La città piange Edda Angeleri Gaudina
Chivasso saluta uno dei simboli della città, modello di grazia, educazione e intelligenza.
Signorilità, grazia, educazione, intelligenza. Sono queste le parole che si rincorrono nei ricordi di chi ha conosciuto Edda Angeleri Gaudina, uno dei simboli di una città che sta lentamente scomparendo.
La città piange Edda Angeleri Gaudina
Se ne è andata sul letto della sua casa di via Po (costruita dal marito Piero Gaudina, ingegnere scomparso troppo presto in un incidente d’auto lasciandola sola con due figli piccoli, Silvia e Massimo) circondata dall’affetto dei suoi cari.
«Mia mamma - racconta Massimo, Capo della Rappresentanza regionale di Milano dell’Unione Europea - era una persone che amava le cose belle della vita: l’arte, la bella musica, le belle persone, i bei film. Le cose belle e le cose buone, come un bicchiere di buon vino rosso o un buon piatto piemontese. Agli altri, riusciva a trasmettere allegria, positività e gioia di vivere.
E’ stata una mamma protettiva e affettuosa, e lo stesso ha fatto con i nipoti Olivia, figlia di mia sorella Silvia, e i miei figli Lorenzo, Edoardo e Alice.
La sua è stata una vita segnata dallo sport: terza in Italia negli 80 metri ostacoli, ha partecipato a importanti gare nazionali e internazionali. Poi ha mantenuto la passione per lo sport per tutta la vita, sia in Comune (dove ha lavorato) che nelle associazioni. Ha creato il Centro Sportivo Chivassese di ginnastica, poi l’ha guidato come presidente con Silvia come allenatrice e Olivia giovane campionessa.
I suoi punti forti erano anche organizzare eventi e risolvere problemi, ed è per questo che la gente la ricorda con grande affetto».
I ricordi
Tra i primi pensieri ad arrivare in redazione quello di Franco Gastaldo, consigliere comunale per due legislature ed ex presidente della Volley Fortitudo: «Un filo di lana segna il punto di arrivo e tu, da brava atleta, a braccia alzate lo hai tagliato. Così d’incanto il passato si fa presente e l’ieri diventa oggi con i ricordi che soccorrono portandoci a quegli anni in cui una stretta di mano, un atto di cortesia, una gentilezza con il pubblico, erano momenti di vita passati nel comune di Chivasso.
E se l’arrivo dei polacchi era difficile sapere se il nome dell’ambasciatore Kaminsky si scrivesse così e mi facevi sorridere per il tuo cruccio di non essere sempre all’altezza del tuo lavoro. Eppure lo eri, eccome se lo eri.
Sei stata una grande mamma, non hai potuto avere se non il ricordo del tuo compagno di vita. Sei stata per il Comune e per la città una persona attiva, sempre pronta ad aiutare quelli che si rivolgevano a te. Hai portato con orgoglio il ricordo di quello che eri stata nello sport, correndo instancabile come hai sempre fatto sul lavoro.
Ma i ricordi passano e oggi restiamo muti davanti a un tiletto che annuncia la tua dipartita e c’è emozione nel vedere la tua fotografia con la serenità con cui sempre vissuta.
Nei miei occhi solo un momento di nostalgia che provai il giorno che lasciasti il lavoro, per il saluto che ci hai dato e che oggi noi serenamente noi diamo a te e tu dai alla vita».
Anche Emilia Loredana Manfredi, sua storica collega ed amica non solo tra le mura di Palazzo Santa Chiara, vuole ricordare Edda: «Cara Edda, il tuo nuovo viaggio priva Chivasso e tutti noi di una persona unica. Hai speso gran parte della tua vita per la Città e lo hai fatto nel silenzio, con umiltà, con classe e signorilità, doti, in te, innate. Voglio ricordarti dapprima come una grande amante dello sport, in cui fosti eccelsa professionista nell’atletica, e la cui passione sapesti trasmettere a tua figlia e a tua nipote Olivia. E quello sport, con la lungimiranza del compianto sindaco Paolo Rava, divenne grazie a te, nella città, materia nuova, brillante, popolare. Interessò le scuole, i borghi, scese in piazza, spazzando via un poco della pesante cappa di burocrazia che aleggiava in Comune.
In virtù della tua empatia e capacità, fummo protagoniste, a quei tempi, del primo esempio di Ufficio Relazioni Esterne. Non esistevano altri enti preposti e tutto si svolgeva nei servizi comunali. E la tua generosità e instancabilità ti fanno ricordare con affetto e gratitudine da tanti.
Allo sport, alle scuole, ai servizi sociali, voglio aggiungere tutti gli eventi che tu hai saputo condurre brillantemente. Sono tanti, dalla visita dell’ambasciatore polacco a quella del sindaco di Betlemme di Palestina Elias Freji, o ancora l’arrivo della delegazione ufficiale di insegnanti dal Giappone. Come dimenticare poi, l’inaugurazione della biblioteca civica alla presenza di Mario Soldati, convinto di dover andare a Torino, non a Chivasso (ma ormai era in viaggio...), che siamo andati a prendere con una Lancia blindata messa a disposizione dallo stabilimento.
Cessato il tuo lavoro, tu sempre giovane e sempre bella, proseguisti una vita piena e dinamica. Altri impegni: la Ginnastica Artistica e i tuoi impareggiabili saggi di fine anno, la lettura che ti faceva divorare libri e giornali, l’ascolto dell’adorata musica classica.
Edda cara, il dolore che oggi proviamo, sarà mitigato dal ricordo del prezioso esempio di donna e madre elargito, e dall’aver insegnato l’essenzialità di una intelligente ironia.
Grazie di tutto».
Lunedì, ai funerali celebrati da don Davide nella chiesa di San Giovanni e Marta, era presente anche una delegazione di atleti ed ex atleti del Centro Sportivo Chivassese, che hanno voluto salutare Edda con le note della Radetzky March, ringraziandola con un lungo applauso per «L’amore e la passione dati a questa società».