LA TESTIMONIANZA

Massacrava la moglie di botte perché il figlio era malato

Proprio per difendere il suo bimbo ha scelto di lasciare il marito e crearsi una nuova vita. 

Massacrava la moglie di botte perché il figlio era malato
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Massacrava la moglie di botte perché il figlio era malato. Proprio per difendere il suo bimbo ha scelto di lasciare il marito e crearsi una nuova vita.

Massacrava la moglie di botte perché il figlio era malato

Anna (nome di fantasia poiché nella vicenda è coinvolto il figlio minorenne) oggi è una mamma, una moglie felice. Anna oggi è una donna libera. Felicità e libertà per le quali ha dovuto però lottare quando da giovane, dopo aver scoperto la malattia incurabile del figlio, ha dovuto subire anche la violenza del marito. Una violenza fisica ma anche psicologica. Sono passati ormai quattordici anni da quegli episodi, da quei lividi che sul suo corpo sono scomparsi ma nel suo cuore sono ancora presenti. Lividi che però le ricordano sempre quello che è stata in grado di affrontare con un bimbo di poco più di due anni in braccio nonostante tutto, per il bene della famiglia, le dicevano che doveva sopportare. Ma lei no, da donna forte che è ha scelto di chiudere quella porta dopo l'ennesima richiesta di aiuto in ospedale, di lasciare quel marito violento e di crescere senza di lei quel giovane figlio.

La testimonianza

«Il mio ex marito, colui per il quale avrei dato la vita dopo quasi 10 anni insieme, quella sera è stato così violento che anzichè darmi il solito calcio nel sedere, il solito spintone, il solito schiaffo o calcio negli stinchi, anziché insultarmi o sputarmi addosso, era talmente arrabbiato che mi ha preso a pugni - racconta Anna, senza alcuna paura ma con la sola intenzione di condividere con le donne che vivono la violenza tra le mura domestiche, ma ancora con le lacrime agli occhi - Mi ha preso prima per i capelli e mi ha sbattuto contro il muro dell'entrata dentro casa nostra, ma non contento mi ha spinto per terra. Era un uomo alto 198 per 100 chili. Ha iniziato a tirarmi pugni con tanta violenza sulle cosce e poi sulla testa ed in faccia. Intanto mi urlava che facevo schifo, che ero il diavolo, che meritavo di morire, che il nostro bambino si era ammalato per sempre solo per colpa mia, che io non ero in grado di essere madre. E poi tante parolacce ed insulti. Mi sono rialzata e sono corsa a tentoni a prendere il mio bambino, che si era svegliato per i miei pianti. Lui mi sguito. Ho preso in braccio il mio piccolo, e gli misi il cuscino davanti per poterlo proteggere dai colpi. Mio figlio che ancora non parlava ha fatto il ringhio dei lupi per difenderci. Lo aveva visto fare nei cartoni animati. A quel punto sono riuscita a chiamare l'ambulanza che è arrivata subito. Si è presa cura di me e di mio figlio. I sanitari ci hanno portato in ospedale. Qui, un’infermiera mi ha chiesto: "Ha un telefono che fa le foto? Le serviranno signora". Con dolcezza mi ha fatto le foto e poi ridato il telefono. Solo mesi dopo capì che aveva ragione. Che quelle foto mi servivano per conquistare la mia libertà, la mia felicità. Sono onesta, subito non ho denunciato il mio ex marito. Ho lasciato passare mesi ma poi l’ho fatto per me e mio figlio. Per il nostro bene».

Lotta alla violenza

Anna oggi combatte contro ogni tipo di violenza, non solo fisica.
Riconosce la gravità anche della violenza psicologica ed economica perché anche se non creano ferite evidenti, che si possono toccare con mano, spaccano il cuore e la mente.
«Questi tre tipi di violenza sono gravi tutti allo stesso modo - spiega ancora - sono violenze che nessuno deve accettare. In questi anni ho aiutato molte donne ad uscire da questo tunnel ma anche alcuni uomini. Si perché anche loro possono essere delle vittime. C'è chi dice che non è vero, invece lo è. Ci sono donne che violentano i propri compagni, i propri mariti e non è giusto. Bisogna lottare anche per loro, l'orco non è solo sempre l'uomo nei confronti di una donna».
Oggi Anna è una donna realizzata. 14 anni fa ha conosciuto l'uomo che ha recentemente sposato. E' una mamma orgogliosa dei propri figli. E' una donna realizzata.
Anna ce l'ha fatta.

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