortemente che i campetti siano aperti, me lo auguro veramente di cuore, perché i nostri giovani hanno bisogno di quegli spazi. Ma proprio tanto, non hanno bisogno di stare attaccati ai cellulari o alle playstation.

Le parole di Daniela Caminotto pongono l'accento su un tema cruciale: la responsabilità individuale contrapposta alla punizione collettiva. Il suo intervento sollecita una riflessione sull'efficacia di misure drastiche come la chiusura totale di spazi pubblici, evidenziando il rischio di alienare la maggioranza dei giovani che utilizzano correttamente tali strutture.

La proposta di un approccio più educativo e collaborativo tra istituzioni e famiglie emerge come alternativa auspicabile per affrontare il problema del vandalismo senza penalizzare l'intera comunità giovanile.

Resta ora da vedere se l'Amministrazione comunale accoglierà le sollecitazioni della minoranza e riconsidererà la propria decisione, nell'interesse del benessere e della crescita sana dei giovani di Verolengo.

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