La città piange il commercialista Zorro Bogetti
Inutili i soccorsi: era nel soppalco del suo appartamento di via San Marco. Nella storia le battaglie contro il Fisco
All’anagrafe era Ferruccio, ma per tutti, ben oltre i confini di quella Chivasso che lo aveva visto crescere professionalmente fino a diventare un punto di riferimento a livello nazionale, era semplicemente «Zorro», «Zorro Bogetti».
La città piange il commercialista Zorro Bogetti
Ferruccio Bogetti, 62 anni compiuti da poco, è stato trovato senza vita nella sua casa di via San Marco, nel cuore della città, nel tardo pomeriggio di lunedì 16 ottobre. A nulla è servito l’intervento dell’équipe medica del 118, sul posto con il supporto dei Carabinieri e dei Vigili del Fuoco. Il suo corpo aveva già cessato di battere, forse per un malore, molto probabilmente nella serata di domenica.
La sua storia
Per raccontare la vita di Ferruccio, Zorro, Bogetti, non basterebbe un intero giornale. Originario di Saluzzo, dottore commercialista e collaboratore del quotidiano «Il Sole 24 Ore», con la sua «Fisco SOS» era stato protagonista di numerose battaglie contro le amministrazioni pubbliche locali, sul tema del «fare cassa» (con la tassa rifiuti e altri balzelli) sulla pelle dei cittadini.
Negli ultimi anni aveva lasciato la professione (portata avanti dal fratello Maurizio, anche avvocato ecclesiastico e titolare di uno studio legale) per dedicarsi alla teologia. Studi in Svizzera e a Roma che avrebbero dovuto portarlo ad essere ordinato da un Vescovo congolese. Ma il destino, per lui, ha avuto in serbo un altro finale. Coltissimo, poteva contare su di una ventina di titoli accademici in Italia e all’estero, dalla laurea in psicologia ai corsi frequentati presso la Scuola Superiore di Sessuologia Clinica di Torino, come non si contano le pubblicazioni sui temi a lui più cari, come i trattati sul Diritto Canonico.
Personaggio eclettico, viveva come detto in un appartamento di via San Marco trasformato in opera d’arte dall’amico Franco Borca, conosciuto da tutti come «Chiappalo», tra stucchi, ori, mobili antichi, colori accesi e una fontana di marmo bianco al centro del salone. Così era anche il suo studio, al pian terreno dello stesso edificio.
Per salutarlo come lui avrebbe voluto, «Non è riuscito a diventare Vescovo, ma è stato assunto direttamente in cielo».