La TARI della discordia
I Sindacati e Claudia Buo contestano l’aumento delle tariffe «non residenziali»

«Ancora una volta apprendiamo dai giornali locali che l’Amministrazione Comunale di Chivasso ha approvato in Consiglio, a fine aprile, un provvedimento che prevede l’aumento della tassa rifiuti TARI pari al 9,53% per l’anno 2025».
Non è un partito di centro destra ad iniziare così il proprio comunicato contro l’amministrazione guidata da Claudio Castello: sono i sindacati, Cgil, Cisl, Uil, Spi Cgil, Fnp Cisl e Uil Pensionati, quelle stesse forze che (quasi in toto) hanno contribuito a far eleggere l’attuale maggioranza.
La TARI della discordia, i sindacati
Un segno di come la misura sia colma, o almeno di come manchi il dialogo tra chi siede a Palazzo e chi, davanti a quello stesso Palazzo, manca poco che si presenti con torce e forconi.
«Ancora una volta - proseguono i sindacati - ci troviamo a constatare come una tale decisione sia stata assunta senza un preventivo confronto con il Sindacato confederale, nonostante nell’incontro dello scorso 25 marzo si fosse verbalizzato che le Parti avrebbero ripristinato corrette relazioni sindacali, attraverso la contrattazione sociale per andare incontro al disagio economico e sociale di molte famiglie in città.
Prendiamo atto che, da parte del Comune, firmare un documento come il verbale di incontro non comporta alcun vincolo di comportamento tanto meno l’impegno a convocare le parti sociali prima di assume decisioni su tasse, tributi e tariffe.
A tal proposito riteniamo opportuno assumere iniziative volte a informare la comunità della nostra contrarietà al provvedimento assunto da questa Amministrazione».
Interviene Buo
Sul tema interviene anche Claudia Buo, di LiberaMente: «L’enorme aumento delle bollette rifiuti appena approvato dal sindaco Castello, è uno dei molti segni di un’amministrazione che vive di sola propaganda senza più contatto con la realtà. Non c’è da stupirsi quindi che deliberi senza batter ciglio un aumento della TARI del 9,5% medio, con picchi dell’11,8% sulle attività commerciali e artigianali, sostenendo perfino di non poter fare nulla.
Ascom, tradizionalmente prudente nelle dichiarazioni, parla di questo aumento come di “Gravame insostenibile” e di “Scarsa attenzione per le imprese”, ed in città si percepisce grandissimo sconforto e rabbia fra negozi in crisi, tasse in crescita e nuove strisce blu. Questa amministrazione sembra impegnata a rendere la vita impossibile a cittadini e imprese.
Ma il colpo di grazia arriverà a luglio, con l’entrata in vigore del nuovo regolamento per le attività commerciali: chi non verserà la TARI entro i termini subirà la sospensione della licenza dopo appena trenta giorni di ritardo e la revoca definitiva se non rientrerà entro tre mesi. Una misura ideologica che punirà anche chi attraversa una temporanea crisi di liquidità. È questa la «valorizzazione del commercio» promessa in campagna elettorale?
Eppure per arginare la TARI qualcosa si potrebbe fare, se solo il sindaco e gli assessori lo volessero. Il contratto con Seta, per esempio, contiene una clausola di revisione nel caso di variazione dei volumi raccolti; nonostante alcune grandi aziende siano uscite dal servizio pubblico, il sindaco non si è degnato di avviare la trattativa per ricalcolare i costi. Ed anche l’Autorità nazionale, ARERA, consente di diluire aumenti straordinari in quattro anni e di ridurre subito la tariffa, ma neppure su questo fronte la giunta ha mosso un passo. E mentre altre città usano l’avanzo di amministrazione per attenuare i rincari, a Chivasso restano inutilizzati più di due milioni di euro.
Così “snellimento burocratico” e “trasparenza” - parole chiave del programma Castello - si traducono in un aumento mostruoso senza nemmeno sedersi al tavolo con il gestore.
L’attrattività di Chivasso oggi si misura contando i cartelli “affittasi”.
Che fare subito? Finora sindaco e maggioranza hanno accettato passivamente i numeri, scaricando i costi su cittadini e imprese e raccontandoci di non avere alternative. Ma non è proprio così. Bisogna però muoversi subito, ma servono coraggio e capacità tecniche, per percorrere una strada stretta ma praticabile. C’è tempo ancora fino al 30 giugno 2025 per riaprire il Piano economico finanziario e rivedere le tariffe TARI. Occorre destinare subito una quota significativa dell’avanzo libero 2024 al servizio rifiuti, inserendola direttamente nel Piano: il costo da coprire con la tariffa si riduce alla fonte, l’aumento 2025 cala sensibilmente e, trattandosi di uno “sconto” esterno, non è soggetto a particolari vincoli contabili. Ma bisogna deliberare prima della scadenza: oltre il 30 giugno la porta si chiude e ogni manovra diventa assai più complessa.
Va inoltre sospesa immediatamente la stretta sulle licenze, perché è una misura iniqua e ritorsiva. La smettano di trattare imprenditori e commercianti come delinquenti: non sono certo i nostri amministratori i custodi esclusivi dell’onestà.
Sindaco, assessori, se ci siete battete un colpo!
Nel medio termine, invece, serve una revisione del contratto con il gestore che trasferisca a quest’ultimo, e non agli utenti, il rischio di fluttuazione dei volumi; occorre provare ad introdurre la tariffa puntuale perché chi produce meno rifiuti paghi meno; bisogna premiare chi differenzia con veri sconti e non con prediche. È la stessa amministrazione, nel suo programma, a giurare che raggiungerà il 67 % di raccolta differenziata e contrasterà l’abbandono dei rifiuti: lo faccia, invece di spremere chi ha deciso di restare nel circuito pubblico. Non sono vie agevoli, ma vanno tentate, a costo di disturbare gli amici ed i compagni di partito.
La scelta è semplice. Continuare con inerzia e passività fino a trasformare il centro di Chivasso in un deserto commerciale, oppure usare gli strumenti disponibili – finanziari, regolatori e contrattuali – per rimettere in carreggiata un servizio essenziale e salvare il lavoro di centinaia di famiglie. Se il sindaco Castello non crede all’idea di “città viva” del suo programma elettorale, abbia almeno il coraggio di dirlo. I commercianti lo hanno già capito, i cittadini lo stanno capendo sulla propria pelle.
Non chiediamo la luna: chiediamo che gli amministratori di Chivasso diano ai cittadini ed alle imprese lo stesso sostegno che i cittadini e le imprese danno ogni giorno a Chivasso».