il caso

«Ma quali botte o sabotaggi, la vera vittima sono solo io»

Parla il pensionato di Verolengo coinvolto nella lite con la transessuale

«Ma quali botte o sabotaggi, la vera vittima sono solo io»
Pubblicato:
Aggiornato:

«Ma quale spinta, io non l’ho nemmeno toccata: magari quelle lesioni, se esistono, se l’è provocate cadendo dalla moto...». A una settimana dal caso che ha scosso Verolengo (la transessuale che ha accusato l’uomo da cui era ospite di averla scaraventata contro il muro) a parlare ora è il pensionato che quella sera si era barricato in casa dopo aver chiesto l’intervento del 112.

«Ma quali botte o sabotaggi, la vera vittima sono solo io»

Sapeva che sarebbe tornata «per prendere le sue cose», ma mai avrebbe immaginato che per farlo, trovando la porta sprangata, l’avrebbe sfondata con un estintore.

«L’ho conosciuta nel mese di marzo - ci racconta - quando era la compagna di un altro verolenghese. A luglio, dopo che lo aveva lasciato, ho deciso di ospitarla per evitare che finisse in mezzo a una strada. Lo so, ho fatto un grosso errore.
Lei viveva a casa mia, e io contribuivo al suo mantenimento in quanto non lavorava, e non lavora: quando le davo dei soldi (parliamo di 10 o 20 euro, io vivo di pensione) mi dava un bacio sulla guancia, quando invece non potevo mi copriva di insulti molto pesanti.
Da quando è arrivata a casa mia, tra medicine, spese varie e lavori per la manutenzione della moto (che nego assolutamente di aver manomesso) credo di averle dato circa mille euro.
Quel giorno, quando la situazione è precipitata, mi aveva chiesto altri soldi: al mio no, se ne è andata. Poco dopo, sono arrivati i Carabinieri e mi hanno chiesto cosa fosse successo, e spiegandolo ho detto che avevo paura che lei tornasse, anche perché in passato mi aveva mostrato un grosso coltello da cucina dicendo che lo avrebbe usato, se necessario, per difendersi.
L’accordo era che se fosse tornata avrei dovuto subito chiamare il 112. Così è successo alle 21.45: l’ho sentita davanti alla porta, che avevo sbarrato anche con un armadio, poi mi sono chiuso in camera telefonando ai Carabinieri. Nel frattempo lei continuava a suonare il campanello, disturbando tutto il palazzo, per poi sfondare la porta (forse con l’estintore) che è poi riuscita ad aprire inserendo il braccio nel buco.
Nel frattempo sono arrivati i Carabinieri, che dopo averla bloccata l’hanno obbligata a restituirmi le chiavi intimandole di non contattarmi più.
Io ero molto agitato, sono andato in ospedale e mi hanno dimesso con tre giorni di prognosi per stato ansioso.
Comunque in tutta questa storia la vittima sono io, e giuro di non averla mai toccata (figuriamoci picchiata o spinta) e di non aver mai manomesso la sua moto. Le sue, sono solo menzogne».

Commenti
Lascia il tuo pensiero

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Seguici sui nostri canali