LA TESTIMONIANZA

L’uomo con le ali attaccate all’anima obbligato dal Covid-19 a vivere a terra

Il pilota racconta il suo fermo.

L’uomo con le ali attaccate all’anima obbligato dal Covid-19 a vivere a terra
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Massimo Brighenti, l’uomo con le ali attaccate all’anima obbligato dal Covid19 a vivere a terra. Il pilota racconta il suo fermo.

L’uomo con le ali attaccate all’anima obbligato dal Covid19 a vivere a terra

La sua vita è in volo, poco invece è il tempo che i suoi piedi calpestano la terra. La maggior parte delle sue giornate le trascorre alla guida di un aereo, trasportando i suoi passeggeri da una parte all’altra del mondo. Ma da settimane, ormai, i suoi piedi sono a terra. Le sue ali sono ferme. Perché? Perché il Coronavirus ha bloccato i suoi voli. E così Massimo Brighenti, meglio conosciuto come Max, si è fermato nella sua Saluggia dove vive una vita normale, quella di un papà affettuoso che segue il figlio nelle sue attività, rigorosamente a casa.

La sua vita al tempo del virus

Ma il cielo gli manca, perché uno come lui è nato per volare come lui stesso racconta: «Non è un semplice lavoro, nemmeno un lavoro entusiasmante, ma per me, è una parte essenziale della mia vita; e quindi se forzato a restare a terra senza innescare quell’alchimia tra cielo, macchina e uomo, mi sento un po’ perso. Del resto Leonardo diceva: “Chi ha provato il volo camminerà guardando il cielo, perché là è stato e là vuole tornare”. Detto questo, tornando con i piedi per terra, la vita del pilota “atterrato” si sviluppa molto attorno alla famiglia: «Un po’ perché io sono sovente assente, un po’ perché è la famiglia stessa che, avendoti a disposizione, ti reclama, giustamente, perché ora sei a disposizione. In questo periodo con mio figlio a casa da scuola sono diventato il suo “maestro personale”, quindi al mattino colazione e poi compiti. Poi si gioca un po’ e, dato che la mia compagna lavora mezza giornata, mi occupo della casa. Questa, diciamo, è la parte di svago poi iniziano i compiti per me, perché anche se non volo devo comunque studiare per tenermi sempre aggiornato e almeno tre volte a settimana ho una conference call con i miei studenti della scuola di volo di Torino ai quali continuo a fare lezione on line affinché non perdano il loro corso di studi. Fortunatamente ho anche una attrezzatissima palestra in casa che mi permette di tenermi allenato anche se, purtroppo, quest’anno non ci saranno competizioni di culturismo nel periodo estivo ma il tenersi in forma aiuta il morale e fa star bene».
Insomma Brighenti affronta questa situazione con il sorriso nella speranza che tutto finisca presto, che la normalità torni a bussargli alla porta per riportarlo a bordo dei suoi aerei della BlueAir, compagnia per la quale lavora dopo un passato in Turkish Airline (basato a Istanbul) e prima ancora in Alitalia. «Concludendo, - spiega ancora Brighenti - maledico questa situazione perché mi tiene lontano da un amore profondo e significativo che è il volo, ma dall’altra la apprezzo perché mi ha fatto riscoprire quel calore famigliare che un po’ si affievolisce con la routinarietà della vita quotidiana. Il pensiero che mi ha sempre accompagnato e che fa capire quanto io ami il mio lavoro: “Noi siamo quelli che si appoggiano sul vento, siamo nati con le ali attaccate all’anima; noi siamo i sogni che tutti vorrebbero avere”».

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