L’addio ad Antonello Solinas, lui ha sempre gridato la sua innocenza
Si è spento all’età di 61 anni. Ha affrontato la vita con il sorriso, nonostante le difficoltà
L’addio ad Antonello Solinas, lui ha sempre gridato la sua innocenza nonostante le condanne.
L’addio ad Antonello Solinas
«Che anno è, che giorno è? Questo è il tempo di vivere con te. Le mie mani come vedi non tremano più. E ho nell'anima. In fondo all'anima cieli immensi e immenso amore. E poi ancora, ancora amore, amor per te. Fiumi azzurri e colline e praterie dove corrono dolcissime le mie malinconie. L'universo trova spazio dentro me, ma il coraggio di vivere quello ancora non c'è». E con le parole di Lucio Battisti che la famiglia di Antonello Solinas ha voluto accompagnarlo in questo suo ultimo viaggio. Una folla immensa sabato pomeriggio ha voluto esser al fianco di questo uomo che si è spento vinto da un brutto male all’età di 61 anni all’hospice di Gattinara. Un uomo che ha affrontato tante difficoltà nella sua vita, ma che non ha mai perso la speranza, la voglia di combattere, ma soprattutto la sua generosità.
Una vita in salita
Antonello, originario di Oristano, in Sardegna, è arrivato in Piemonte all’età di soli 9 mesi con i suoi genitori. Ma la sua Terra l’ha sempre portata nel cuore. E ci tornava ogni qualvolta che poteva. E’ lì, infatti, che ha conosciuto l’amore della sua vita, Daniela Carta. Era il 1989 quando scoppiò l’amore tra loro, quell’amore che ha superato mille difficoltà e che li ha visti condividere 34 anni di vita.
Ma come detto, nella vita Antonello ha dovuto superare mille ostacoli, mille difficoltà.
«Antonello era molto giovane quando è finito nel mondo della droga, ma è riuscito ad uscirne, a disintossicarsi. E questa sua esperienza l’ha trasmessa ai giovani perché lui voleva dissuaderli dal fare uso di sostanze illegali – racconta l’amore della sua vita, Daniela – Quando ha deciso di disintossicarsi, ha aderito ad un’associazione. Si è trasferito in una comunità in Portogallo. Per un anno e mezzo ha affrontato il suo percorso e ne è uscito. Ma non gli bastava, lui voleva trasmettere la sua esperienza, lui voleva aiutare i giovani ad uscire da quel tunnel e così per quindici anni fu il responsabile degli italiani in quel centro. Si dedicò al recupero dei tossici italiani in Portogallo, educava i ragazzi. Gli faceva comprendere che c’era una possibilità, che c’era un futuro anche per loro». Anni impegnati, importanti per Antonello. Per anni lontano dalla sua famiglia, solo Daniela era al suo fianco. E proprio lì in Portogallo diedero alla luce la loro figlia, Stefania.
«Nonostante fosse lontano da casa, Antonello ha sempre voluto esser uno zio presente per i suoi nipoti – racconta Daniela – Scriveva loro molte lettere nelle quali li stimolava a rimanere lontani dalle droghe, li dissuadeva ad avvicinarsi a quel mondo. Non voleva che loro facessero gli stessi sbagli».
E proprio mentre era in Portogallo, Antonello ha trasformato la sua passione per il giardinaggio nella sua attività. Ha iniziato a lavorare fuori dalla comunità. Poi la voglia di Daniele di tornare in Italia. Era il 2002 quando Antonello, Daniela e Stefania di soli 8 anni, tornano a Saluggia. Antonello apre la sua azienda di giardinaggio, si fa conoscere e apprezzare per le sue grandi doti.
Il suo grande cuore
E a Saluggia si dedica anche al volontariato. Aiuta in silenzio coloro che hanno bisogno nonostante fosse una famiglia umile.
«Ha sempre aiutato chi glielo chiedeva – spiega Daniela – Tantissimi i giovani che hanno lavorato con lui, che hanno appreso il mestiere.
Tra le tante realtà che ha sostenuto e aiutato anche il canile di Saluggia. Lui era veramente disponibile con chiunque».
E tra le sue tante passioni c’era la scrittura. Amava scrivere poesie che ripercorrevano il suo vissuto. Quelle tante pagine che oggi Daniela legge nel silenzio di quella casa dove ha vissuto sino a novembre con Antonello.
Un periodo buio
Era infatti il 29 novembre quando la Cassazione ha condannato Antonello a 4 anni e 6 mesi di carcere per violenza sessuale. Un incubo iniziato nell’aprile 2017 quando a questo papà viene notificata la denuncia.
«Da quel giorno è iniziato il nostro incubo, fatto di incontri con avvocati e tribunali. Tre gradi, tre condanne. Antonello è stato portato in carcere quel 30 novembre e quando è uscito, per andare in ospedale, ormai per lui non c’era più nulla da fare».
Ma in questi sei anni, Antonello ha sempre lottato per la sua libertà, perché lui ha sempre urlato al mondo intero di esser innocente, di non aver mai compiuto nulla di quello che era stato detto ai Carabinieri e nelle aule di tribunale. Ha sempre gridato la sua innocenza. E lo ha sempre fatto pubblicamente. Anche nel giorno della sua consegna in carcere.
E tanti a Saluggia, e non solo, pensavano e pensano che lui sia innocente tant’è che sono centinaia le persone che hanno firmato la petizione per chiederne la liberazione.
E sono state centinaia le persone che hanno voluto stringersi al dolore della famiglia, dell’amata Daniela, della figlia Stefania con Matteo e la piccola Beatrice. Lo piangono anche i fratelli Giulio, Livio, Luciano, Angelo, Gesuino e Paolo nonché le sorelle Gisa, Giorgina e Lella. Mancherà molto anche alle sue cagnoline Janis, Mila e Kuki.
E il lungo applauso esploso alle sue esequie, ha dimostrato quanto bene Saluggia volesse al suo Antonello. Lui, resterà nel cuore del suo paese.